Capitolo 28

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«ragazzina pensavi di portarmi via Nicholas? Illusa! Lui è mio e lo sarà sempre, torna da mamma e papà piccolina.»
Mi alzo di scatto in cerca di Lauren, ma mi rendo conto che era un sogno anzi un incubo. Quella vipera canta vittoria anche nei miei sogni. Rivolgo lo sguardo alla finestra e noto che fuori è buio, non so quanto ho dormito esattamente ma oserei dire parecchio. Mi alzo dal divano in cerca di qualcuno in questa casa, inizio ad aprire le porte, la prima è il bagno ed è vuoto, vado avanti alla prossima e trovo una camera matrimoniale vuota richiudo la porta ed apro l’ultima rimasta dove trovo Enrique crollato in un sonno profondo. Decido di non disturbarlo e ritorno in sala.
Una volta seduta sul divano prendo il telefono e lo accendo. L’ho spento dopo la visuale di quelle immagini perché sapevo che Nicholas mi avrebbe chiamata. Dopo aver avviato il dispositivo noto l’ora, sono le quattro del mattino, direi che ho dormito parecchio. Appena connesso alla rete iniziano le notifiche, le varie telefonate di Nicholas ed un unico messaggio. Sono sorpresa, mi sarei aspettata diversi messaggi invece no, uno solo. Apro e leggo: “ciao amore, leggendo la seconda parola probabilmente penserai che non sei più il mio amore ma per me non è così. So quello che hai visto e so che dirti non è come sembra suonerà banale. Però è così, non è come sembra. Non starò a spiegarti come sono stato ingannato, ma ti dirò che mi manchi come l’aria. Non so quando leggerai questo messaggio e se mai lo leggerai, non so dove sei e non so se farai ritorno da me. L’unica cosa che mi dà forza ad andare avanti è la tua lettera. Grazie! Ti aspetto sempre qui nella nostra sala da ballo, dovessero passare anche cent’anni sarò sempre qui! Tuo Nicholas.”

Una lacrima inizia a rigarmi il viso e ogni certezza si sgretola. Non so più se voglio partire. Non so cosa voglio. O meglio, vorrei essere con lui, ma il mio orgoglio non me lo permette.

«pensavo stessi dormendo» la voce di Enrique mi fa sussultare dallo spavento. Non mi ero accorta della sua presenza. «mi sono svegliata da poco, anche tu non dormi. Come mai?»
«mi sentivo in colpa per non averti svegliata quando sono rientrato è che mia madre mi ha fatto promettere di non disturbarti» non so se sia vero quello che sta dicendo, ma gli sono grata a lui e alla madre. Probabilmente se non fosse stato per loro avrei letto quel messaggio troppo tardi.

«grazie Enrique, grazie anche a tua madre»

«hai pianto! Tutto bene?» mi domanda preoccupato.

«niente di importante, solo nostalgia di casa» mi manca realmente la mia famiglia anche se questo mio stato pietoso non è dovuto a loro e so bene che Enrique è troppo intelligente per credere alla mia bugia.

«se mi dai dieci minuti mi preparo e ti accompagno all’aeroporto. A proposito dovresti avvisare la signora Stewart che vai via, sai sta preparando la serata per la presentazione del vostro progetto è per questo che mi ha chiamato ieri per darle una mano» dovrei avvisarla, forse, ma non lo farò.

«non devo avvisare nessuno Enrique e nemmeno tu a nome mio, mi raccomando non devi dire niente a nessuno. Non c’è fretta per l’aeroporto. Possiamo fare con calma.» ha uno sguardo sorpreso ma allo stesso tempo non proferisce parola in merito a questo discorso.

«va bene, vado a prepararmi.»
Una volta preparati, lasciamo l’appartamento per dirigerci all’aeroporto. Dopo mezz’ora siamo giunti a destinazione. Scendiamo dall’auto, Enrique scarica la mia valigia dal bagaglio.

«quindi sei decisa a partire?» mi domanda dubbioso.

«assolutamente si. Il mio posto non è qui. Grazie di tutto Enrique. Sei un vero amico, il mio amico Americano.» ci abbracciamo come amici di una vita intera. È stato veramente gentile con me, non potevo trovare amico migliore. A volte non basta una vita intera per trovare un amico vero e altre basta poco per trovarne uno per tutta la vita. Non conta il tempo passato insieme ma ciò che abbiamo vissuto, i momenti in cui lui c’è stato. Non solo nella gioia, quando con Nicholas andava tutto bene, ma anche nei momenti bui.

«e tu la mia amica Italiana, a presto Lola.»

Salutato Enrique, entro nell’aeroporto, do un’occhiata ai prossimi voli e trovo il primo disponibile tra un ora. È già una grande fortuna, se dovesse esserci anche un posto disponibile, oggi la buona sorte è dalla mia parte.

Dopo essere riuscita a fare il biglietto e imbarcare la valigia sono qui su questo aereo che sta per decollare. Con lo sguardo rivolto al finestrino, la visuale di questa città mi riporta in mente i momenti bellissimi vissuti qui. Nonostante tutto sono grata al mio destino per tutto questo e chissà cosa mi riserva il futuro, per ora chiudo gli occhi e cerco di ricordarmi le pupille di ghiaccio che mi mancano da morire e sussurro buon viaggio a me stessa.

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