《Come scusa?》 chiese Lisa confusa, smettendo di fare ciò che stava facendo qualche secondo prima. Jennie la guardò incredula, chiedendosi se avesse parlato a voce bassa o se fosse stata l'amica a far finta di non aver sentito; una tempesta di emozioni la colse in fragrante, costringendola a fare un passo indietro con spalle tremanti, l'inconsapevolezza di Lisa poteva essere un buona opportunità per salvarla da un possibile silenzio colmo di imbarazzo che avrebbe seguito le sue parole. Forse quello era un segno divino, una piccola presenta di quella Forza celesta nella quale così tante persone riversavano la propria fede.
《Mi piaci》 ripeté la mora con voce incerta, aprendo la bocca per dire altro, ma lo sguardo terrorizzato di Lisa la bloccò. Nei suoi occhi poteva vedere la vergogna, l'imbarazzo, il terrore, e questi sentimenti la gettavano in un abisso di turbamento che le schiacciava i polmoni e rompeva le ossa. Non era ancora tardi, pensò, per aggiungere qualcosa che forse avrebbe potuto dissolvere il rossore sulle sue guance; una battuta squallida avrebbe riportato un sorriso sul viso della ragazza? Si tormentava di pensieri mentre il tempo scorreva e le onde si infrangevano sugli scogli, i gabbiani volavano alti nel cielo gridando con le loro voci stridule e le voci degli abitanti riscaldavano la piccola cittadina in riva al mare.
《Jennie, io ti accetto così come sei》 disse Lisa con calma, nonostante i suoi occhi fossero offuscati dal disagio che quella situazione le aveva arrecato - ma devi sapere che i miei sentimenti per te non sono gli stessi. Sei intelligente e graziosa, bella e delicata, ed io apprezzo il tuo affetto, eppure non posso dire di provare lo stesso amore che tu provi per me- rispose cauta, scegliendo parole troppo dolci per quel male così funesto, coprendo di miele frasi che spezzarono il cuore di Jennie all'istante. La mora infatti abbassò gli occhi colmi di lacrime e un forte bruciore alla gola non le permise di dire nient'altro, lasciandola impotente ed incapace di contrattaccare, le era stata data la possibilità di fermarsi dal rivelare ciò che l'avrebbe condannata per sempre, ma lei aveva distrutto tutto. Lisa le poggiò una mano sulla spalla, accarezzando la pelle vellutata, e uscì dall'acqua fredda, ritornando alla sedia a sdraio color menta.
In meno di un secondo il corpo di Jennie fu scosso da singhiozzi che lei cercò di nascondere come meglio poteva, non preoccupandosi molto delle lacrime che così velocemente le rigavano il viso, sapendo bene che da lontano nessuno avrebbe sentito né visto tutto il suo rammarico. Trovava assai difficile comprendere il perché di quella reazione, d'altronde per giorni Lisa l'aveva tormentata con quelle illusioni, l'aveva ingannata svariate volte, facendole intendere che i suoi sentimenti fossero ricambiati. Alla fine l'unica cosa ottenuta era un cuore spezzato che le doleva e le opprimeva il petto. Lanciando uno sguardo alla riva notò quell'anima angelica che le aveva arrecato immenso dolore, osservò con invidia le sue gambe lunghe dalla pelle pallida e guardò con desiderio la figura che in modo così innocente sedeva come se fosse uno spirito celeste nascosto in mezzo alle nubi soffici.
E per quanto cercasse di convincersi, per quanto tentasse di odiare la ragazza che aveva di fronte, nulla le era possibile. Come fare d'altronde? La crudeltà del nostro amato può essere gigantesca; la malvagità può essere grande quanto la Luna; la cattiveria può essere tanto maestosa da sfociare nel disumano, eppure non per questo la povera anima spezzata smetterà di amarlo. Non basteranno né bufere né uragani per convincere colei che ama ad abbandonare la persona che le arreca dolore, perché l'Amore non glielo permette, non le apre gli occhi davanti all'ingiustizia. Così era per Jennie, la quale non riusciva nemmeno a immaginare l'odio che avrebbe dovuto provare per Lisa, considerandolo una vera e propria pazzia.
Il tragitto verso casa fu silenzioso, nessuna delle due aveva aperto bocca per tutto il percorso. O per meglio dire, Lisa si era azzardata a instaurare un discorso con la mora, suggerendole di fermarsi ad acquistare un vestito elegante per il ballo organizzato dal loro istituto, tuttavia ricevette nient'altro eccetto una risposta secca, creata con lo scopo di fare male e raggelare il sangue. Così aveva abbassato gli occhi, volgendo lo sguardo alla finestra, e silenziosamente aveva versato qualche lacrima taciturna.
Lisa, proprio come Jennie, stava tornando con il cuore massacrato da piccole ferite, dal momento che si era scavata la fossa da sola. Era così ovvio che i suoi sentimenti per la mora fossero dolci tanto quanto quelli della ragazza, ma se Jennie aveva abbattuto il timore dei pregiudizi, Lisa non aveva nemmeno il coraggio di ammettere a se stessa ciò che provava. Ammirava il grande coraggio della ragazza e la potenza del suo animo. La paura di non essere accettata divorava ogni centimetro del suo corpo e più passavano i giorni, più Lisa si sentiva imprigionata in una gabbia dalla cui non le era permesso di uscire.
Questo sgomento era la causa della sua fredda reazione alla confessione di Jennie, la quale così dolcemente le aveva aperto il suo cuore, permettendole di entrare e devastare il suo animo tanto solitario quanto vergine. Lisa si era abbattuta su di lei come una fiamma infernale; l'aveva caricata di speranza e riversato di piacevoli fantasticherie, dando origine ad una vita immaginaria che in realtà nascondeva, sotto un velo di mere illusioni, un'utopia angosciante. Si sarebbe odiata di meno se i sentimenti negativi che aveva dimostrato fossero stati veri, dato che avrebbe avuto un minimo appoggio, una minuscola scusa; ma le sue emozioni erano diverse. Dentro di lei bruciava una passione colma di lussuria, la sua pelle era segnata da ogni sorta di peccati umani e gli occhi brillavano per la sfrenata concupiscenza che il corpo teneva sotto chiave, eppure l'apparenza mostrava una calma terribile ed un'indifferenza letale.
Ad essere sinceri, nulla fermava Lisa dal confessare ciò che ella effettivamente provava: né la società moralista né i pettegolezzi frutto dell'ipocrisia del volgo, Lisa era libera di fare tutto ciò che il cuore desiderava (non esiste al mondo nulla che trattenga l'animo umano tanto quanto la sua stessa mente razionale), tuttavia ciò che usciva dalla sua bocca erano parole taglienti e frasi pungenti. Con una sola mossa poteva rimettere le cose apposto, le sarebbe bastato afferrare Jennie per le spalle e riconoscere ciò che era così ovvio, ammettere che i suoi veri sentimenti non erano neanche lontanamente vicini alle emozioni mostrate in spiaggia.
Ciò nonostante Lisa restò ferma al suo posto, immersa nel ruvido sedile del mostro di metallo in cui viaggiavano, nell'afosa cabina maleodorante che la proteggeva dal sole cocente. Il silenzio glaciale la feriva non meno del mutismo di Jennie, la quale non sedeva più accanto a lei, ma si trovava accanto al finestrino, a qualche metro di distanza dal suo posto. Da quando erano salite sull'autobus, la mora non l'aveva degnata nemmeno di uno sguardo, abbandonandola nell'angoscioso baratro nel quale era precipitata, lasciandola sola in mezzo a così tante persone. Avevano iniziato questo percorso unite e ne erano uscite separate, come delle sconosciute le quali non si erano viste mai prima d'allora.
Tornate a casa, ognuna delle ragazze si addormentò dando le spalle all'altra, avvolte dalle lenzuola bianche che ormai sembravano gelide più del ghiaccio, e il mattino seguente, quando Jennie aprì gli occhi, Lisa era scomparsa, andandosene via senza lasciare alcuna traccia. La mora vide soltanto il cuscino spiegazzato su cui la ragazza aveva poggiato il folto capo, nell'armadio i suoi vestiti erano spariti ed era rimasto solo il lieve profumo di rosa che Lisa indossava quasi sempre.
Jennie rimase immobile davanti all'armadio aperto mentre nella mente svolazzava lo stesso pensiero ancora e ancora: Lisa se n'era andata.
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𝕴𝖓𝖘𝖎𝖊𝖒𝖊 𝖈𝖔𝖓𝖙𝖗𝖔 𝖎𝖑 𝖒𝖔𝖓𝖉𝖔 || JenLisa
Fanfiction《Ti impegni così tanto a salvare gli altri, ma chi salverà te?》