Capitolo 3

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Jocelyn's pov

I giorni dopo il mio matrimonio con Cameron passa in fretta.

Alla fine abbiamo deciso di partire in luna di miele tra qualche mese, dato che Cam è tornato da poco dal tour e vuole riposarsi un po'. Io non voglio lasciare Avery così presto, per cui non mi sono opposta.

Sono quasi le tre del mattino, adesso, ed è da cinque giorni che sono sposata. Ancora mi fa strano dirlo.

Sono sposata.

Non so esattamente perché non riesco a dormire. Forse mi sto semplicemente godendo il silenzio della notte ed il respiro regolare di Cameron che dorme di fianco a me.

Sto per chiudere gli occhi e finalmente addormentarmi, quando suona un telefono.

Apro gli occhi di scatto e Cameron si sveglia. Lo so perché sussulta. Il cellulare che squilla è quello di Cam, lo riconosco dalla suoneria.

«Ma chi diavolo è a quest'ora.» Borbotta lui allungando il braccio per prenderlo. Non nasconde neanche la sua voce infastidita quando risponde. «Chi è?»

Non sento la conversazione, solo un brusio dall'altro lato del cellulare. Ma so che sono brutte notizie quando Cameron si alza di scatto e accende la lampada.

Ha un espressione sconvolta sul viso e la bocca completamente spalancata.
Negli occhi c'è il terrore più totale ed inizio ad avere un brutto presentimento.

Non ho mai visto Cameron in questo modo. Che cosa potrebbe star dicendo la persona dall'altro lato del telefono? E chi è?

Cam, anche se incondizionalmente, risponde ad una delle domande che mi frullano in testa. «Okay, grazie Brent. Ci vediamo tra un'ora lì.»

Appena chiude, scoppia a piangere ed io lo guardo confusa. La notizia che gli ha dato Brent non è brutta, ma di più.
Cameron non ha mai pianto così davanti a me.

«Cameron.» Cerco di usare il tono di voce più dolce che ho. «Che cos'è successo? E cosa ti ha detto Brent?»

Gli prendo una mano, guardandolo serio. Non prova neanche a smettere di piangere e quando parla lo fa con difficoltà. «Jack J., è stato trovato morto mezz'ora fa.»

«Che cosa?!» La mia voce è alta, quasi un urlo.

Cameron mi abbraccia, stringendomi forte a sé e senza smettere di piangere. I suoi singhiozzi mi arrivano ovattati, anche se incomincio a piangere anche io.

Jack J.
Il ragazzo sempre sorridente e pronto ad aiutare, non c'è più. Non lo rivedrò mai più. È stato trovato morto.
Come è possibile?, penso dentro di me. L'ho visto ieri ed era tutto apposto.

Non c'era nulla di strano in lui. E mille domande, mentre inizio a pensare a tutti i momenti passati con Jack, si presentano nella mia testa.
Quando è morto? Come è successo? Si è suicidato? Cause naturali o qualcuno l'ha ucciso? Siamo in pericolo anche noi?

Le parole non escono dalle mie labbra e vorrei dire qualcosa di confortante, ma non ce la faccio.
Cameron lo conosce dal primo anno di liceo, per lui deve essere mille volte peggio, eppure in questo momento non riesco a fare niente se non essere egoista.

Mi viene in mente ieri, a quando l'ho abbracciato e gli ho detto che lo avrei visto oggi. Al matrimonio, quando gli ho detto che gli voglio bene. Jack è una delle persone più sincere ed importanti della mia vita.
No, era. Jack era sincero. Era divertente. Era un bravo amico.

Mi sento come se tanti piccoli aghi mi stessero pungendo contemporaneamente. Li sento nelle ossa, nel sangue, nella pelle, nel cuore. Li sento ovunque, che punzecchiano forte, per farmi piangere e urlare e non capire niente.

Ti odio Cameron Dallas 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora