Ritorno alla realtà

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La mattina successiva, Talia fu svegliata dai raggi del Sole, che ormai iniziavano a lambire il suo volto. Si passò una mano sul viso, stropicciandosi gli occhi: nonostante non avesse sentito il sonno pervaderla, a causa delle forti emozioni provate, alla fine era crollata sulla spiaggia.

Quando riaprì gli occhi, tuttavia, si accorse di non trovarsi per nulla sulla spiaggia della notte precedente: era in una delle stanze della sua locanda, probabilmente quella di Firyan. Proprio il cacciatore doveva averla portata lì, ma di lui, in effetti, non c'era la minima traccia, così come delle sue cose. Sembrava che tutto fosse completamente sparito.

Per un momento appena, la ragazza entrò nel panico più totale, spaventata: pensò che se ne fosse andato, scomparso per sempre dalla sua vita, senza neppure darle l'ultimo saluto. Si alzò di scatto dal materasso e, anche con il rischio di perdere l'equilibrio, si fiondò fuori dalla porta.

Fortunatamente, una volta nel grande corridoio, tirò un lungo sospiro di sollievo: quella dove era stata posta non era la camera dell'amico e lei, semplicemente, non l'aveva riconosciuta per il troppo buio. Il peso di cui venne liberata in quel momento fu talmente palpabile che, per un momento, le sembrò di trovarsi a camminare ad un palmo da terra. Nella stanza che stava cercando, tutto era in perfetto ordine e le cose di Firyan erano impilate con precisione assoluta sul tavolo vicino al letto, facendole tirare un altro lunghissimo sospiro di sollievo. L'unico interrogativo che le rimaneva, in quel momento, era dove fosse finito il giovane elfo.

Il rombo che seguì a quei pensieri, come di un tuono distante, sembrò rispondere alle domande di Talia che, dopo essersi riavviata i capelli con una mano, si diresse al piano inferiore, nella stanza dove le sue sorelle ancora dormivano serenamente, prese la lancia che l'amico le aveva regalato solamente pochi giorni prima e, avanzando più silenziosamente possibile, uscì dalla sua casa, venendo per un istante abbagliata dai raggi dorati dell'alba.

Mentre ammirava la sfera infuocata che si levava appena sopra le cime degli alberi, in lontananza la ragazza vide levarsi un gran polverone, proprio nel punto in cui sapeva essere solito allenarsi il suo compagno di caccia. Quando lo vide, in mezzo al campo devastato, accanirsi con violenza indescrivibile sui monconi di alberi che lui stesso doveva aver piantato per terra ancora una volta, vorticando tra di loro ad una tale velocità da sembrare nient'altro che una macchia indistinta, tuttavia, Talia non poté fare altro che tentennare, chiedendosi cosa fosse giusto. Dopo quello che Firyan le aveva detto, aveva capito che rivederla gli avrebbe fatto solamente male. Però neppure riusciva a stare lontana, non sapendo che presto se ne sarebbe andato.

<< Firyan!>> esclamò alla fine, avvicinandosi a grandi passi al campo di battaglia, che ancora una volta sembrava essere stato investito da chissà quale catastrofe.

Lui si fermò all'istante, sentendo pronunciare il suo nome. Si fermò precisamente al centro del caos che aveva creato, guardando per un momento la ragazza con occhi pieni di tristezza.

<< Tali.>> mormorò appena, abbozzando un sorriso ma distogliendo lo sguardo, mentre la giovane donna si avvicinava sempre di più.

<< Scusami.>> disse poi, chinando il capo.

<< Per cosa?>> domandò lei, sorpresa da quelle parole. Non capiva, non era ancora successo nulla.

<< Stavo per andare via. Volevo lasciare Karyden, dopo averti portata alla locanda.>> ammise alla fine l'elfo e, in quel momento, Talia colse nel suo sguardo una vena di tristezza talmente profonda da provare una fitta al cuore.

<< Però sei rimasto.>> fece Talia, dopo un lungo silenzio.

<< Mi sono reso conto che ancora non potevo partire.>> rispose lui, alzando lo sguardo, nuovamente serio << Avevo ancora alcune cose da fare qui. Alcune delle quali, hanno a che fare con quella.>>

Kaiju Slayer: Il cacciatore di mostriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora