The Truth.

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<<Mamma, papà... sono gay.>> una semplice frase, con la quale si era giocato l'intera estate. Genitori entrambi cristiani all'ennesima potenza, cosa poteva aspettarsi?
E così era finito in macchina, con sua madre, diretto in un centro di conversione per gay in cui avrebbe passato i primi due mesi estivi.
<<Dicono che qui sono bravi, non ti troverai male tesoro.>> disse la madre cercando in qualche modo di rassicurarlo <<C'è stato il figlio di una donna che viene in chiesa. Adesso lui sta con una ragazza e tra due anni vogliono sposarsi. Non è una bella cosa?>> sorrise lei.
<<Sì, già...assolutamente...>> rispose Jack.

Avanti andiamo, quel ragazzo non può aver cambiato davvero orientamento sessuale. Magari si è solamente auto convinto della cosa. Continuava a pensare Jack.

<<Perfetto, firmi qui e qui.>> disse un ragazzo sulla 25ina di anni porgendo dei fogli alla signora.
<<Quando devo venire a prenderlo?>> chiese lei.
<<Tra un mese e mezzo, lo tratteremo benissimo.>> rispose il ragazzo sorridendo a Jack, che ricambiò forzatamente.
<<Ti voglio bene, tesoro.>> disse la madre abbracciando Jack. Quest'ultimo trattenne le lacrime, non perché stesse lasciando sua madre per un mese e mezzo, era già successo per i viaggi studio. Più che altro perché era sua madre, e non lo aveva accettato per com'era. Si salutarono, mentre il ragazzo fece dirigere Jack in una stanza bianca, dove c'era una signora piuttosto robusta seduta al computer.
<<I tuoi oggetti personali, ragazzo.>> disse lui.
<<Cosa? Ho solo un quaderno, il cellulare, le cuffie e poi i vestiti.>> rispose Jack.
<<Perfetto, consegna tutto tranne i vestiti.>>
<<Ma cosa- va bene okay...>> disse riponendo le cose in una bacinella di plastica.
<<Cosa c'è in questo quaderno? Ah e comunque piacere, Oliver.>> domandò il ragazzo approfittandosi del momento per presentarsi.
<<Piacere, Jack. Scrivo storie, lì ci tengo un paio di bozze.>> rispose.
<<Che tipo di storie?>>
<<Romanzi, racconti horror e molto altro. Mi piacciono tanti generi.>>
<<Okay, allora percorri questo corridoio e fermati nella stanza "216", troverai lì il tuo compagno di stanza almeno che non sia fuori.>>
Jack annuì, dirigendosi verso quella che sarebbe stata la sua stanza. Dopo un po' di tempo e avendo percorso il corridoio due volte accorgendosi poi stesse andando dalla parte opposta, trovò la sua camera. Bussò, nessuno rispose. Riprovò ma nulla. Prese la chiave che gli era stata data e aprì. Trovò un ragazzo sdraiato sul letto girato verso il muro, il letto era solo uno, matrimoniale. Avrebbe dovuto dormire con un tizio che nemmeno conosceva.
<<Disturbo?>> domandò Jack, ma il ragazzo non rispose. Le risposte erano tre: o non aveva voglia di parlare, o stava dormendo talmente profondamente che non avrebbe sentito nemmeno i fuochi d'artificio se fossero stati sparati nella stessa stanza, oppure era morto. Questo pensava Jack. Quest'ultimo si chiuse la porta alle spalle, poggiando la valigia con i vestiti accanto al letto. Il ragazzo sdraiato sul letto si alzò dirigendosi verso Jack. Era alto, aveva i capelli ricci e corvini, e delle lentiggini che potevano essere viste anche a metri di distanza talmente tante erano.
<<Sei il mio compagno di stanza?>> chiese questo.
<<Oh, ehm sì. Piacere, sono Jack Grazer.>> si presentò Jack.
<<Finn Wolfhard. Piacere, suppongo.>> disse Finn.
<<Dovrò dormire su questo letto con te?>> chiese Jack innocentemente.
<<Non ti mangio mica. Va bene che sono qui per il tuo stesso motivo, o almeno credo. Però non sono qui perché mangio i ragazzi.>> disse Finn sarcasticamente e ridacchiando.
<<No figurati, chiedevo solamente.>> si scusò Jack.
<<Mi piaci, sembri simpatico.>> disse Finn osservandolo.
<<Ehm...grazie?>>
Jack si sdraiò sul letto, notando che Finn stesse facendo lo stesso. Entrambi avevano lo sguardo rivolto al soffitto bianco panna.
<<Ti trattano bene qui?>> chiese Jack.
<<Fino a quando non gli stai sul cazzo e li segui a bacchetta andrà tutto bene.>> disse Finn, facendo rimanere Jack un po' sorpreso.
<<Da quanto sei qui?>>
<<Curioso Jack eh? Da metà anno, non sono ancora riusciti a "covertirmi">> disse Finn virgolettando con le dita l'ultima parola. Jack ridacchiò.
<<Devo andare a sbrigare una cosa con il capo, tornerò tra non molto.>> disse Finn.
<<Alle 10 di sera?>>
<<Poche domande, ricciolino. Ci vediamo dopo.>> rispose Finn.
Finn si diresse verso la stanza delle punizioni, per l'ennesima volta. Era un appuntamento fisso ogni lunedì, mercoledì e venerdì. Per questa settimana aveva finito.
<<Sono qui, capo.>> disse Finn entrando. La stanza era illuminata da alcuni lampadari piuttosto costosi, era non troppo grande ma abbastanza per quel per la quale veniva utilizzata.
<<Pronto?>> chiese l'uomo presente in stanza, il capo Abram, di cui tutti ignoravano il nome. Sapevano solo il cognome. Finn annuì, mettendo le braccia dietro la schiena. Il corvino si poggiò con la pancia su una sedia, e per la sua altezza le ginocchia toccavano pienamente il pavimento.
Il primo colpo di cinghia sulla schiena, il secondo, il terzo, il quarto, il quinto e infine il sesto. Gli occhi di Finn diventarono rossi e lucidi, si sforzavano di non piangere. Lui invece cercava di non gemere dal dolore, non era la prima volta che succedeva, tutt'altro, era un'abitudine. Ma faceva comunque male. Anche perché spesso venivano urtate ferite fatte in precedenza.
<<Siediti qui e prega, ragazzo. Tornerò tra 10 minuti di orologio.>>
Finn aspettò che il signor Abram uscisse dalla stanza, facendo poi finta di pregare. Con la mano raggiunse la scapola dove percepiva dolore e cercò di toccarla, ma il minimo contatto gli provocava bruciore. Rimase lì seduto, gli scesero un paio di lacrime dal dolore ma nulla di intrattenibile. Sapeva di essere in quella stanza per una buona causa: aveva semplicemente detto più e più volte che non sarebbero riusciti a convertirlo, poiché non si poteva. Non era quel tipo di persona che restava in silenzio pur di non avere punizioni, tutt'altro. Parlava a favore della verità, di quel che era. Dopo un po' di minuti tornò il capo.
<<Torna in stanza. Lunedì salteremo la punizione, ho un impegno e non sarò presente in struttura.>> spiegò Abram. Finn annuì uscendo dalla stanza e tornando nella sua. Una volta arrivato aprì la porta, trovando il suo nuovo compagno già dormiente sul letto. Si cambiò, con difficoltà nel levare e mettere la maglia ma alla fine riuscì. Si sdraiò sul letto, guardando il suo compagno. Era carino, a Finn piaceva. Gli stava simpatico.

𝙲𝚘𝚗𝚟𝚎𝚛𝚜𝚒𝚘𝚗 𝙲𝚎𝚗𝚝𝚎𝚛 |𝓕𝓪𝓬𝓴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora