she.
Harry era visibilmente ubriaco. Per forza. Non poteva essere altrimenti. «Non mi sembra il momento opportuno per conoscere tua madre Harry» ripetei per l'ennesima volta al cocciuto ragazzo seduto davanti a me. «Quindi non vuoi conoscere la genitrice che mi ha messo al mondo. Dovrei offendermi?» domandò con sguardo malizioso. Sbuffai. «Harry! Non abbiamo ancora fatto se...» mi bloccai immediatamente, guardando un paio di occhietti innocenti sbattere le ciglia incuriositi «Non abbiamo ancora fatto nessun gioco di società insieme e mi vuoi presentare tua madre? Non sono mai stata una maratoneta.» recuperai con stile. Se non fosse per quel «Perché non avete mai giocato?» domandato da Simon. Harry sorrise, prendendo la palla al balzo. «Perché Ciar?» Lo guardai male. «Perché lo zio Harry non è abbastanza bravo e ha paura di perdere. Sai Simon, io sono un drago con i giochi di società» risposi velocemente, facendo la linguaccia ad Harry. Il suo sguardo cambiò nell'immediato, mi stava sfidando? «Perché non giochiamo ora?» domandò di nuovo il piccolo. Strabuzzai gli occhi, Harry scoppiò a ridere: «Ho visto qualche scatola nella cameretta della dada Ciar, vanne a scegliere uno» disse subito dopo.
«Quindi non sarei abbastanza bravo?» domandò avvicinando la mia sedia alla sua. Annuii con sicurezza. Poi, le sue mani salirono dalle mie ginocchia all'interno coscia, avanzando sempre più su. Gemetti non appena sfiorarono l'inguine. «Dio Harry!» sussultai, gemendo. «Non male come soprannome» commentò divertito, tirandomi dalla felpa verso di lui. Il mio viso era esattamente di fronte al suo. «Ciao Ciar» sussurrò, appoggiando la fronte sulla mia. «Ciao Harry-cuoricino dopo la ipsilon» sussurrai prima di dargli un bacio a fior di labbra. «Ehi! Ci sono anche io qui!» esclamò Simon attirando la nostra attenzione, con la scatola di Essere o Non essere in mano. «Perché la dada Ciar ha i giochi scritti strani?» domandò ad Harry fissando la scatola. «Perché la dada Ciar viene dall'Italia, quello stato a forma di stivale che ti aveva fatto vedere la mamma, ricordi? Lì scrivono così» rispose Harry dolcemente prendendo Simon in braccio. «Quello che ci sei andato anche tu?» chiese lui. Harry annuì, imbarazzato. Avrei approfondito più tardi. «Che ne dici se mentre voi iniziate a giocare io preparo un po' di pasta?» chiesi alzandomi dalla sedia. «Non c'è dubbio Ciar, ora ti siedi e giochiamo tutti insieme. Non avevi detto di essere un drago?» iniziò Harry. «Che ne dici Simon, la sfidiamo? Se indoviniamo prima noi, la dada Ciar viene dalla nonna con noi domani, se indovina prima lei prepariamo noi la cena» concluse, facendo annuire Simon con frenesia. Maledetto, bellissimo, Harry.
he.
Ciar continuava a sbuffare, infilando vestiti su vestiti dentro una borsa da palestra fucsia con un paio di labbra giganti e glitterate sul lato destro. «Mi terrai il muso tutto il tempo?» le chiesi dolcemente, abbracciandola da dietro, lasciando cadere il capo sulla sua spalla. «Sei stato sleale. Hai fatto scegliere tutte le carte a Simon, le mie erano quelle più difficili» si lamentò, imbronciando le labbra. «Simon è un ometto, hai ferito l'orgoglio di suo zio. Si è vendicato» chiarii la situazione ridacchiando, lei sbuffò più forte. «Bryan ha davvero una passione per queste cose sgargianti» cambiai discorso, riferendomi alla borsa, Ciar sorrise. Quanto mi piaceva il suo sorriso. «No, a dire il vero, questo è un regalo delle mie sorelle. Era dentro all'ultimo pacco che mi hanno spedito da casa. A proposito, mi stanno arrivando tremila messaggi, dopo ci devo guardare, ricordamelo.» Tremila messaggi. «Quanti anni hanno?» «Devono fare diciotto anni quest'estate. Ho promesso loro di poter passare l'estate qui da me. Devo trovarmi un lavoro prima di quest'estate. Cazzo. Devo preparare Bryan per l'arrivo dei miei!» rispose, aumentando il tono di voce e l'agitazione ad ogni frase. Sospirai. Dovevo parlarle. Prima che lo scoprisse da altri. Diciotto anni, i poster dei giornalini, il video virale. Avevo davvero poco tempo. Aspetta un attimo. «Che c'entra Bryan?» chiesi sospettoso «Te l'ho detto, deve fingersi il mio fidanzato, altrimenti i miei non saranno molto generosi e....Dio... ma io ce l'ho un fidanzato» concluse facendo due più due. «Mi fa piacere che ti sia ricordata di me, Ciar» incrociai le braccia al petto. «Ehi! Non fare l'offeso! Sono io quella offesa qui. Offesa e in ansia! Non mi hai ancora spiegato perché tutta questa fretta di conoscere tua mamma» sospirai. Dovevo parlarle. Non reggerei una vita troppo sotto i riflettori. Le sue parole arrivarono come uno schiaffo. Se mi avesse rifiutato? «Ciar, per favore, è importante per me. Quando torneremo ti spiegherò tutto, promesso.» Lei annuì, girando poco il viso per darmi un lieve bacio sulla guancia. «Hai intenzione di fare la suora a casa di mia madre?» domandai guardando i vestiti che stava infilando dentro la borsa: lunghi, larghi, senza un minimo di trasparenze o scollature. «Non penso che tua madre voglia conoscere la sexy infermiera Cher» ironizzò, spingendomi via con una culata. Pessima mossa. «Ciar, credo di aver bisogno io della sexy infermiera Cher. Mi hai appena fatto male» piagnucolai, lei si girò spaventata. «Come immaginavo: sono tutto gonfio» aggiunsi indicando l'erezione. Lei strabuzzò gli occhi, mordendosi il labbro inferiore subito dopo. «Dio...Harry! C'è tuo nipote nella stanza a fianco» sussurrò, tradita dai suoi occhi, ancorati al mio pacco. Quanto era eccitante.
«Simon dorme e le tette si stanno muovendo troppo. Mi stanno chiamando. Il canto delle tue tette dovrei scriverci una canzone»
«Sarebbe una canzone porno»
«Oh tesoro, quello che sto per farti lo è molto di più».Harry Santo Styles. Questo sarebbe diventato il mio nome. Come diavolo potevo continuare a resistere a tutto questo? Qualcuno avrebbe dovuto darmi una medaglia al valore. Il messaggio di James era chiaro "vai via subito", per questo motivo non ero riuscito a concludere, di nuovo, con quella bomba sexy della mia ragazza. Simon dormiva nei sedili di dietro, Ciar continuava a sospirare a fianco a me. «Non riesco a smettere di pensare a quel reggiseno blu, Ciar. Lo hai comprato di proposito più piccolo o volevi farmi impazzire?» chiesi guardandola per qualche istante, ridacchiò. «Pensa a guidare, ragazzo tutto fumo» affermò mettendo subito dopo il muso. Mimai un colpo al cuore, afferrandomi la parte sinistra del petto con fare scenografico. «Così mi ferisci Ciar. Volevo davvero fare le cosacce con te. Se non fosse stato per James...» «Chi è questo James e perché non vuole farci giocare» domandò lei interrompendomi. Sospirai. «Ciaaar» «Sì, ho capito, riguarda quelle cose che non mi puoi dire. Per curiosità, in queste cose c'è anche il viaggio che hai fatto tu in Italia?» chiese sospettosa. Sospirai di nuovo, annuendo. «Harry, sei davvero un supereroe? O magari qualcosa che ha a che fare con la giustizia. Hai detto che i soldi non sono un problema, devi guadagnare tanto. Sei nei servizi segreti? O magari lavori per la corona. Santo cielo Harry, sto impazzendo per la curiosità!» continuò a domandare con troppa enfasi, non riuscii a trattenere la risata. «Certo che ne hai di fantasia Ciar. E se riguardasse una mansione meno segreta e più, uhm, pubblica?» domandai insicuro. Ciar mi guardò dubbiosa, poi girò lo sguardo sul finestrino «Non come potrebbe essere possibile, me lo avresti detto dal principio, giusto?» «Non si dovrebbe rispondere con una domanda ad una domanda» le feci notare, cercando di mantenere la calma. «Hai ragione, come non si dovrebbero dire le bugie, Harry.» Colpito e affondato.
she.
Harry mi stava nascondendo qualcosa di grosso, lo avevo capito e lui aveva capito che io lo avevo capito. Dio che confusione. Avrei dovuto riposare, chiudere gli occhi qualche minuto. Il navigatore diceva che mancava ancora mezz'ora a Holmes Chapel, ma Harry era troppo silenzioso e non volevo lasciarlo solo. «C'è qualcosa di famoso a Holmes Chapel? O qualcuno. Forse più qualcuno che qualcosa» chiesi, distogliendolo dai suoi pensieri, corrucciò il viso. «C'è la mia mamma» rispose sorridendo divertito. «Uhm, a meno che tua mamma non sia un'attrice famosa o qualcosa del genere non credo che sia lei. Ci pensavo prima: anche le gemelle volevano andare lì. Mi chiedo che cosa ci sia di tanto esaltante per delle fangirl come loro. Sentimi, fangirl, sto diventato anziana» conclusi alzando gli occhi al cielo. Harry rise. «E se mia madre fosse un personaggio dello spettacolo?» domandò, lo guardai maliziosa. «Oh Harry, è per questo che sei ricco? Sei un ereditiero? Dimmi che sei il mio Paris Hilton!» lo stuzzicai, facendolo ridere ancora di più. «E se fossi io il motivo per il quale le gemelle vogliono andare a Holmes Chapel?» domandò insicuro, feci spallucce. «Meglio: avrei un giro in meno da fare. Volete vedere Harry? Eccolo qui, ma il cuoricino dopo la ipsilon è mio.» Harry sorrise, guardandomi stupito. «Sono lunatica? Sì, lo ammetto. Mi piaci Harry, potresti essere anche un divo di Hollywood per il resto del mondo, ma per me rimarrai il ragazzo, un po' maniaco, che mi ha dato il bacio della vita.»
he.
Era lei. Cazzo. Aveva appena detto quello di cui avevo bisogno sentire, senza saperlo davvero. Mi aveva appena dato il colpo di grazia. «Certo, ci sarebbe il problema delle altre donne. Sapere che altre ti desiderano la metà di quanto io desideri te, mi mette un po' in ansia. Sono gelosa. Lunatica e gelosa. Bell'affare che hai fatto, Harry» aggiunse. «Il migliore della mia vita. Sappi che, se tra sette giorni a partire da oggi, non te ne sarai andata, io ti sposo.» Forse mi ero troppo lasciato andare?
she.
Lo aveva detto, signore e signori della corte, che sia messo agli atti: questo ragazzo mi voleva sposare! Alla faccia dei Jones!
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She|Him [hs] ~ COMPLETA
FanfictionFrappuccino e brownie a mezzanotte: l'appuntamento che il destino ha fissato per farli conoscere. A tre anni dall'esordio come solista, stanco dal lato più oscuro della carriera, dove la fama ha preso il sopravvento sulla sua vita privata riducendo...