Why Did You Leave Me?

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Il giorno della partenza di Finn

Il corvino prese il borsone con tutta la sua roba, nonché vestiti. Passò dalla segreteria, prendendo gli oggetti personali.
<<Sicuro stia venendo tua madre a prenderti e che non sia una scusa per scappare?>> chiese Oliver
<<Me l'hai chiesto 4 volte! La vedrai di persona e le farò firmare quello stupido foglio per mandarmi a casa!>> rispose Finn infastidito da quella domanda che gli era stata fatta più e più volte durante la mattinata. Per il resto, aveva lasciato Jack sul letto dormiente, posando la lettera sul comodino anche se molto probabilmente sarebbe svolazzata in qualche angolo della stanza per il soffio di vento caldo che passava tra lo spazio delle piastrelle della persiana. Finn attese la madre in sala d'aspetto, senza nemmeno accendere il cellulare. Un paio di minuti dopo si presentò una donna con occhiali da vista, capelli a caschetto e un sorriso sul volto. Finn si alzò di scatto, riuscendo a sussurrare un debole "mamma" prima di correre ad abbracciarla.
<<Tesoro mio, come stai?>> chiese Mary prendendogli il viso tra le mani.
<<Bene mamma, adesso firma quel foglio messo lì sul bancone e andiamo a casa.>> la pregò Finn. La donna eseguì, strinse amaramente la mano ad Oliver, firmando il foglio e portò poi Finn in macchina.
<<Ti abbiamo lasciato lì per sei lunghi mesi, mi sento così in colpa.>> ammise la madre accarenzandogli per un momento la testa, mentre con l'altra teneva il volante.
<<Mettiamo in chiaro una cosa, sei mio figlio. Puoi essere gay, bisessuale o che altro. Non mi interessa, ti accetto per quel che sei e mi interessa solo che tu trova una persona che tenga davvero a te.>> disse Mary. Finn pensò subito a Jack, a come lo avesse lasciato senza dire nulla. Ma subito dopo guardò la madre, scacciando il pensiero.
<<Grazie.>> sorrise Finn.

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Jack si rigirò un paio di volte nel letto, cercando Finn sbattendo piano la mano sul materasso. Era vuoto, magari era solo andato in bagno. Si alzò stiracchiandosi, si avvicinò al bagno bussando.
<<Finn? Sei lì dentro?>> chiese Jack battendo un'altra volta le nocche sulla porta. Decise di aprire la porta, se Finn era dentro sarebbe stata chiusa a chiave. Aprì, non trovando nessuno. La stanza era piccola, se il corvino fosse lì dentro sarebbe stato ben visibile. Jack stava cominciando a preoccuparsi, ma cercava per adesso di cullarsi sul pensiero che magari Finn fosse solo in giro per la struttura, nonostante fossero le 7 del mattino. Si vestì velocemente, uscendo dalla stanza e recandosi in segreteria da Oliver.
<<Hey Oliver.>> disse Jack entrando senza nemmeno bussare.
<<Ma che sorpresa, dimmi tutto ragazzo.>>
<<Hai visto Finn? Sai non l'ho trovato in stanza. Non che mi interessi è solo per non fargli perdere le lezioni, non che mi importi così tanto se le perda ma insomma, sai dove si trova?>> chiese Jack.
<<Oh non lo sai?>> domandò Oliver con aria quasi divertita.
<<Che dovrei sapere?>>
<<Finn è andato via stamattina, sua madre è venuta a prenderlo.>> lo informò il ragazzo più grande.
<<È stata una cosa improvvisa no? Cioè tornerà giusto?>> chiese Jack sentendo il cuore in gola.
<<Non credo, in ogni caso ti converrebbe andare in camera a preparare le cose per la lezione di più tardi, o magari trovare qualcosa da fare fino alla lezione adesso che sei da solo.>>
<<Già, grazie per l'informazione.>> disse Jack acido dirigendosi velocemente in stanza. Si chiuse la porta alle spalle, sedendosi sul bordo del letto con gli occhi lucidi. Era impossibile, Finn non potrebbe mai lasciare l'edificio senza avvisarlo, soprattutto dopo quel che avevano fatto due giorni prima. Guardò a terra, notando una busta di carta da lettere sotto il comodino, visibile solo per una piccola parte rimasta fuori. La prese, aprendola e leggendola:

Hey Jack, ho passato una settimana e mezzo con te, la migliore. Siamo stati assieme, ti ho mostrato i miei difetti, il mio comportamento. Sei diventato così tanto in così poco tempo. Avrei voluto passare più tempo con te, ma sono dovuto andare. Mia madre è venuta a prendermi, e lo sapevo da più di quattro giorni che sarei dovuto uscire dal centro. Ma non te l'ho detto, e lo rimpiango. Mentre scrivo questa lettera in realtà sono ancora in tempo per dirtelo. Ma ci staresti peggio. Mi dispiace, è durato così poco. Non sono sicuro ci lasceremo per sempre, ma non sono nemmeno sicuro di vederti lì fuori. Avrei preferito rimanere in centro con te magari, ma sarebbe stata una cosa che avrebbe avuto "pro e contro" come in tutto. In realtà non ti ho mai raccontato il vero motivo del perché ho ricevuto tante di quelle punizioni lì dentro. Quando sono arrivato in struttura mi hanno portato di forza due uomini alti mentre mi dimenavo piangendo, non volevo entrare. Non era giusto, non volevo cambiare. Ero così e mi andava bene. Colpa di quel bastardo di mio padre, mi ha voluto lui lì dentro. Già il fatto che non volessi entrare per loro era tutto un fatto di "avere il diavolo dentro". Che cazzata è mai questa? Mi han fin da subito messo sopra il naso. Ho provato a rubare il mio cellulare e chiedere aiuto a qualcuno, ho provato a scappare, ho provato a ribellarmi in un certo senso. Le punizioni in fondo me le sono meritate no? Mi dispiace così tanto, Jack. Ci vedremo fuori da quell'inferno di struttura se avremo fortuna. Ti amo, ricordalo. Mi hai insegnato che alla fine sono così come sono, sono nato così. E se a volte ho avuto rimorsi su questo, quando ero con te non ne avevo nemmeno uno.

Una lacrima gocciolò sul foglio, bagnandolo. Era successo, Finn l'aveva abbandonato. Quel che faceva più male era il fatto che non gli era passato di mente di avvisarlo, avrebbe potuto prepararsi. Avrebbe potuto salutarlo come si deve. Avrebbe potuto evitare come si sentisse adesso. Sarebbe comunque stato male, ma non avrebbe avuto addosso questa sensazione di delusione. Se Finn non fosse andato così facilmente non si sarebbe sentito come se gli stesse crollando il mondo addosso. Come se gli mancasse un pezzo di lui.

𝙲𝚘𝚗𝚟𝚎𝚛𝚜𝚒𝚘𝚗 𝙲𝚎𝚗𝚝𝚎𝚛 |𝓕𝓪𝓬𝓴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora