Capitolo 8 - Lacrime sincere

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Lo trascinò su per le scale le quali portavano sul tetto dove sapeva che un po' di privacy sarebbe stata garantita. Quando la porta si richiuse alle loro spalle, lasciò la mano di Chan come se fosse un oggetto contaminato. La sua azione lo infastidì leggermente, era abituato ad essere trattato in modo così freddo, ma non quando si trattava di lei. Odiava ammetterlo, ma gli piaceva il modo in cui lo trattava da essere umano. Era passato così tanto tempo da quando qualcun altro lo faceva.

- Volevi parlare, allora parla! - Schioccò mentre incrociò le braccia sul petto. La coppia rimase in un silenzio imbarazzante, nel mentre i secondi passavano. Sapeva cosa voleva dire, ma trovare le parole giuste si stava dimostrando difficile.

- Che cazzo è appena successo? - Iniziò. Il suo cuore stava ancora scappando dal calvario e si sentiva molto confusa e in conflitto. Chan roteò gli occhi, trovando la sua domanda irritante.
- Non farti strane idee. Non sto cercando di essere il tuo eroe o altro. - Schernì.
- Bene! - Replicò lei, non apprezzando il commento snervante di Chan.
- Perfetto! - Rispose lui di rimando.

- Fantastico! - Rigettò lei.

- È stato molto divertente ma se questo è tutto allora me ne vado. - Chan si voltò e spalancò la porta, ma lei afferrò il maglione della sua divisa, tirandolo indietro.

- Le voci sono davvero vere? - Mormorò, quasi spaventata nel sentire la verità. Chan si voltò verso di lei, la quale non si aspettava che i suoi occhi incontrassero quelli pieni di lacrime di lui. Una lacrima gli scese lungo la guancia mentre rifletteva sulla sua domanda. Aveva paura di confessarle tutta la verità. Chan, nonostante non si fosse mai mostrato attraverso le sue azioni, era davvero contento che fosse diversa dagli altri, ma aveva sempre saputo che, una volta che la verità sarebbe venuta fuori, sarebbe presto cambiata.

- Hey, uh... non piangere. - Tentò di confortarlo ma si sentì non a suo agio ed imbarazzata. Ridacchiò al suo terribile tentativo di consolarlo, cosa che li fece sorridere entrambi. Aveva sempre amato la risata di Chan, forse perché le sembrava che la sua vita mancasse di quei momenti di riso.

Chan guardò in basso ai propri piedi mentre lei lo osservava attentamente. Spesso si chiedeva cosa stesse succedendo nella sua mente, ma erano in momenti come quelli che Chan sembrava così vulnerabile, e quindi era felice di non saperlo.

Chan stava avendo una battaglia interna con sé stesso. Sapeva che sarebbe arrivato un giorno in cui lei avrebbe scoperto l'entità del danno causato da lui, ed una parte di lui lo voleva, dopotutto la trovava fastidiosa. Chan si sentiva come se meritasse di essere odiato e, a volte, i persistenti tentativi di parlare con lui lo facevano sentire peggio, ma anche lui non era certo se fosse pronto a perdere completamente tutti. Per Chan, lei era il suo "tutti". Era l'unica persona che gli era rimasta.

Prese un respiro profondo prima di lasciarlo uscire e afferrare la sua piccola mano. Abbassò lo sguardo sull'improvviso contatto, ma non lo interrogò e si lasciò trascinare verso la panchina. - Siediti! - Le comandò prima di lasciarla. Fece come chiese e si sedette a gambe incrociate sulla panchina, alzando lo sguardo su di lui mentre torreggiava sulla sua figura. Guardò in lontananza per un momento mentre raccoglieva i suoi pensieri, spaventato a morte per ammettere i suoi errori ad alta voce.

Chan si leccò le labbra disidratate prima che il suo sguardo gelido incontrasse quello caloroso di lei. Immaginò che dirle la verità era l'unico modo per allontanarla prima che si abituasse troppo alla sua gentilezza. - Le voci sono vere... in una certa misura. I-io non so esattamente cosa ti è stato detto ma sono sicuro che non sono lontani dalla verità. - Cominciò. Chan si spostò lentamente verso la panchina, una sensazione di ansia si alzò in lui mentre sedeva accanto alla ragazza, in attesa di una risposta.

- 31 Dicembre. - Borbottò mentre si agitava con le dita. Lei lo guardò confusa.
- 31 Dicembre? - Ripeté e lui annuì.
- Ho ucciso Inho il 31 Dicembre.

- Oh. - Sussurrò. Guardò un Chan che piangeva ora. Voleva confortarlo, ma tutto in lei le stava urlando di non farlo.
- C'è stata una f-festa, ho visto l-lui e B-Bora litigare sul b-balcone. - Balbettò. Gettò la testa tra le mani mentre singhiozzi violenti prendevano possesso del suo corpo. Guardava sorpresa il ragazzo, solitamente privo di sensi. In quel momento lei capì che quell'aspetto freddo di Chan era esattamente quello, un aspetto puramente esteriore. Non era per nulla quello che faceva vedere e ciò creava un dolore familiare nel suo cuore. Si rese conto di essere più simile a Chan di quanto non avesse inizialmente pensato, cosa che la faceva sentire più legata a lui.

- L'ho- l'ho solo spinto e-e p-poi l'ho visto c-cadere. - Urlò Chan tra i suoi singhiozzi. Lei non riusciva a connettere la mente con ciò che stava ascoltando. Aveva sempre saputo che c'era la possibilità che le voci fossero vere ma Chan le confermò, rimase delusa. Sperava disperatamente che fosse stato tutto un fraintendimento o che Chan si fosse incolpato per un incidente che in realtà non aveva commesso ma era lì, a confessare il suo crimine.

- Sono una persona schifosa. - Si lamentò tra le sue mani. Si avvicinò a Chan e gli accarezzò la schiena, facendo del suo meglio per offrire qualche forma di conforto. Decise che restare in silenzio era probabilmente meglio che dirgli cazzate del tipo "andrà tutto bene", sapendo che non sarebbe stato vero.

- Sembrava così spaventato. Urlava. Urlava cazzo. - Chan sollevò la testa dalle sue mani e si voltò verso di lei.
- Ho ucciso il mio migliore amico per cosa?! Per una maledetta ragazza che non mi avrebbe nemmeno mai amato! - Urlò prima di tirarsi i capelli.

La sua bocca si spalancò per la nuova informazione. Chan aveva ucciso qualcuno per una ragazza che non era mai stata nominata prima.

- Ci sono così tante cose di Inho che io non ho mai capito. Era... era come un estraneo per me alla fine. Ci sono così tante cose che vorrei chiedergli. Avrei dovuto ascoltarlo quando venne da me. Non avrei dovuto allontanarlo. - Disse tristemente mentre fissava l'orizzonte. Alcune cose nell'intera storia sfuggivano a Chan, ma tutto accadde così velocemente che non riusciva a ricordare cosa fosse realmente successo e quello era solo uno scenario immaginario che si creò.
- Non so davvero cosa dire. - Commentò dopo un momento di silenzio tra i due. C'erano così tanti buchi narrativi nella sua storia, ma non voleva spingerlo troppo oltre.

- Non devi dire nulla. Niente di ciò che dirai sarà importante comunque. - Rispose Chan.
- Lo so. - Sospirò, sentendosi leggermente sconfitta. Poteva dire che Chan stesse cominciando ad allontanarsi di nuovo da lei.

La campanella suonò e saltò giù dalla panchina. - Grazie per aver condiviso la tua storia con me. - Sorrise, ma lui poté dire che fu forzato. La osservò mentre correva verso la porta e svanì nel giro di pochi secondi. Un triste sorriso gli strattonò gli angoli della bocca mentre rimase da solo nell'ultimo posto in cui lui e Inho parlarono con nient'altro se non con i suoi ricordi e pensieri, proprio come aveva sospettato, lei non voleva più stare con lui e si sentì in pace con ciò.

Chan emise un sospiro, sapendo che quella era davvero la fine della gentilezza di lei nei suoi confronti. Non era sicuro di come si sentisse, ma sapeva che sarebbe stato meglio così per entrambi, avrebbe affrontato solo momenti difficili con lui e sapeva che non si meritava una persona così carina come lei. Dopotutto, Chan era un assassino. Condannato o meno, era ciò che era.

Faded // Bang Chan (ITA) ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora