Capitolo 29

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Jocelyn's pov

Non riesco a dormire. L'unica cosa che riesco a fare è guardare il soffitto bianco e con delle crepe, che con l'oscurità della notte è nero.

Non c'è luce in questa stanza e l'unica cosa che fa luce sono i raggi della luna. Piccole strisce luminose che non so se mi tengono sveglia o mi fanno venire ancora più sonno.

Liam continua a non chiedermi di fare nulla, ma ogni volta che lo guardo so che farei tutto ciò che mi chiede. Non riesco a non pensare a come ha detto che avrebbe fatto male ad Avery, e l'immagine di lei uccisa si è stampata nella mente e non riesco a levarla.

Il silenzio è opprimente. Me ne accorgo ogni notte quando non riesco a dormire. Non c'è niente oltre i propri pensieri. Tu sei intrappolato nella tua testa e non c'è niente, o nessuno, che può liberarti.

Socchiudo gli occhi. Mahogany aveva ragione: ogni volta che la porta si apre spero che sia Liam, che mi dica qualcosa e che poi mi lasci stare. Sarebbe molto meglio sapere le cose rispetto a cercare di prevedere. O forse, semplicemente, dipende da che cosa.

Il silenzio viene spezzato da un urlo sordo, acuto. Un urlo di qualcuno che sta soffrendo da morire.

Mi alzo di scatto, nonostante non riesca a vedere nell'oscurità. Le mani mi iniziano a tremare. È un urlo da donna, e ci siamo solo io e Mahogany qui: Liam le ha fatto sicuramente qualcosa.

Il cuore inizia a battermi forte nella cassa toracica, cerco di non concentrarmi sul mio battito, sebbene senta le pulsazioni nelle orecchie e quando le urla finiscono mi alzo, cercando di sentire qualcosa.

Poi la porta si apre e Liam entra come una furia. Mahogany è dietro di lui, sento il suo respiro pesante. Sbatto un paio di volte le palpebre cercando di abituarmi alla luce, ma è questo il problema: di luce non c'è ne è proprio.

«Maniaco.» Singhiozza Mahogany in direzione di Liam. «Mi hai accoltellato al braccio.»

Ma Liam non la guarda, né le risponde. È abbastanza vicino perché veda che sta guardando me.

«Era voluto, cara cugina.» Risponde dopo un po', senza spostare gli occhi da me.

Mi si stringono le budella nello stomaco: come si fa ad accoltellare una persona? E sta uscendo tanto sangue? Odio non vedere.

«Io devo andare all'ospedale.» Piagnucola lei. «Sto perdendo tanto sangue.»

Solo in quel momento Liam si gira verso di lei, fulminandola con lo sguardo. «Mi pare ovvio che non ci andrai. Siamo già nei casini per colpa tua.»

«Che cos'è successo?» Mi scappa, attirando l'attenzione di entrambi. Non ho quasi spicciato parola durante questi giorni e, appena sento la mia voce, la prima cosa che penso è debole.

«Non sono affari tuoi.» Ringhia Liam, ma Mahogany non la pensa così, perché si appoggia al muro e si schiarisce la gola, poi parla. «Ho lasciato il cellulare acceso e la polizia mi ha rintracciato. Per questo stiamo per andarcene.»

Liam lancia un'altra occhiataccia a sua cugina. «Esci fuori, Mahogany.»

Lei apre la bocca per ribattere, o almeno così mi sembra, poi però esce e chiude la porta dietro di sé. Vorrei che non lo avesse fatto.

«Jocelyn, Jocelyn, Jocelyn.» Liam si avvicina di qualche passo, al che io mi attacco al muro. Ho ancora la gamba incatenata, quindi anche se riesco a dargli un pugno o un calcio poi non potrei fare granché.

La scelta più logica è aspettare.

«Mia cugina ha fatto un bel casino.» Prende una ciocca dei miei capelli e se l'arrotola intorno al dito. Non è la prima volta che lo fa, ma continua a darmi fastidio.

Così chiudo gli occhi per non commettere atti stupidi, anche se il suo fiato solletica lo stesso il mio viso e sento lo stesso la pressione delle sue mani sui miei capelli.

«Ma tranquilla.» Me lo immagino sorridere malignamente. «Non lasceremo che ci scoprano e che ti portino via.»

Deglutisco a fatica. Per qualche minuto ho sperato che la polizia riuscisse a trovarmi, ma adesso non ne sono tanto sicura.

Liam e Mahogany sanno che la polizia arriverà e chissà quest'ultima quando mi verrà a cercare. Immagino che noi prima dell'alba ce ne staremo già andando.

«Apri gli occhi, Jo.» Il mio soprannome sulle sue labbra suona male, così come il mio nome. Faccio cioè che dice, mentre lui si allunga per lasciarmi un bacio sulla testa.

Non riesco a spicciare una parola e mi sento male. Non posso fare niente per impedire ciò che sta accadendo. Già so cosa vuole Liam.

Mi dispiace così tanto Cameron, penso mentre lascio che Liam mi baci. Ma non posso fare niente. Non posso oppormi, perché mi farà del male o, peggio, farà male alla mia famiglia.

E non posso scappare, perché sono bloccata.
Devo solo arrendermi e ammettere che questa volta lui è più forte di me, che sta vincendo lui. Che ha già vinto.

Liam si toglie la maglietta, mentre io sento tutta la cena salirmi in gola. Sto per vomitare, e non per il suo fisico, come si dice ironicamente, sto per vomitare sul serio perché mi sento male. Sto per tradire Cameron.

«Per favore.» Lo supplico, con gli occhi gonfi di lacrime. «Per favore tutto, ma non questo.»

Liam mette le mani sul muro ai lati della mia testa, bloccandola. «Non sei nella posizione di scegliere.» Dice ad un palmo dalle mie labbra. «Sono sicuro che al tuo funerale Cameron non te ne farà una colpa.»

Trattengo un singhiozzo. Sono così spaventata ed il cuore mi batte così veloce che ho la sensazione mi stia per venire un infarto. Che poi, se muoio adesso, lo preferisco a quello che sta per venire.

«Che ho fatto di male?» Sfugge di nuovo. L'ho chiesto anche quando mi sono svegliata per la prima volta qui, dopo che mi avevano fatto svenire in casa mia.

«Non sei mia.» Sussurra, dandomi un bacio sulla mascella, scendono fino al collo. Chiudo gli occhi e penso a qualcosa di bello per non mettermi a piangere come una bambina che si è appena rotta una gamba. «Ma ancora per poco.»

E tutto quello che riesco a pensare è Cameron.
Perdonami Cam. Perdonami.

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Grazie ancora a chi ha votato. Lo apprezzo veramente molto e mi fa davvero piacere.
Inoltre tra -4 capitoli per l'epilogo!! Emozionati di sapere come andrà a finire?
-sil 💗

Ti odio Cameron Dallas 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora