Capitolo 21.

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Capitolo 21.

Quel mattino ero assonnata, non avevo dormito tutta la notte, gli occhi di Dan avevano un'inquietante somiglianza con quelli del mio aggressore e il pensiero di quegli occhi pieni di forza, meschinità, violenza, rabbia e paura allo stesso tempo mi avevano fatto compagnia, mentre fissavo il soffitto della buia stanza, regalandomi una lunga notte insonne.

Il giorno prima non successe molto dopo che lasciai il giardino. Ordinammo una pizza per pranzo e passai tutto il pomeriggio a studiare mentre Harry si era rinchiuso in camera sua a fare solo Dio sa cosa. Io e Harry dopo la chiacchierata in giardino non parlammo più, se non quando mi chiese 'Che pizza vuoi?' e mi diede la buonanotte lasciandomi da sola sul quel divano in quella stanza buia immersa nei miei pensieri.

Mentre preparavo lo zaino vidi Harry arrivare che mi rivolse un 'buongiorno' assonnato e mise il caffè sul fornello prima di aprire il frigorifero e prendere uno yogurt da esso. Si sedette a tavola e iniziò a mangiare, poco dopo alzò lo sguardo su di me.

"Tu vuoi qualcosa?" chiese con la bocca piena. Feci una faccia schifata e feci di no con la testa tornando poi a guardare lo zaino.

"Fra cinque minuti partiamo" annunciò versandosi il caffè nella tazza e girandosi poi verso di me. Continuava a lanciarmi occhiate da sopra la tazza mentre beveva e io continuavo a distogliere lo sguardo per la pesantezza dell'aria in quel momento. Sì, la pesantezza. Quando c'è tensione fra delle persone è come se l'aria d'un tratto diventasse pesante e cercasse di spingerti verso il basso, come se ti mettesse le mani sulle spalle e facesse pressione in giù; ma se sei forte resisti e combatti questa pesantezza, se invece sei debole ti fai schiacciare e crolli.

"Non sei ancora vestito, come fai ad essere pronto in cinque minuti?" chiesi con un sopracciglio alzato.

"Cosa ci vuole a mettere dei pantaloni e una maglietta? Mica devo truccarmi o fare altre cose da ragazzine" disse imitando il mio gesto e dicendo l'ultima parola in modo dispregiativo.

"Ah pensavo di si, se vuoi ti presto il mio mascara" dissi congedandolo e andando a truccarmi.

Arrivammo a scuola e mio fratello mi salutò calorosamente mentre gli altri non si accorsero neanche della mia presenza, tranne Zayn che mi venne incontro e mi abbracciò. Rimasi sola con Zayn, mentre gli altri si allontanarono con un gruppo di ragazze, e appena suonò la campanella che segnava l'inizio delle lezioni andammo insieme nell'aula di arte sedendoci vicini.

"Sei brava a disegnare?" mi chiese guardandomi con i suoi dolci occhi incorniciati da folte ciglia scure.

"Non proprio" sbuffai una risata e lui mi sorrise mettendo la lingua fra i denti. Dio solo sa quanto può essere sexy quel ragazzo. "Tu?" chiesi poi ritornando seria, ma non del tutto.

"Me la cavicchio" disse con modestia e alzando entrambe le sopracciglia.

La professoressa Montgomery ci assegnò un compito da svolgere in classe. Ognuno doveva disegnare una cosa che lo attraeva, che trovava bella o significante in qualche modo, che lo rappresentava. Dopo un'ora quello che riuscii a fare fu una spiaggia con il mare e dei monti un po' sbilenchi sullo sfondo, ma ne ero abbastanza soddisfatta, era uscito meglio di altri disegni che avevo realizzato in passato. La soddisfazione sparì appena mi voltai verso Zayn e vidi il suo capolavoro. Ritraeva una ragazza mora con i capelli che svolazzavano e con gli occhi verdi che fumava e il fumo apprendeva la forma di un libro aperto, lo sfondo era a fantasie molto colorate e pieno di disegni aztechi. Sgranai gli occhi quando vidi quella meravigliosa realizzazione e guardai Zayn per qualche secondo sbalordita.

"Che c'è?" chiese scrollando le spalle.

"Me la cavicchio" imitai la sua voce alzando gli occhi al cielo. Lui rise e alzò nuovamente le spalle. "Chi rappresenta?" chiesi curiosa.

Only Fears In His Heart - HS [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora