Rivedere Kase di persona non mi mancava affatto: più il suolo del pianeta si avvicina, più sento lo stomaco stringersi. La LWSS si posa tra le lapidi, in uno dei pochi spazi liberi e, come scendo, il freddo mi colpisce in faccia. Faccio un cenno al pilota di rimanere dov'è: Kase ha preteso che fossimo da soli.

Mi stringo nel cappotto, avanzando tra le tombe. Kase è a poca distanza, ma ogni passo che mi avvicina a lui sembra sempre più pesante. Stavolta sono certa che non sia a causa della gravità di Ealia.

Quando gli sono davanti, Kase si appoggia a una lapide – una delle tante: sono semplici colonnine di metallo con uno schermo che riporta le generalità, fazione e nave di appartenenza. Sembrano infinite da qui: tutte uguali, continuano ad estendersi fino all'orizzonte... furono troppi i morti di quella battaglia, ma ho paura che presto inizieranno a spuntare nuove lapidi, chissà quanti altri nomi della Starfall dovrò vedere comparire su questo campo.

«Cosa vuoi?» gli chiedo incrociando le braccia. Niente preamboli: non ce n'è bisogno. Niente saluti: è un verme.

Mi da la nausea il solo pensare che lui abbia allungato le mani su Sayth, che le possa – e voglia – fare ancora del male. Non posso permetterlo.

«Volevo solo vedere la faccia disperata di chi è destinato a perdere» mi risponde sorridendo. Mi mordo un labbro, fissandolo negli occhi: non voglio passare per debole, ma sotto sotto so che ha ragione. Basta alzare gli occhi verso la sua flotta per capire quanto sia grande – non sono stelle quelle che brillano sopra il cielo di Ealia.

«Ancora non abbiamo combattuto» gli rispondo stringendo i pugni.

«Come pensi di vincere? Siete tutti pronti a tradirvi non appena si presenta l'occasione».

«De Algy è morto, l'unica mela marcia è caduta dall'albero».

«Grave errore lasciarlo su Rama».

Lo guardo aggrottando la fronte: come fa a saperlo? Avevamo anche seppellito alla bene e meglio il cadavere. Si era ucciso, ma era morto. Morto.

«È dalla nostra parte adesso».

«Cosa... cosa vuoi dire?» gli chiedo lasciando cadere di scatto le braccia lungo il corpo.

«Vedi - sorride, ma è più un ghigno ciò che gli si è stampato in faccia - capiresti molte cose a ragionarci». Si avvicina, involontariamente faccio un passo indietro, ma Kase mi arriva davanti. Non ho via di fuga in mezzo a queste tombe, non posso far altro che cercare di sostenere il suo sguardo.

Mi tocca la fronte con un dito, ma subito scaccio la mano con un colpo secco. Non mi deve toccare.

«È solo questione di tempo prima che anche tu ti unisca a noi».

«Non succederà» gli rispondo. «È una cosa assolutamente fuori discussione. Sarete voi a scomparire, a tornarvene in quei contenitori che vi hanno dato la vita!»

«Lo credi davvero?»

«Sì». No. Non ho mai avuto così poca fiducia nelle mie parole.

Continua a ghignare, fissandomi dall'alto in basso mentre stringo i pugni e fisso il suolo polveroso. Solo ora mi è tornata in mente una domanda.

«Qual è stato il senso di averci dato i progetti dell'Operatio Mortis? Se non li conoscevamo, per voi sarebbe stato più semplice toglierci di mezzo».

«Volevo capire quali fossero i vostri punti deboli, fino che punto vi sareste spinti per la disperazione e ho avuto le mie risposte, anche se è costato rischiare di mettervi al corrente di quel che siamo... non credevo che non poteste essere in grado di decriptare un tale file».

Ai confini del vuoto 3 - Missione Terra NovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora