Volontà ardente

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L'uomo davanti a lui si fece ancora più bianco di prima, tanto che per un attimo Firyan pensò sarebbe svenuto.

«No.» fu la secca risposta che seguì alla sua richiesta «No, no, no, non si può parlare di quella bestia. Porta sfortuna nominarla, l'ultima volta che è successo... No, non voglio.»

Il giovane viandante tirò un lungo sospiro.

«Già, dovevo immaginarlo.» commentò, picchiettando sul bancone con il pollice in un rimbombare ritmico che si spanse in tutto il locale. Annusò un po' l'aria, sentendo un profumo familiare che si spandeva da una porta vicina «Allora mi accontenterò della mia camera. E di una tisana d'orzo, se ne avete un po' anche per me.»

Senza aggiungere altro, l'uomo scomparve dietro l'uscio poco distante, solo per riuscirne poco dopo, con in mano una tazza di coccio fumante, piena di un infuso trasparente e giallognolo.

«Immagino sia molto tempo che siete in queste condizioni, giusto?» Firyan allungò alcune monete d'argento sul bancone, poi bevve un lungo sorso della bevanda, assaporando per un attimo il tepore che sembrò scaldargli tutte le ossa.

«Più di vent'anni.» fu la risposta del padrone di casa «Non ha attaccato molto spesso, ma quando lo ha fatto... beh, diciamo che case di legno non vanno molto bene.»

«Capisco.» prendendo un pezzo di pergamena da una tasca, il giovane viaggiatore prese a segnare quello che gli veniva detto in un elenco puntato «Non potete dirmi proprio niente di più, davvero? Qualsiasi cosa potrebbe essere importante.»

Il silenzio dell'oste fu quantomeno eloquente alle sue orecchie.

«D'accordo.» concesse, picchiettando col carboncino sulle gambe «Almeno potete dirmi quanto si è spinto verso le colline nei suoi attacchi?»

«Non molto, di solito ha distrutto i moli e quello che era fissato ad essi. Alcune case più vicine alla riva e anche il vecchio municipio.» l'uomo pronunciò quelle parole a denti quasi serrati «Ma perché vi interessa tanto, si può sapere?»

«Non si capisce?» Firyan ingurgitò quello che rimaneva della sua tisana con un lungo sorso, poi si alzò e con un unico movimento fluido, si infilò di nuovo la sua spada a tracolla e si diresse verso l'uscita.

«Tornerò tra un'ora al massimo, pregando i Dodici di essere riuscito a scoprire qualcosa.»

Con quelle parole, quindi, si chiuse la porta alle spalle e prese di nuovo a girovagare per le vie della città, per il momento senza una meta precisa.

«Le colline appena fuori dalle mura potrebbero darmi una buona visuale su tutta la baia.» esaminò, guardando il bosco che circondava la piccola città «Però sembra ancora un po' presto per vedere bene. Se solo non ci fosse questa nebbia.»

«Dunque.» continuò tra sé e sé, passeggiando pensieroso «Sappiamo che è un mostro sedentario, probabilmente ha stabilito qui la sua zona di caccia, altrimenti non si spiegano attacchi separati da così tanto tempo da una stessa creatura. Sappiamo anche che, anche se molto grande, abbastanza per mettere paura ad un'intera città, non può spingersi troppo sulla riva, il suo raggio d'azione è limitato alle rive.»

«Non ci sono molti kaiju vincolati così tanto all'acqua.» concluse alla fine, mordendosi l'interno d'una guancia «Dovevo immaginarmi che non fosse lui.»

All'improvviso, un flash di luce verde scaturì davanti ai suoi occhi, dritto dai recessi più profondi della sua memoria. Un lampo, fuoco, tuoni lontani. E l'odore della morte.

«No.» disse, stringendo un pugno con tale forza da far scricchiolare gli spessi guanti di pelle «Non anche qui. Non questa volta.»

Quando tornò in sé, si trovò in quella che doveva essere la piazza centrale di Karyden. Al suo centro, su un monolito di pietra candida, erano incise file su file di lettere dello squadrato alfabeto umano. Nomi. E date. Sentì un nodo serrargli la gola, si avvicinò, facendo scorrere le dita su quelle lettere intagliate con tanta maestria. Aveva messo amore in quel monumento, chiunque lo avesse fatto.

Kaiju Slayer: Il cacciatore di mostriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora