Capitolo 25 - Such a shame

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Arrivati alla festa, la baracca di Leo era tutta addobbata e il giardino era pieno di sedie e bicchieri di plastica per tutta l'area. Pullulava di gente di qualsiasi tipo ed età, dentro casa non riuscivo a scorgere nulla, vedevo solo persone, perfino alla finestre. Scesi dalla macchina e la musica già mi stava facendo venire il mal di testa. Diedi la mano ad Hazel per scendere dalla macchina, era ancora goffa con i tacchi e le sorrisi.

«Non sono mai venuta a queste feste del genere» commentò lei quasi gridando per farsi sentire. 

«E lo dici a me?» risposi.

Jason ci affiancò e mise le mani in tasca guardandoci.

«Vi divertirete, io vado dentro, vi consiglio di venire con me» disse sorridendo con i suoi denti bianchi.

«Non ancora me la sento» spiegai stringendomi nelle spalle.

«Io me la sento, mi accompagni Jason?» chiese Hazel porgendogli il braccio.

«Certamente» rispose prendendola sotto braccio e scomparendo dentro casa.

Le troppe persone mi stavano mettendo agitazione, mi tremavano le mani ma le infilai in tasca per farle smettere. Non riuscivo a muovere un passo, ero bloccato lì nel vialetto con il fiato corto per poi sentirmelo smorzato del tutto nel vedere Will che veniva nella mia direzione. Era vestito con una camicia rosso scuro con le maniche arrotolate, dei jeans blu scuro e un farfallino di colore nero, aveva i capelli ondulati che incorniciavano perfettamente il suo viso lentigginoso. Appena mi vide assottigliò gli occhi inclinando la testa di lato per poi ridacchiare, si avvicinò a me scrutandomi.

«Sei stupendo» commentò con un sorrisino.

«Ehm... io... io...» cercai di parlare senza successo.

«Questa è la parte dove dici "anche tu Will sei stupendo"» disse ridendo

«Si» risposi stupidamente.

«É stato uno shock che tu mi abbia chiesto di venire con te qui, non sei il tipo» commentò infilandosi le mani in tasca.

«Non lo sono. Ma devo affrontare questa cosa e da solo non ce la faccio» risposi guardandolo negli occhi.

«Sei adorabile ad aver chiesto il mio aiuto, stai migliorando, brontolone» disse ridendo. «Vuoi entrare?»

«Con questa musica? Non credo di essere pronto» risposi sospirando. 

«Oh, non ho molta conoscenza di questa musica, papà la detesta» commentò lui grattandosi la testa.

«L'unico aspetto positivo di tuo padre è che è un grande cultore della musica, questa musica dance ed house mi disturba l'apparato acustico» spiegai sospirando.

«Dei rolling stones?» disse ridendo.

«Sarebbe una festa migliore con i rolling stones» risposi cercando di entrare.

Dentro era anche peggio, per entrare ho dovuto scansare le persone con forza e ci stava un tanfo maleodorante e disturbante. La musica era ovviamente più alta che mi stava venendo voglia di demolire lo stereo a pugni. Il salotto era stracolmo di persone tra cui un paio sul tavolino abbastanza instabile. Andai in cucina che sembrava essere uno dei luoghi dove potevi riprendere a respirare. C'era del punch e presi un bicchiere di carta nell'intento di versarcelo dentro ma Will mi mise una mano sul braccio e lo guardai interrogativo.

«Non ti consiglio di metterlo» disse urlando per farsi sentire. 

«Perché?» chiesi accigliandomi.

«Ci sta di sicuro dell'alcol» rispose lui.

Ma per chi mi ha preso, non ero un amante dell'alcol, però non vuol dire che non lo sopporti e poi dubito che ci siano altre bevande per così dire sobrie quindi lo versai lo stesso nel bicchiere e bevvi un sorso strizzando gli occhi.

La cura di ogni mio tormento (Solangelo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora