Ad Agnese, essendo caduta all'entrata di scuola il giorno 16 marzo 2018
Costa ruinar montana,
crollar macigni vedono
e di terribil frana
un rombo grave e un tremito
avvertono i mortali
s' avvenga un uom cader.
Terrestre abitatore,
col volto al suol trovandosi,
seguir fa per dolore
al colpo e gridi e rantoli
e i tristi suoi lamenti
non pare mai tacer.
Ma chi vedesse lieve
Diva cader Olimpïa,
non più che foglia o neve
a volteggiar per l' aëre
leggera e senza peso
vedrìa poggiarsi al suol.
Anche s' ahimè, meschino,
inopportuno vulnere
l' arto bianco e divino
impunemente insidïa,
diresti ella non senta,
tanto è elevata, il duol.
Anzi, gentile il core
e 'l fiero animo e nobile
non piegansi al cruore,
giammai non versan lagrime,
ma forti, ma tenaci
il sanno sopportar.
Candida rosa audace,
ferito il pie' Citerëo
col gambo suo mordace,
ora l' umor di Venere
pel suo color vermiglio
non può che ringraziar.
Così quell' empio punto
del pavimento umido
d' avere lei raggiunto
ed il suo corpo inclito
qui tra l' umane genti
eterna fama avrà.
Piange la scala innanzi,
l' altri gradini invidono
e che d' onor avanzi
un poco per lor chiedono;
ma sola gloria a quello
pei versi miei sarà.
Ricorda, Agnese cara,
dall' Etna Cintia volvere:
benché caduta amara,
le sue beltà guarirono
ed or, qual Febo Apollo,
rifulge su nel ciel.
Ricorda l'oro biondo
con chi 'l lavora abile:
sopporta i colpi e 'l pondo,
si fa tagliar e battere,
si lascia ripiegare,
sol per tornar più bel.