Sulla primavera

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Di Giove la figlia,
Con seno di fiori,
La luce ripiglia,
Di moglie l'onori
Può lieta lasciar;
E lesta comincia,
Finché vive il dì
E'l Sole l'alluma,
Le gemme a donar.
Da troppa penura
Si svegli natura
Ch'a lungo sopì.

Con Zefiro allegra
L'erbette già move;
La terra più egra,
Bagnata di piove,
Col lume gentile
Ritorna a verdir.
Con Clori la bella
(Che gioia sarà!)
Di fiori s'appresta
I prati a bellir.
Lodate il lavoro
Che tanto decoro
Al mondo darà!

Le siepi smeraldi,
Rubini le rose,
Colori più caldi
Ai prati mai pose,
Né tal colorò.
Le tenere viole
Coi bei botton d'or
Decorano il manto
Che vivo tornò.
Natura qual dama
Di gloria e di fama
S'adornä ognor.

Dall'orto si leva
L'Aurora rosata,
Ch'a lungo attendeva,
Gioconda poi guata
All'opre il figliuol:
E mira dall'alto
La terra quaggiù
Che splende preziosa
Di gioie nel suol.
Né vuol già lasciare
'Sì bel rimirare
E in cielo sta più.

Filòmela il canto
Di lagrime scioglie,
Ma'l dolce suo pianto
Di mutila moglie
Rallegra ogni cuor.
Sua vaga sorella,
Seppur fu crudel,
Il nido fa al caldo
Con tenero amor.
Di Pandio la prole
Col lume del Sole
Si libra nel ciel.

Le limpide fonti,
Di Teti mantello,
I rivi dei monti
Ed ogni ruscello
Risplendono d'or;
Argento più puro
Al blu d'oltre mar
Con ricco ricamo
Ridona splendor.
Profuman di gigli,
Di fiori vermigli
I fiumi ed il mar.

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