Jennie si rigirava nel letto senza riuscire a prendere sonno,nonostante avesse preso dei sonniferi ore prima.
La luce lunare filtrava attraverso le tapparelle che lei aveva cercato di abbassare al massimo,nel tentativo di rendere quella camera più adatta a quella buona dormita che sperava tanto di poter ricevere.
Accese il cellulare per guardare l'ora.
4:38.
Lo spense con frustrazione,infilandolo sotto il cuscino su cui si fondò a faccia in giù cercando di dormire.
Ma nulla,il sonno sembrava non voler raggiungerla,a quanto pare era qualcosa concesso a quasi tutti gli individui del mondo tranne che a lei.
Dopo una quarantina di minuti,che furono altrettanto frustranti,finalmente riuscì ad addormentarsi,cadendo in un sonno senza sogni,ma non dormì molto poiché si svegliò poco dopo,dovendo andare a scuola.
Aprì gli occhi non appena la sveglia cominciò a suonare,mettendola a tacere in meno di qualche secondo.
Come sempre vide davanti a sé il solito soffitto bianco ornato di affreschi,i quali si vedevano a malapena nella penombra,ma che Jennie aveva ben impressi nella mente.
Viveva in una bella casa che la sua famiglia aveva ereditato dai nonni.
Suo padre lavorava per una compagnia aerea e perciò era sempre in viaggio,mentre la madre biologica era morta in un'incidente stradale quando aveva tre anni.
Jennie aveva così vissuto con una zia che preparava sempre dolci e possedeva un bellissimo giardino dietro la villa in cui abitavano insieme, ma era tornata a vivere con suo padre quando quello si era risposato.
La sua matrigna,il cui nome era Melanie,si era mostrata fin da subito non molta contenta di dover accudire Jennie.
Fin quando quella era ancora una bambina,obbligò se stessa a prendersene cura, fingendo di provare affetto per quella povera creaturina a cui era stata strappata via la madre, tuttavia ora che era un'adolescente si limitava a trattarla con vigoroso disprezzo.Sembra a tratti la storia di Cenerentola,solo che qui non ci sarebbe stato nessun principe azzurro a salvarla e nessuna fata madrina sarebbe apparsa in suo aiuto.
Di malavoglia,non si sa con quale forza sovrannaturale,Jennie si alzò dal letto,dirigendosi in bagno,dove fece una doccia veloce e subito dopo indossò la sua divisa scolastica.
Ogni mattina,prima di scendere a fare colazione,telefonava a suo padre,il quale quella settimana lavorava a Chicago,letteralmente dall'altra parte del globo.
Prese il cellulare e digitò il suo numero.
《Papà?》domandò e le rispose la calda voce di suo padre.
《Oh buongiorno Jendukie》la salutò e Jennie poteva sentire attraverso la cornetta che suo padre sorrideva,seduto probabilmente nel suo ufficio,in attesa del prossimo volo《come stai stamattina? Hai preso le tue vitamine?》chiese con voce preoccupata.
《Non ancora》rispose la ragazza mentre si metteva addosso un po' di trucco 《devo ancora scendere a fare colazione》aggiunse chiudendo la palette che teneva in mano e rimettendola al proprio posto nel cassetto.
《Mi raccomando》la avvertì l'uomo 《mangia,non voglio stare in pensiero tutto il giorno》
Jennie si guardò allo specchio con un'occhiata veloce,anche attraverso la sottile stoffa della camicetta,si vedevano le costole e le ossa del collo. La pelle pallida era velata di sottili linee azzurre che partivano dai polsi ed arrivavano al petto, per sparire sotto un velo bianco.
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𝕴𝖓𝖘𝖎𝖊𝖒𝖊 𝖈𝖔𝖓𝖙𝖗𝖔 𝖎𝖑 𝖒𝖔𝖓𝖉𝖔 || JenLisa
Fanfic《Ti impegni così tanto a salvare gli altri, ma chi salverà te?》