Capitolo 12 - Darkshines

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In quel momento il mio corpo era in perfetta armonia con il mio animo. Mi ero svegliato con un terribile saporaccio in bocca e con un brutto mal di stomaco. Con un rantolo mi alzai dal letto, vedendo Hazel dormiente immaginavo che fosse molto presto. Andai in bagno e guardarmi allo specchio e fu la cosa piú distruttiva che mi potevo inventare. Le occhiaie erano molto accentuate, ero bianco cadaverico, i capelli ancora parzialmente in ordine per ieri, ma erano ancora impiastricciati nel gel, i miei occhi avevano un colore vitreo e spento, il mio viso rappresentava il mio dolore. Deglutii sempre guardandomi allo specchio e mi lavai e sistemai, la doccia calda fu per un attimo rigenerante. Sentii la sveglia di Hazel che per qualche motivo occulto non sentivo tutti i giorni mentre dormivo. Mi vestii e andai presto a scuola, cosí presto che era ancora chiuso il cancello, ma volevo evitare di vedere anima viva.

«Che ci fai qui cosí presto?»

«Potrei farti la stessa domanda, Reyna» risposi piatto.

«I veri rappresentanti di istituto si presentano in anticipo» replicó mettendosi dritta con la schiena.

«In anticipo di 3 ore?»

«Anche 4, ma avevo sonno»

«Va bene, ti dispiace se mi faccio un giro?» chiesi impacciato.

«Vai pure»

Mi avviai da qualche parte di indefinito e scrissi a Percy se voleva fare quella chiacchierata prima di scuola mandandogli un messaggio, sperando che non si alterasse per l'orario. Passai qualche ora a camminare con i Massive attack nelle orecchie e mi rispose Percy dicendomi di incontrarci ad un bistrot vicino alla scuola e mi incamminai stupendomi del fatto che abbia accettato non essendo poi cosí mattiniero. Il locale era stile bistrot americano, il locale aveva l'aspetto di una grande roulotte con tavoli stile underground e potevo anche riflettere sulla pulizia del posto ma non ero in vena di critiche. Avevo il cappuccio della giacca sulla testa e mi rannichiai ad un angolo del tavolo aspettando Percy. Quando arrivó era stramaledettamente bello come ricordavo. Aveva un'aria trasandata che aveva un certo fascino, quando puntó i suoi occhi verdi su di me si diresse con un certa foga al tavolo.

«Sei terrificante, Nico, chi vuoi spaventare?» mi disse ridendo mentre ordinava uova e pancetta.

Mi chiedevo come facevano tutti a sopportare piatti cosí pesanti al mattino, al solo pensiero di mangiare mi viene la nausea, e non perché la avevo da appena sveglio.

«Nessuno. Come mai questo posto?» chiesi mettendomi dritto.

«Si trova vicino al dormitorio di Annabeth e fanno delle uova strapazzate da urlo.» tuonó entusiasta lui.

Poco dopo la sua espressione rabbuió e mi guardó con tristezza e guardó in basso come se stesse cercando le parole.

«Di Bianca, é stato devastante ma sapere anche di tua madre, non so che cosa tu stia passando, Nico ma se hai bisogno ci sono, sai» mi disse con tono dolce

«Ho degli amici, Percy, non c'é bisogno che ti accolli questi miei problemi» replicai guardando il cameriere che portava la colazione a Percy.

Sapevo di avere amici ma non sapevano nulla di Bianca o di mamma, é troppo doloroso spiegare e poi vedere facce dispiaciute, sto bene cosí, con quei pochi dettagli che sanno di me, magari in futuro potró accettare ma al momento voglio stare cosí. Percy era gentile a volermi aiutare ma al momento non volevo proprio trattare quell'argomento pungente, i sogni sono giá abbastanza per evidenziare il tutto.

«I tuoi amici non sanno tutto di te, Nico. Io ti conosco, non farti pregare per il mio aiuto!» mi disse toccandomi il dorso della mano.

Non ritrassi subito la mano, quel contatto l'ho sempre desiderato, ma una parte di me desiderava tirargli un ceffone, perché i suoi comportamenti mi confondevano. Notai una figura ferma vicino al tavolo che ci guardava, alzai lo sguardo e notai che era Will con borsa in spalla e con un'espressione confusa in viso. Guardó le mani e strinse le labbra.

La cura di ogni mio tormento (Solangelo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora