Capitolo 3 - Per colpa sua

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- Stai pensando di nuovo a Chan, vero? - Bora la prese in giro per telefono. Lei arrossì e scosse violentemente la testa.
- No! Niente affatto! - Rispose categoricamente.
- Sicuro, davvero convincente! - Sbottò Bora roteando gli occhi, non credendo alla sua amica.
- Voglio dire, per tutto il giorno mi è sembrato che lo stessi cercando, ci si abitua. Raramente si presenta a scuola, probabilmente è troppo occupato a causare problemi. - Sbuffò in segno di disapprovazione.

Non potè fare a meno di trovare il commento della sua amica leggermente irritante. Da quello che vide, Bora e Chan erano praticamente estranei l'uno all'altra eppure in quel momento si comportava come se si fosse già fatta un'idea su di lui.
- Ehi, posso sentirti imprecare contro di me attraverso il telefono! - Esclamò Bora.
- Scusa. - Si scusò mentre apriva la porta della sua camera e scendeva le scale. Bora rise per allentare la tensione la quale sapeva che era stata colpa sua. Non aveva intenzione di infastidirla, voleva semplicemente renderla consapevole di come lui fosse.

Le due si separarono con un semplice ciao quando [T/N] disse che aveva fame e stava per pranzare. Prima chiuse a chiave la porta, sapendo che suo padre smemorato si era dimenticato di chiuderla dopo essere andato al lavoro, successivamente andò in cucina a preparare un po' di pasta mentre lavorava sui compiti di matematica.
Non aveva compreso appieno ciò che aveva spiegato il suo insegnante di matematica, ma un ragazzo di nome Jungsoo le aveva dato il suo numero nel caso avesse bisogno di un "professionista in matematica" per aiutarla. Non aveva la minima intenzione di scrivergli essendogli sembrato piuttosto arrogante quindi si limitò a sorridere gentilmente e ringraziare.

Sfogliò le follow requests più recenti su Instagram, quasi tutte dalla sua nuova scuola. Pensò fosse meglio accettarle tutte per non causare problemi con i suoi nuovi compagni di classe. Sfogliò la sua cronologia, mettendo Like a tutte le foto che i suoi compagni di classe avevano recentemente pubblicato mentre aspettava che la sua pasta bollisse. Fino a quando una certa foto non attirò la sua attenzione. Era stata pubblicata da un ragazzo che non conosceva, ma notò un volto familiare nella foto. Era Chan circondato da un gruppo di ragazzi e alcune ragazze in quella che sembrava una festa. Studiò i volti nella foto, ma Chan era l'unico che riconobbe.

- Quindi ha degli amici! - Mormorò a se stessa. Non poté fare a meno di giudicare il loro aspetto strafottente. Nessuno di quei ragazzi le sembrava particolarmente amichevole, ma d'altronde chi era lei per giudicare. Sospirò e bloccò il telefono mentre abbassava il fuoco per far sobbollire la pasta mentre il suo telefono emise un beep. Era un DM di Instagram da qualcuno con l'utente Choi_KD. Non aveva idea di chi fosse ma quando cliccò sul suo profilo, notò che era uno dei ragazzi presenti nella foto con Chan.

- Conosci Chan, giusto? - Lesse ad alta voce, la confusione le riempiva i sensi.
- Non proprio, so di lui comunque. - Rispose solo per essere lasciata in pace. Decise non pensarci e versò la pasta in un piatto prima di sedersi per riprovare a fare i compiti.

- Non proprio, so di lui comunque. - Kangdae lesse ad alta voce al gruppo. Chan tenne gli occhi incollati a terra, pregando che il gruppo abbandonasse l'argomento e lo lasciasse tornare a casa. Aveva sette chiamate perse dai suoi genitori, ma era troppo spaventato per richiamare e spiegare loro perché non tornava mai a casa dopo la scuola o la notte scorsa. La verità era che Chan non sapeva cosa dire ai suoi genitori. La verità li avrebbe feriti e una bugia sarebbe venuta fuori più tardi. Il karma aveva sempre un modo divertente per mettersi in contatto con Chan.

- Quindi la conosci? - Si meravigliò Sungjin alzando un sopracciglio, chiaramente interessato al tema "[T/N]".

- Anche se fosse? Che t'importa!? - Urlò Chan, alzandosi in piedi e osservando il gruppo di ragazzi che sorridevano tutti al suo sfogo.
- Aw, ragazzi il nostro piccolo Channie sta diventando protettivo per una ragazza. - Scherzò Kangdae, guadagnandosi una risata che fece eco in tutta la stanza spoglia. Chan si irrigidì. Perché si stava infastidendo per questo? Non era nemmeno qualcuno a cui teneva.

- Cosa ti fa pensare che io sia addirittura legato a lei? La conosco a malapena! - Chan alzò la voce, non riuscendo a contenere la sua irritazione. Dongwoo, il più silenzioso del gruppo, emise una piccola risata facendo sì che l'attenzione di Chan cadesse su di lui.
- Abbiamo le nostre risorse. - Dichiarò con noncuranza mentre estraeva della sporcizia da sotto le unghie.
- Beh, fa' quello che vuoi con lei, non me ne potrebbe importare di meno, ma non ti azzardare mai più a chiederle di me un'altra volta! Chiaro? - Minacciò prima di uscire dalla piccola stanza del seminterrato per poi sbattere la porta.

Chan era stanco. Il suo corpo era dolorante per le attività della notte precedente, come ballare con estranei e correre freneticamente dalla polizia dato che da una piccola festa si passò a un crimine su larga scala. L'intera nottata fu confusa e sfocata, ma non poteva ignorare quel brivido familiare che gli era sfuggito sentendosi spingere da folle di persone per trovare un posto dove nascondersi dalle autorità. In qualche modo, durante la mattina presto, era riuscito a cadere nella custodia della sua cosiddetta "gang". Voleva solo andare a casa, cadere nel letto per poi essere sgridato dai suoi genitori preoccupati.

Trascinò i suoi piedi stanchi in centro città verso la fermata dell'autobus più vicina, preparandosi mentalmente per i rimproveri che avrebbe ottenuto per esser tornato a casa il sabato pomeriggio dopo aver speso il venerdì in giro. Una volta seduto sull'autobus si mise le cuffiette e bloccò il mondo ascoltando le canzoni di Day6. Non riusciva a credere al problema in cui si era cacciato di nuovo. Quei ragazzi erano l'inizio della fine per Chan, proprio come lo erano stati due anni fa.

Una volta arrivato fuori dalla porta, sospirò prima di contare fino a tre e aprire. - Mamma? Papà? Posso spiega... - Iniziò, ma fu interrotto dai suoi genitori che lo travolsero in un abbraccio. Dire che era stupito era un eufemismo. Si aspettava urla, lacrime, forse qualche insulto qua e là, diamine si era aspettato persino uno schiaffo o due, ma quello... quello era spaventoso.

- Non farlo mai più, Chan! - Lo pregò sua madre mentre scoppiava in lacrime.
- Eravamo così preoccupati che tu... pensavamo... noi... - Iniziò suo padre prima di fermarsi e lasciar andare un sospiro.
- Sto bene, accetterò qualsiasi punizione voi abbiate in mente. - Rispose Chan. I suoi genitori rilasciarono la presa sul figlio e lo squadrarono.
- Dov'eri? - Lo interrogò suo padre.
- A una festa. - Ammise Chan facendo sì che entrambi i genitori si guardarono l'un l'altro con tristezza. Sapeva esattamente cosa stavano pensando. Non di nuovo. Non possiamo quasi perderlo di nuovo. La storia non può ripetersi.

- Prima che me lo chiediate: sì, ero con loro. No, non mi sono ubriacato. No, non sono stato arrestato né tantomeno ero drogato, sono perfettamente sano con nessun graffio sul mio corpo questa volta. - Spiegò mentre volteggiava le braccia di fronte a loro in modo che potessero controllare da soli.
Entrambi si scambiarono sguardi incerti con il figlio prima che sua madre annuì asciugandosi le lacrime.
- Ero così spaventata, Chan. Non posso perderti! - Disse così piano che sembrò quasi un sussurro, Chan abbassò la testa per la vergogna, odiava sconvolgere sua madre, sapeva che il passato faceva ancora parte della sua vita oggi, proprio come lo era per lui.

Avvolse il figlio in un abbraccio amorevole mentre gli accarezzava i capelli.
- Mi dispiace. Ti voglio bene, mamma. - La sua voce si incrinò mentre le lacrime gli sgorgavano dagli occhi. Non poteva prometterle che non avrebbe preso decisioni sbagliate da quel momento in poi, ma di sicuro non sarebbe rimasto a guardare coloro che ama soffrire... non di nuovo. Non poteva più sopportare rotture di cuori e morti a causa sua.

Faded // Bang Chan (ITA) ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora