Capitolo 5 - Your fix

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«Che canzone é?» mi chiese guardandomi.

«Master of puppets, dei metall

«É aggressiva»

ica»«A livello strumentale intendi?»

Annuí facendo finta di sapere la differenza probabilmente. Lei appoggió la testa sulla mia spalla e mi irrigidii al contatto.

«Ti... ti stai allargando troppo» le dissi spostandola.

Lei non fece nessuna espressione delusa o triste, semplicemente si appoggió al finestrino del bus mentre ascoltava la mia playlist metal. Scesi alla fermata e lei entró in un negozio che faceva dei burrito di asporto. Non mi piaceva il cibo di strada o spazzatura ma infondo avevo deciso io di mangiare questa roba, decisi di non fare lo schizzinoso. Mentre aspettavo Hazel che uscisse dal negozietto e mi limitai a guardare le persone che passavano di lí. Ormai erano le cinque di pomeriggio e tutti tornavano da lavoro, o andavano a prendere a scuola i figli, oppure prendevano un burrito per cena che probabilmente andrá scaldato perché la carogna non gradita tornava tardi. Le macchine erano numerose e il trambusto della cittá giá mi dava noia: clacson che creavano una stonata armonia musicale, persone che sfrecciavano come flash, bambini urlanti e persone che fumavano o scattavano selfie mentre... inquinavano l'ambiente con il fumo canceroggeno di quegli stick mortali. Hazel uscí con le buste sorridendo e ci avviammo verso casa. Era giá la quinta persona che mi saltava addosso come se fossi invisibile e non un ostacolo che potevano tranquillamente evitare, quello stesso ostacolo che evitava ogni anno mio padre.

Arrivati a casa, Hazel andó a posare tutto in cucina ed io mi diressi subito in camera per spogliarmi di quei vestiti infernali che altro non erano che la divisa della scuola. Hazel entró poco dopo in camera togliendosi il cravattino e sbottonandosi la camicia. Io tossii per attirare la sua attenzione, non volevo che facesse uno strip di fronte a me, con quella poca confidenza che avevamo. Lei mi guardó e corse in bagno imbarazzata prendendo il pigiama. Tornó fischiettando e pian piano caddi in un pisolino.

Quando mi svegliai ero intontito, vedevo leggermente sfocato e avevo la bocca secca. Mi misi seduto tenendomi la testa, il giorno scolastico é stato alquanto stressante. Avevo dormito un'ora ma sembrava come se mi fossi svegliato nel futuro, ma niente macchine volanti, solo Hazel che dipingeva... non macchine volanti. Mi avvicinaii e mi stupii per il dipinto che stava cercando di fare.

«Impressione, sole nascente!» dissi con un tono stupito.

Lei sobbalzó girandosi e facendomi volare il pennello sul viso che poi ricadde a terra con un rumore acuto. Alzai le mani in segno di resa, non volevo essere dipinto a morte oppure diventare "impressione, ragazzo sofferente". Lei si portó una mano alla bocca con un'espressione spaventata.

«Tu stavi dormendo» disse con un filo di voce

«Stavo, hai detto bene»

«Ti devi mettere uno di quei collari per gatti con il sonaglio, sei troppo silenzioso »

Cercai di togliere l'immagine mentale di me con le orecchie da gatto e il sonaglio.

«Scusa se ti ho spaventata» mi scusai con un tono incerto.

Lei prese un panno che probabilmente usava per pulire i pennelli sporchi (grazie) e me lo strofinó sulla faccia.

«Eri sporco di luce del sole» disse sorridendo

Ah, ero diventato io il sole nascente.

«Nico, non sapevo che conoscessi l'arte, hai riconosciuto il dipinto» disse stupita.

«Beh, l'ho riconosciuto anche perché é una copia perfetta. Non sono un esperto di dipinti ma ne conosco qualcuno» le risposi sorridendo.

«Copia perfetta dici?» disse guardando il dipinto come se stesse scrutando tutti gli errori presenti.

La cura di ogni mio tormento (Solangelo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora