Capitolo 25

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Jocelyn's pov

La prima cosa che vedo appena apro gli occhi è una forte luce, che mi fa schiudere gli occhi.

Il cuore batte forte nel petto e la testa pulsa. Mi sento stordita e ci metto qualche secondo per ricordarmi cosa è successo.

Ho un dolore al petto forte e cerco di aprire di più gli occhi, anche se ci metto un po'.
Mi giro e cerco di alzarmi da dove sono, ma qualcosa mi stringe la caviglia quando mi metto in piedi.

Porto lo sguardo in giù, sui miei piedi, e mi accorgo che sono scalza e che la mia caviglia è incatenata.

La stanza dove sono è buia, con una piccola finestra dove passano alcuni raggi di sole, c'è un materasso dove ero stesa e una catena attaccata al muro. Quindi, in poche parole, sono incastrata al muro.

La gola è secca e mi gira forte la testa. Prendo il codino che ho sempre al polso e mi faccio una coda alta, cercando di ragionare su come posso andarmene da qui.

Ma come posso scappare, se sono incatenata e non ho la più pallida idea di che cosa ci sia oltre quella porta? Non so neanche se Mahogany e Liam sono ancora qui.

Riportando la mano vicino al fianco, mi accorgo che è rossa sangue. E dopo qualche secondo capisco che è il mio sangue e che proviene dalla mia nuca. Probabilmente quel bastardo mi ha ferito per farmi svenire.

La gola mi si secca. Non so dove mi trovo, non so perché mi trovo qui. Non so niente e la paura mi invade tutto d'un tratto.
Non vedrò mai più Cameron. Non vedrò crescere Avery, né Colin o Aileen. Non assisterò al matrimonio tra Maddy e Taylor. Non potrò abbracciare un'ultima volta Hayes e Nash. Lascerò tutte le persone che amo di più in balia a se stessi ed io, né loro, possono fare qualcosa per evitarlo.

Provo a camminare il più lontano possibile dal muro, irrigidendo la catena, e arrivo a un metro -o qualcosa di più- di distanza dalla porta. Allungo il braccio, ma non ci arrivo. E, anche se riuscissi ad aprirla, non riuscirei a liberarmi.

Riesco però ad arrivare vicino la finestra e, ignorando il giramento di testa, mi metto sulle punte per guardare fuori. C'è un giardino mal curato e una vecchia altalena che dà l'impressione di star per cadere da un momento all'altro.

Non vedo i grattacieli: siamo sicuramente fuori New York.

«Merda.» Sospiro, sentendo le lacrime arrivare. Forse dovrei essere forte, ma il panico prende la meglio e mi trovo a singhiozzare con la fronte appoggiata al vetro.

Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Non sentivo Liam da anni, dopo che si è presentato una volta a casa dei miei zii, qui, e Mahogany l'ho conosciuta un paio di settimane fa.

Le lacrime scendono e non si fermano e ogni secondo che passa mi ricorda che morirò qui. Non ho idea di che cosa mi succederà, ma la morte sembra la cosa più plausibile. Forse vogliono torturarmi? Farmi morire di fame? Non ne ho idea.

Porto le mani nelle tasche dei jeans per vedere se c'è qualcosa, ma non c'è nulla. Non c'è il telefono, né una forcina o qualcosa del genere.
Non ho speranze.

«Guarda un po' chi si è svegliata.» La porta si apre e quando mi giro trovo gli occhi di Mahogany puntati nei miei.

Fa un passo in avanti al che io mi attacco al muro. «Lasciami stare!» Sto gridando e, anche se non ce ne è bisogno, mi fa sentire un po' più sicura di me. «Non provare ad avvicinarti!»

«Jocelyn.» Lei sorride, ma è un sorriso maligno e cattivo, un sorriso che mi fa contorcere le budella. «Presto pregherai che sia io e non Liam. Desidererai la morte, fare la fine del tuo amico. Eppure non sarà così.»

«Che volete farmi? E sopratutto perché? Io non ti ho fatto nulla, Mahogany. Credevo potessimo essere amiche. Mi fidavo.» La voce mi trema sull'ultima frase, ma è vero.

Mai mi sarebbe venuto in mente che mi avesse potuto fare del male. Sono stata ingenua.

«Tu ti fidi un po' troppo.» Ad entrare nella stanza è Liam, che ha un sorriso beffardo.
Come ho fatto a starci insieme? È così malvagio.

Non credo di averlo mai visto così arrabbiato e cattivo, neanche quando ha picchiato Nash.
Ha gli occhi verdi che scintillano di rabbia e gli zigomi tesi.

Non dico niente e lui caccia dalla tasca della felpa un telefono.
No, non un telefono qualsiasi, noto dopo un po'. Ma il mio.

«Ho chiamato il tuo ragazzo.» Poi porta lo sguardo sulla mia mano, dove c'è la fede. «Ah no, aspetta. Che sbadato che sono. È tuo marito.»

Mi trema il labbro. O forse tremo tutta, difficile dirsi. «Non nominare Cameron.»

«Sarebbe andato tutto molto meglio se avessi scelto me.» Mentre lui avanza verso di me Mahogany si appoggia al muro difronte a me, guardando la scena. «Saremmo tutti più felici. Io e te, sposati, e magari Jack sarebbe ancora vivo.»

«Che cosa?» La voce ridotta in un sussurro e ho le lacrime agli occhi, di nuovo. Ignoro la bile che mi sale quando sento la frase "io e te, sposati".

Liam avanza di un altro passo e se allungassi la mano toccherei la sua. Non lo voglio così vicino, ma sono spiaccicata al muro e non posso fare niente.

«Il piano originale era quello di rapirti e basta.» Prende una ciocca di capelli che è sfuggita dalla coda e ci inizia a giocare. Mi trattengo dal non tirargli uno schiaffo, solo perché voglio sapere la verità. «Pensavo di fare qualcosa di epico, tipo il giorno del tuo matrimonio. Sai che spasso la faccia del tuo nuovo maritino, mentre si dispera?»

Resta un paio di secondi in silenzio, probabilmente pensando al vecchio piano. Il silenzio però è assillante e fa male. «Ma poi Jack J. mi ha visto, verso le due di notte. Mi ha intimato di starti lontano, perché tu eri felice con Cameron. Non ci è voluto molto per progettare la sua morte, e neanche come incastrare Cameron o come uccidere la vostra vicina.»

Sto piangendo. Me ne accorgo quando una lacrima arriva fino alle labbra e ne sento il sapore salato. Gli ha uccisi lui e in un certo senso è colpa mia.

«Tu stai male.» Riesco a dire. «Sei pazzo.»

Un altro passo. I nostri petti si toccano e mi viene voglia di vomitare. Voglio solo tornare da Cam.
«Così pazzo che se non fai ciò che voglio, farò male a te e a tutte le persone che ami. Tu obbedisci a me da adesso in poi, chiaro?»

Non riesco a dire di sì, così lui avvicina le labbra al mio orecchio. «Pensa al corpo inerme di tua figlia. Il sangue intorno al suo corpo, le labbra schiuse, un coltello infilzato tra le sue scapole.» Inizio a tremare tutta e a piangere.

Non pensarci, penso tra me, non pensarci. «Adesso farai ciò che ti dico di fare?»

Annuisco, forse troppo forte, perché mi gira la testa. «Sì, ma lasciala stare. Sia lei che gli altri.»

Liam mi accarezza una guancia. «Solo se farai la brava, mia Jocelyn.»

E prima che possa dire altro, lui e Mahogany escono, chiudendo a chiave la porta. Sento la serratura scattare e scivolo lentamente a terra, ancora piangendo e tremando.

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-sil 💗

Ti odio Cameron Dallas 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora