Capitolo 33

4.1K 192 20
                                        

Capisco presto che Nonna Lavi non tirerà più fuori nulla di importante riguardo a Ryan, perciò saluto e ringrazio tutti, e mi avvio su per le scale del civico 32. Al terzo scalino, una mano mi tira con una certa forza, facendomi vacillare e poi inciampare.

«Dio mio, Thomas, che cazzo fai?» urlo, spintonando le sue braccia lontano da me.  «Vuoi farmi morire?!» aggiungo, a un passo dall'isteria.

«Scusami» borbotta lui, mantenendosi comunque molto vicino a me, «ti ho chiamata, ma non rispondevi. Ho pensato fossi incazzata con me»

«Non ti ho sentito, deficiente. Comunque sì, di certo il tuo comportamento non mi sta aiutando.»

«Cosa vuoi che faccia? Non posso spiattellarti gli affari altrui ogni volta che sei curiosa di sapere qualcosa. Stai aspettando che ti dica di stasera, vero? Ma non posso, non si fa così, Elena.»

Sospiro, ho bisogno di sedermi, il mio mal di testa sta peggiorando e non ne posso più di tutti questi casini.

Come se non mi incasinassi la vita già abbastanza da sola, penso, appoggiandomi al corrimano per sedermi sul primo scalino della rampa.

«Lo so, ma ho bisogno di capire con chi ho a che fare. Siamo arrivati alle pistole, Thomas, e io sto andando ad aspettare Ryan nel suo appartamento. Come credi che mi senta?» La mia voce cede alla fine del mio piccolo sfogo. Gli occhi iniziano a bruciarmi, stringo forte i pugni finché non sento il solito dolore ai palmi che mi dà un minimo di autocontrollo. Ho i nervi a fior di pelle, non sono più in grado di capire cosa provo, o cosa penso, o cosa è meglio che faccia.

«Dovrai parlarne con lui, Elena» dice Thomas, con quel suo ridicolo tono serio e preoccupato.

«E secondo te non ci ho già provato? È impossibile parlare con Ryan.»

Mas si siede di fianco a me, vedo che cerca un contatto fisico, ma io mi scanso a ogni minimo rischio di sfiorarlo.

«Non andare, Lena.» La voce di Thomas inizia a farsi più profonda.

«Dove?»

«Nel suo appartamento. Non aspettarlo, tanto non tornerà nemmeno, non prima di averti lasciata lì ore e ore.»

Porca troia, Alice, c'entri forse tu? Hai aperto bocca con Thomas riguardo alla mia notte con Ryan?

Elaboro pensieri assurdi nella mia mente, e mi sento riempire di rabbia e delusione.

Non avrebbe motivo per dirmi queste cose, se non sapesse.

Mi limito a negare con la testa, ridacchio ironica ed evito il suo sguardo sempre più intenso.

«Vieni con noi, dormi pure con Pede, io starò sul divano» insiste lui. E per qualche motivo che non riesco a cogliere, alcune parole di Ryan si fanno largo tra i miei pensieri. Le ricordo come se me le stesse dicendo ora, posso vederlo di fronte a me, l'espressione severa e penetrante, e la stessa inquietudine nell'ascoltarlo.

«Non fidarti.»

«Di Thomas?»

«Di nessuno, piccola.»

Faccio un ultimo sforzo per elaborare una mossa sensata. Qualcosa nel modo di fare di Thomas non mi quadra. Decido di controllare le mie emozioni, di mostrarmi un poco più tranquilla. Decido di ascoltare Ryan, e di non fidarmi. Di nessuno.

«Vai a casa, Mas. Risolvo una cosa nell'appartamento di Ryan, perché ho ancora io le sue chiavi, e poi torno in mansarda. Ci vediamo domattina, saremo tutti più lucidi per parlare.»

«Va bene, ma Lena...» appoggia la sua mano sulla mia, e io sobbalzo. Segnali di fumo, allarmi assordanti, campanelli di tutti i tipi risuonano dentro di me a quel contatto. «Fai presto, hai bisogno di riposare» dice con dolcezza, prima di avvicinarsi al mio viso.

SOTTO LE PERSONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora