Capitolo 52

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Mi sto guardando allo specchio da diversi minuti. Mi trucco un poco gli occhi, con il solito colore nero che mi fa sentire sempre un po' più sicura di me. Sciolgo i capelli che avevo raccolto in una coda bassa, li scompiglio e li osservo appoggiarsi sulle mie spalle. Mi muovo un po' davanti alla mia figura, cercando di essere il più spontanea possibile.

Sospiro piano e controllo i miei vestiti. Dei jeans stretti fasciano le gambe magre, un maglioncino si abbina perfettamente alle Adidas, e cerco con gli occhi la mia giacca, per controllare che anche quella possa stare bene con ciò che mi sono messa stamattina.

Mi faccio coraggio ed esco dal mio appartamento, con uno strano formicolio allo stomaco. Suono al campanello di Ryan, e mi agito mentre attendo la sua risposta. Un minuto dopo, lo scatto del portone mi fa sobbalzare, i battiti del cuore che aumentano e il respiro che si affanna.

Butto fuori l'aria con forza e mi avvio sulle scale. Raggiungo il piano, e trovo la porta del suo appartamento ancora chiusa. Batto tre colpetti sul legno scuro, e rimango ancora una volta in attesa.

Dopo poco, Ryan apre la porta e mi rivolge un sorriso provocante.

«Buongiorno, piccola» mi saluta, facendomi spazio per entrare.

«Buongiorno» mormoro, in imbarazzo.

Elena, forza, un po' di sostanza. Riprenditi, mi ordino, mentre mi faccio strada nell'appartamento.

Ryan non dice altro. Dopo aver chiuso la porta, posa i suoi occhi su di me, analizza ogni parte del mio corpo, e rimane incastrato nei miei occhi facendomi boccheggiare. Schiudo le labbra, poi deglutisco, inspiro tremante e provo a distogliere lo sguardo.

«Uhm, non ho...» inizio, bloccandomi subito per schiarirmi la gola. «Non ho avuto modo di ringraziarti» concludo, ritornando a guardarlo negli occhi.

«Per cosa?» mi chiede, facendo qualche passo verso di me.

Incrocia le braccia e inclina la testa, assumendo quell'espressione soddisfatta che ho visto troppo spesso sul suo viso. Ha già capito il mio imbarazzo, ha già notato le mie guance arrossate e come minimo mi legge pure nei pensieri, da come mi guarda.

«Ehm, per la cena con i miei. So che sono un po' difficili, mi dispiace molto che ti abbiano messo sotto interrogatorio.»

Ryan scrolla le spalle e si avvicina ancora di più a me.

«Non mi devi ringraziare. Ammetto che la serata mi ha richiesto molta pazienza, soprattutto per la presenza del tuo amico.»

«Direi che è più amico tuo, che mio» punzecchio.

«Le nostre vite si sono incrociate per via di mio fratello. Niente di più.»

«È per questo che ti ha prestato la sua pistola?»

Le parole mi escono senza controllo, e me ne pento subito.

Non era proprio così che volevo tirare fuori l'argomento, penso, portandomi una mano alla fronte. I suoi toni mi fanno sempre scattare. Noto lo sguardo di Ryan assottigliarsi; si inumidisce le labbra prima di parlare.

«Vorrei dirti che non sono cazzi tuoi, ma mi limito a chiederti di riparlarne un'altra volta. Avevo in mente di fare altro, quando ti ho vista alla porta, non di discutere.»

Le sue parole mi lasciano un po' in confusione e rimango a osservarlo mentre afferra un pacchetto di sigarette dal tavolo. Si porta alla finestra e ne accende una. Mi obbligo a far passare i bollori e a evitare le domande che mi affiorano con prepotenza nella testa.

Lo raggiungo e abbozzo uno "Scusa", provocando un altro dei suoi sorrisi soddisfatti. Mi sistemo al suo fianco, ma la sua mano raggiunge prontamente il mio viso, e mi obbliga a girarmi verso di lui. Mi accarezza la guancia con il pollice, un lampo di passione gli attraversa gli occhi.

«Sei bella da far male» sussurra. Distolgo lo sguardo, accaldata, ma lui mi alza un pochino il mento e ritorno a cadere nelle sue iridi. Illuminati dalla luce del sole che attraversa la finestra, i suoi occhi sembrano ancora più chiari del solito.

Sfiora il mio naso con il suo, e mi devo tirare quattro sberle mentalmente, perché non riesco a non pensare alle sue labbra sulle mie. Gioca ad avvicinarsi e ad allontanarsi dalle mie labbra, senza mai toccarle. Il fumo della sigaretta nell'aria, il suo profumo forte, il caldo che sento sulle guance e la pelle d'oca ovunque.

Stanca di giocare, raggiungo le sue labbra, rubandogli un sorriso mentre preme dolcemente la sua bocca sulla mia. I suoi baci si infiammano, mi prende il viso con le mani, la sigaretta ancora tra le dita. Fa passare la mano sul mio collo, arriva al mio bacino, mi attira a sé.

Quando le nostre labbra si staccano, la mia mente riprende a funzionare. Ancora troppo vicini, con la mia pancia che sfiora il suo bacino, Ryan porta la sigaretta alle labbra arrossate e inspira con naturalezza. La fossetta evidente, gli occhi profondi, la bellezza in ogni singola parte di lui.

«Ryan» esito prima di continuare, «che cosa significa? Tutto ciò che abbiamo fatto finora... cosa significa?»

«Mh» butta fuori il fumo e distoglie lo sguardo. «Non sono bravo in queste cose, Elena.»

«Lo sei fin troppo. Se non vuoi esserlo, invece, è diverso» dico, la voce tremante. Mi becco un'occhiataccia e mi mordo le labbra.

Perché non stai mai zitta, Elena? Godersi i momenti mai, eh?

«Avevi detto che non saremmo stati niente finché avevi i tuoi casini. Ora però sono stati più o meno risolti, no?»

«Più o meno» afferma, finendo di fumare.

«Quindi, cosa significa questo bacio? Cosa significa il tuo invitare qua a cena la mia famiglia? Che cosa significa il nostro... tempo insieme?» chiedo, riferendomi a tutte le volte che abbiamo fatto l'amore.

«Non ti basta stare insieme così?»

Mi irrigidisco alla sua provocazione. Prendo le distanze, e Ryan si incupisce.

«Non voglio perdere tempo, Ryan. Ho bisogno di sapere in che direzione andare.» Lo osservo scompigliarsi i capelli e sbuffare. Sono così preda delle emozioni che sento gli occhi inumidirsi. Ho paura di una sua risposta, ho paura di quello che sta provando a dirmi.

Il suo silenzio dura fin troppo, così mi muovo in direzione della porta. In un attimo, la sua mano afferra il mio polso, e la sua forza mi attira verso il suo corpo. Preme le mani sul mio bacino, obbligandomi ad aggrapparmi a lui, con le braccia attorno al suo collo.

«Voglio stare con te, piccola» ammette, la voce bassa e calda. «Sappi che non sono abituato alle relazioni. Dammi tempo, ho un cuore anche io.» E la sua affermazione sembra imbarazzare entrambi.

«Scusami» mormoro.

Un messaggio mi fa vibrare il cellulare nella tasca posteriore dei jeans. Guardo con poca curiosità lo schermo, le parole di Ryan che aleggiano ancora nell'aria.

"Stasera ceniamo tutti insieme da noi."

È Pede a scrivermi, su WhatsApp. Subito dopo, un altro messaggio.

"Puoi portare il tuo nuovo amore se vuoi! ;)"

Ryan osserva lo schermo insieme a me e inarca le sopracciglia quando riprende a fissarmi.

«Il tuo nuovo amore?»

Oh, cazzo. Figure di merda ne abbiamo?

«Ehm» mi schiarisco la voce, non so bene cosa dire.

«Vieni con me, stasera?» chiedo, facendo due occhioni dolci e sperando di non passare per una stupida.

Le labbra di Ryan si allargano in un sorrisino nel vedermi così timida. Con lui è tutto un altalenarsi di emozioni e reazioni.

«Un'ora, non di più. Non sono il tipo che fa queste cose.»

SOTTO LE PERSONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora