L'idea che un'astronave – in guerra – non fosse un posto adatto a due bambini mi tormentava da un po' e ora ne ho la conferma: se nell'ultimo viaggio c'era solo Sayth che ogni tanto faceva sentire la sua presenza strillando, ora si è aggiunto anche Ysaac. Si sono spaventati entrambi con il salto a velocità luce, iniziando a piangere e per ora nessuno è riuscito a calmarli.

Erix si è seduto con la schiena appoggiata alla parete, tiene in mano un pupazzo, ma quei due non vogliono smettere di piangere e solo gli auricolari salvano buona parte dell'equipaggio.

Avremmo dovuto pensarci prima di inserire le coordinate di Puliv e partire seguiti dal resto della flotta.

Sayth mi afferra il bordo della giaccia all'improvviso; sospiro, prendendola in braccio e le asciugo le lacrime, cercando di tranquillizzarla, ma lei continua a strillare.

«Erix, sei un cretino».

«Ora che c'è? Che ho fatto?» mugugna lui alzandosi e avvicinandosi.

«Cosa non hai fatto, piuttosto. Ha fame» gli rispondo continuando ad accarezzarle la schiena. «Prendi i biscotti».

«Sono finiti e non ha voluto le razioni. Cosa le devo dare? Il caffè?»

Zavis lo colpisce sul collo. «Non dare un pretesto ad Axel, poi sarei costretto a dargli ragione con Ysaac» aggiunge guardando il bambino che cerca di salire in braccio ad Axel.

Erix sospira. «Vieni qui, tesoro».

«No!» si impunta Sayth.

«Tranquillo, non mi da noia. Puoi solo a controllare se gli stabilizzatori sono in funzione?»

Erix mi guarda come se gli avessi chiesto di ricostruire l'Atlantis. «Cosa sono?»

«Vado io!» urla Nayla prima che possa rispondergli e al che il gatto si sveglia, si allunga e la segue, strusciandosi alle sue gambe.

«Maledetto bastardo» sento borbottare Aesta, palesemente gelosa del micio. «Le cordinate sono inserite, se è tutto a posto, procediamo all'atterraggio».

Il pianeta è davanti a noi: è uno dei più piccoli della galassia, un tempo brulicava di vita, ma ora non c'è niente. È diventato inutile dopo la fine della guerra con l'alleanza, considerato troppo fuori mano per tenere in vita la base.

È circondato da un alone giallo, come se fosse abbracciato dalla luce della stella intorno a cui orbita.

Quando atterriamo, Puliv mi appare in condizioni peggiori di quel che pensassi: ora che sono anni che nessuno mette piede su questa base, è uno sfracello ovunque, le costruzioni sono in pessimo stato. Molte, infatti, sono crollate e non sembra che ci siano strumentazioni funzionanti: non abbiamo rilevato nessun segnale mentre ci avvicinavano. Rimetterle in funzione potrebbe costarci troppo tempo, dovremmo pensarci bene.

«Quindi ora che facciamo? Aspettiamo che gli Altri facciano esplodere Lemuria?» chiede Axel cercando di tenere fermo Ysaac sulle sue spalle che continua a sporgersi per far cadere a terra il cappello di Zavis.

«Abbiamo i progetti di Clovis da studiare e da organizzarci per bene nella flotta. Erix, tu rimani con i bambini... visto che non hai molto da fare».

«Almeno li tengo lontani dalle vostre idee di divertimento» borbotta prendendoli entrambi per mano. Cyd e il gatto lo seguono mentre si allontana in cerca di qualcosa da fare. Sospiro sollevata: per lo meno adesso possiamo stare tranquilli.

«Axel, tu convoca tutti i comandanti, dobbiamo discutere sul da farsi. Aesta, Nayla, voi organizzate una squadra con i tecnici della flotta, prendetene quanti ne riterrete opportuni per studiare nel minor tempo possibile quel progetto e fare rapporto il prima possibile. Ogni secondo ci può costare la vittoria».

Ai confini del vuoto 3 - Missione Terra NovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora