16| The one I'll care for through the rough and rainy years

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tredici mesi prima

she. 

Sdraiata sul divano, con la testa sulle gambe di Harry, le cuffie alle orecchie e un libro tra le mani: il mio personale paradiso sulla terra. Ogni tanto alzavo lo sguardo su di lui, impegnato ad ascoltare e scrivere canzoni e restavo imbambolata, solo dopo qualche istante di troppo lui sorrideva, attirato dai miei sguardi, mi spostava le cuffie, mi baciava e mi diceva di tornare sul libro «Come faccio a lavorare se mi guardi con quegli occhioni da cerbiatto?» aggiungeva retoricamente facendomi ridere. Era una domenica perfetta, avrei parlato di questo l'indomani alla radio. Appoggiai il libro sul tappeto, cambiando la playlist di spotify e controllai un paio di notifiche sui social. Da quando il mio nome era apparso sulle riviste e sui siti online, era diventata consuetudine andare a vedere che cosa dicevano su di noi o su di me, nonostante Harry mi incitava a non farlo. Harry Styles, il ragazzo meno social della storia: aveva scaricato Whatsapp solo per le gemelle e da quando stavamo insieme ufficialmente scriveva e postava ancora meno del solito. In compenso io mi ero sbizzarrita scrivendo articoli nel blog e sui social, ma soprattutto mi ero data alle foto artistiche: la sua mano sul mio viso aveva fatto un successone, ma non quanto il selfie scattato sul suo petto usato come cuscino, erano tutti impazziti al suo commento molto meglio il contrario con la faccia marpiona. Ovviamente non c'erano solo commenti positivi, ma non mi disturbavano, al contrario le capivo: ricordavo bene quanto fossi triste ad ogni nuova fidanzata dei miei cantanti preferiti. E poi c'erano tutti quegli altri che tifavano per noi, mi bastavano. 

Guardai di nuovo verso Harry, cercando il suo sguardo e il suo sorriso, ma c'era qualcosa che non andava, stava fissando il telefono incredulo. Tolsi le cuffie e mi sedetti a fianco a lui «Che succede?» «Hai mai girato un video mentre facevi sesso Ciar?» lo guardai confusa. «No, che domande fai? Non potrei mai vedermi in quelle situazioni, che vergogna» affermai guardandolo male, sospirò. «Che succede Harry, mi fai paura» chiesi, sospirò di nuovo. «Io lo ammazzo quello stronzo» disse alzandosi di scatto, correndo verso la porta del mio appartamento, lasciando il telefono sul divano. Non riuscii a frenare le mani, cercando in quel iPhone la risposta alla mia domanda: una conversazione aperta, numero sconosciuto, un video, premetti play e il mondo cadde ed io con lui. Sotto al video, un indirizzo e cinque parole: la-tua-puttana-è-online. 

Ero impietrita, immobile. Ricordavo bene quella sera: avevamo litigato, lui, Edward, era uscito furente di casa per tornare in tarda notte, ubriaco; lo feci fare perché mi faceva paura e se provavo a ribellarmi diventava più violento e non avevo voglia di litigare ancora. Era più insistente e sgarbato del solito, non vedevo l'ora che finisse, ero così stufa. 

Il sereno della quiete muore nell'incubo del temporale. 

«Cher, il telefono, cazzo rispondi!» la voce di Step mi riportò alla realtà, quando era entrata? Dov'era finito Harry? Il telefono, il suo, stava suonando: era James. «P-pronto?» balbettai «Non vi muovete di casa, stanno arrivando a prendervi. Stai tranquilla Cher, si risolve tutto» «Harry, Harry è andato da lui, gli ha mandato un indirizzo. James fermalo, ti prego...io...non lo sapevo, non sapevo che stesse filmando...io non lo volevo neanche fare» balbettai piangendo, James imprecò, Step mi strappò il telefono dalle mani: «Ti mando l'indirizzo, vallo a fermare prima che possa fare qualcosa di stupido: porto Cher in caserma a denunciare quel figlio di puttana.»

Mi sembrava di vivere in un incubo, quando il tempo scorre in maniera bizzarra, surreale: eravamo in casa un minuto prima e quello dopo ero seduta davanti a tre poliziotti, mi facevano un sacco di domande, mi sentivo rispondere, ma non sentivo le mie risposte. Step mi teneva la mano, stavo tremando. «Signorina, sta arrivando l'ambulanza, stia tranquilla» disse uno dei tre cercando di essere il più rassicurante possibile, mentre quello che scriveva le mie parole al computer, passò la stampa della denuncia al terzo agente. «La ragazza è stata violentata, correggi» commentò leggendo. Violentata. Come potevo aver subito una violenza e non essermene accorta? Girai il viso verso Step, sgranando gli occhi, lei capì subito. «Non lo avevi capito?» scossi la testa «Era così il più delle volte...io... sono una stupida?» domandai singhiozzando, lei mi strinse tra le braccia, piangendo. «Comandante, è arrivata l'ambulanza e ci hanno chiamato dall'ospedale: sono entrati due uomini reduci da una rissa, mi hanno detto che state gestendo voi la faccenda. «Harry» sussurrai, poi il nulla. 

she|him [hs] ~ COMPLETA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora