«Ormai sono quasi due anni che siamo qua». Alzo gli occhi al cielo, appoggiandomi alla balaustra in riva al lago. «Però... è bello» dico voltandomi verso Erix che annuisce.

«Fate attenzione, voi due» riprende i bambini mentre Sayth cerca di coinvolgere Cyris nei suoi giochi.

«C'è qualcosa che ti preoccupa?» chiedo appoggiando una mano sul suo braccio. Non è da lui starsene così in silenzio.

«La capitale è quasi conclusa, le altre città ormai sono completate e i civili continuano ad arrivare. L'economia di Q'atis comincia a girare e ormai non dormiamo più sulla Starfall... però si sente che non è l'Atlantis, che non è la nostra terra. Cosa ci è rimasto?»

«L'orgoglio e la libertà. La nostra unica fortuna è che Sayth fosse piccola, non ricorderà molto. Possiamo solo insegnare alle generazioni future a non commettere gli stessi errori. L'importante è essere uniti, non credi?»

Sayth mi interrompe, aggrappandosi alla mia gamba.

«Cosa c'è, tesoro?» le chiedo abbassando lo sguardo.

«Vogliamo un gatto».

«Cosa?» chiede Erix. «Hai già un robot».

«Ma noi vogliamo un gatto. Cyd è mia».

Sospiriamo entrambi: ho paura che la cosa degeneri se non li accontentiamo.

«Dovresti viziarli meno».

«Io? Chi è quello che accontenta ogni loro richiesta in cucina?» rispondo mettendo le mani sui fianchi.

Erix scuote la testa, poi abbassa lo sguardo verso Sayth. «Ci penseremo, va bene?»

Lei sorride, sa di avere la vittoria in pugno: perché se non è per mano nostra, ci penserà Axel ad accontentarla, visto che lo fa già con Ysaac e non sono poche le volte in cui lo sentiamo litigare con Zavis dal piano di sotto. L'unica cosa peggiore di avere Aesta e Axel a bordo, è averli come vicini di casa e ritrovarseli autoinvitati a pranzo e cena quasi ogni giorno.

Cyris appoggia la testa sulla spalla di Erix quando lo solleva da terra mentre sbadiglia.

«Andiamo a casa?»

Annuisco, prendendo per mano Sayth. Non ci sono molte persone in giro a quest'ora, è piacevole avere un po' di calma di tanto in tanto. Aiuta a non pensare.

Sayth corre su per le scale appena può, la raggiungo poco dopo, chiavi in mano.

«No sonno!» strilla lei quando cerco di prenderla in braccio, scivolando dietro al divano.

«Non urlare, c'è gente che dorme!»

Lei sorride, sale su una poltrona e mi guarda mettendosi a testa in giù. Mi passo una mano sul volto: perché deve fare i capricci ogni volta che cerco di metterla a letto? Perché non può fare come Cyris che dopo due coccole si addormenta?

«Non lamentarti, avevi lo stesso comportamento nelle trattative: zero collaborazione» sorride Erix passandomi alle spalle.

«Vai a quel paese, cretino, che nemmeno tu aiutavi. Andiamo, tesoro. È tardi» le dico sibilando.

Lei sbadiglia. «No sonno» mi dice prima di correre via.

Sospiro: è una battaglia persa in partenza. E dire che tutti ci dicevano che eravamo fortunati ad avere una bambina, non hanno considerato la genetica... e forse i postumi di anni di caffè e tè. Erix la prende in braccio all'improvviso, mettendosela sulle spalle. «Cyris sta dormendo, ora tocca a te».

Sayth scuote la testa, continuando a strillare per interi minuti.

«Testarda come tua madre» lo sento dire mentre mi infilo sotto le coperte, Sayth sta ancora strillando, cederà prima o poi.

Ai confini del vuoto 3 - Missione Terra NovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora