Capitolo 6

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《Huh?》fece Lisa confusa in un primo momento. Una volta che si rese conto però,cercò di nascondere l'arrossamento alzando il colletto della camicia.
《Stavo bevendo del tè caldo e per sbaglio mi è finito sul collo》 disse ridendo.

A Jennie sembrava un incidente piuttosto strano,ma soprattutto,poco veritiero. La squadrò da capo a piedi e dal suo semplice sguardo si poteva capire che non ci credeva.

Lisa cercò di coprire l'arrossamento con i propri capelli,ma proprio mentre si stava portando la mano al collo Jennie la fermò.

《Lisa》 disse con voce così seria da sorprendere la ragazza 《non sono nata ieri》

La penombra e il freddo conferivano al luogo un'aspetto irreale e la gelida mano di Jennie sul polso dell'amica bastava a far venire i brividi a Lisa.

《Te l'ho detto,perché non ti fai i cavoli tuoi?》sbottò bruscamente,buttando la cicca della sigaretta per terra,schiacciandola con il tacco della scarpa. Alzò la testa e guardò Jennie con quei suoi occhi che alla mora sembravano essere stati rubati ad una bambola,scrutandola da testa a piedi. In lontananza,si udiva solo l'assordante allarme delle sirene di polizia.

Jennie chinò la testa,non si aspettava quel tono da Lisa. Tuttavia,non poteva che condividere il fatto d'essere stata troppo invadente e di certo,ne era fortemente sicura,la reazione della ragazza era del tutto legittima.

Chiese immediatamente scusa e in un primo momento,vedendo Lisa starsene in silenzio,fu invasa dal terribile timore di aver offeso in qualche modo l'amica. Ma la ragazza non era per nulla arrabbiata.

Di fatto,tornò a guardare Jennie con il suo sorriso perfetto e la mora si sentì subito sollevata.

《Dai》le disse Lisa con allegria 《avviamoci》 suggerì camminando verso la strada che l'avrebbe portate a casa.

Procedevano lentamente,chiacchierando e ridendo,sotto la luce gialla dei lampioni ai lati della strada. Un tenue venticello si era innalzato e il freddo pungente della sera conferiva al chiaro viso delle due ragazze un leggero tocco di rosa.

Nonostante l'incessante schiamazzo della gente che si preparava a tornare a casa,il miagolio di qualche gatto qua e là e il continuo passare delle macchine,Jennie e Lisa non sembravano affatto farci caso.

Tra una chiacchiera e l'altra,non si accorsero del tempo che passa e senza nemmeno rendersene conto,si ritrovarono al loro punto di incontro.

《Lisa》iniziò Jennie una volta che giunsero davanti casa sua 《non prendertela sul personale se a scuola non ti parlo》 Calò il silenzio.

La ragazza la guardò sbigottita ma annuì a quella dichiarazione. Conosceva le voci che giravano su di lei a scuola e tuttavia non pensava che una ragazza di acuta intelligenza potesse credere a tali pettegolezzi.

《Sai,non tutto ciò che dicono di me è vero》le disse con una risata così falsa che sarebbe rimasta piuttosto sorpresa se qualcuno avesse pensato fosse sincera. Il vento le scompigliava i capelli tenuti in ordine da una sola molletta e le punte delle dita erano arrossate a causa del freddo.

《Lo so ma》sospirò mortificata 《cerca di capire》

Lisa acconsentì e dopo un ultimo sguardo se ne andò,senza più girarsi indietro. Jennie la guardò sparire in lontananza,fino a quando la sua figura si dissolse nel buio.

Una volta tornata in camera sua,la mora si sedette per molto tempo sul letto della sua stanza,riflettendo in silenzio.

Aveva l'impressione che Lisa se la fosse presa per ciò che aveva detto ed all'inizio le sembrava piuttosto sciocco. Ma pensandoci sempre di più,si rese conto che effettivamente,le sue parole molto probabilmente l'avevano ferita.

E benché lo sapesse,non sentiva nulla. Odiava se stessa per essere così insensibile,colpa degli antidepressivi,diceva. Era davvero così però?

Di certo quelle pillole la trasformavano in un'insensibile,eppure si detestava per aver sempre cercato un colpevole per ogni sua azione o parola tagliente. Sdraiata sul letto,ormai con il morbido pigiama di seta addosso,fissava il soffitto sopra di sé.

Più lo osservava più le sembrava che da un momento all'altro quel bianco l'avrebbe inghiottita. Adesso che l'effetto degli antidepressivi cessava,Jennie si sentiva ulteriormente in colpa.

Finalmente stava capendo il peso delle sue parole.

-
Lisa se ne stava seduta sul marciapiede al margine della strada,qualche metro più là c'era il suo condominio,con le solite grigie mura verniciate e le scure macchie di muffa che decoravano il palazzo.

La sigaretta mezza accesa se ne stava presso il suo fianco,rilasciando una sottile scia di fumo che disegnava delicate figure senza senso né forma.

Poteva sentire il gelido marciapiede attraverso i vestiti e il freddo saliva su per la sua spina dorsale,costringendola a rabbrividire e tremare dal freddo. Era ormai molto tardi e più la notte si faceva profonda,più il gelo diventata pungente.

Aveva provato ad entrare in casa,ma si era dimenticata le chiavi quella mattina,essendo troppo frettolosa. Aveva suonato il campanello e nessuno aveva aperto la porta. Forse suo padre dormiva o era al club o semplicemente non voleva aprire la porta per pigrizia.

Così se ne stava seduta lì,esposta ad ogni pericolo. Qualsiasi psicopatico o pervertito poteva passarle accanto ed allungare una mano.

Lisa scosse la testa a quei pensieri orribili,cercando di convincersi che nulla di tutto ciò le sarebbe accaduto. E tuttavia,non riusciva a scacciare quella preoccupazione.

Non sapeva dove andare e cosa fare. Le era passato per la mente andare a casa di Jennie,ma la ragazza le aveva fatto capire che preferiva non averla troppo intorno. O forse non era così,magari era Lisa che si stava montando la testa.

Rise stringendosi nel giacchetto di pelle che stava indossando,pur essendo consapevole che non l'avrebbe riscaldata in nessun modo.

D'un tratto,un brontolio la distolse dai suoi pensieri. Alla fine della strada vide suo padre tornare ubriaco fradicio,con una bottiglia vuota in mano.

Era in condizioni abominevoli e non si reggeva nemmeno in piedi. Nonostante il disprezzo che provava nei suoi confronti,accorse per aiutarlo. Aveva ragione,suo padre aveva passato un'altra serata al bar,ma d'altronde era l'opzione più probabile.

L'uomo borbottava cose senza senso e non appena Lisa lo prese per il fianco,un forte odore di liquore la costrinse a volgere la testa dall'altra parte.

Ispezionando la giacca che il padre aveva addosso,molto semplicemente trovò le chiavi. Vivevano in un edificio piuttosto vecchio,il quale aveva ancora le serrature,mentre molti nuovi palazzi ormai avevano porte che si aprivano con codici e cose varie.

Una volta entrata,l'accolse la freschezza dell'appartamento. Non avevano abbastanza denaro per permettersi il riscaldamento e in inverno,quando la temperatura era sotto zero,delle volte stare in casa era intollerabile.

Camera sua era gelida e velocemente si mise addosso il pigiama,nascondendosi sotto le coperte,ricercando almeno un piccolo spicchio di calore.

Non si accorse nemmeno di esser scoppiata a piangere poco dopo,senza apparente motivo.

Lo stress e la pressione del lavoro la uccidevano lentamente,rendendo quasi impossibile per lei godersi la vita.

L'ansia e continue preoccupazioni non la lasciavano e spesso,quando tutto il mondo le crollava addosso,era difficilissimo anche solo respirare. Si sentiva terribilmente stanca,come se qualcosa le avesse tolto quell'ultima goccia di felicità.

Le lacrime scendevano copiosamente,bagnando il cuscino e i capelli,e non si fermavano,nonostante Lisa provasse a smettere di piangere.

Tutti la ignoravano,giudicando ogni suo passo,senza però conoscerla a fondo. Nessuno sapeva nulla di lei e tuttavia,con le loro lingue taglienti,tutti si sentivano in dovere di dire scemenze di qualsiasi tipo. La crudeltà umana non aveva limiti.

Tra le lacrime si addormentò,in quella fredda stanza,immersa nella propria sofferenza dalla quale le sembrava cosi infattibile uscire.

𝕴𝖓𝖘𝖎𝖊𝖒𝖊 𝖈𝖔𝖓𝖙𝖗𝖔 𝖎𝖑 𝖒𝖔𝖓𝖉𝖔 || JenLisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora