Stelle di San Lorenzo

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10-08-20

Alte sul vasto grembo della Terra,
su queste volte uraniche ed oscure,
eccovi, o luci mie tanto adorate,
Stelle di San Lorenzo. A voi rinnovo
secondo il rito una preghiera e pago
l'obolo mio di pianti e di sospiri.
Dive preclare, vaghe sopra l'altre
vaghe cose del cielo, sì che l'uomo
arde ed attende mesi per un solo
attimo sacro; A voi, dolci sorelle
delle stelle che cadono nel buio
del volto mio, senza che Sol mai veda,
a voi, canto stanotte e chiedo aita.
Notte arcana per me e benedetta
è questa, onde il mio cuor s'apre e sprigiona
tutto il dolore e di gelosia il tosco,
il fuoco del rancor, l'aghi del dubbio;
tutti sento in quest'ore alleviati,
-che dico- annichiliti tanto è caro
a me il vedervi, o Dive argentee e pure.

Ricorderete, Stelle, quel fanciullo
che poco più lontan di quant'è ora,
il naso in suso, il collo intorpidito,
fissava il vostro balenar stupito.
Dov'è quel pargoletto, dite, dove?
Chi mi rapì la meraviglia e il riso?
Non siete forse voi l'essenza antica
fatta dello stupor dei primi Adami?
Parlate dunque, nominate il prezzo
ch'io abbia a pagar, fosse l'atroce taglio
dell'impietosa Parca, io non lo temo.
Deh, non tacete! Perché senza luce,
senza di porto speme il legno frale,
cavo di tarli e imputridito d'onda,
della mia mente viaggia alla mercede
d'ogni vento; e ogni auretta più gentile
squassa com'Aquilone irato e abbatte?

Ecco, la stessa Diana questa notte,
nivea regina dei celesti calli,
tarda a mostrare il luminoso quarto,
frena i destrieri inquieti e grazïosa,
ferma sull'uscio tra la notte e il giorno,
mira le virtù saëttanti; e forse
sui labbri casti, su le gote il nome
saetta fulgido, e l'etterno volto
d' Endimione. Eppur tacete, o Stelle,
astri crudeli amati, non vi sazia
l'aspro concento dei miei guai perenni?
Oh! Tacete...perché tacer?...che sia
il silenzio timore affettuoso
d'un responso fatale, funestissimo?
Stelle, voi col silenzio dite al cuore
ciò che gran tempo di per sé temeva:
Perduto è quel fanciullo. Ombra lontana
resta sol nel ricordo e ad ora ad ora,
fugge pur essa, docile, cullata,
dalle correnti indomite del Tempo:
l'Oblio caliginoso, dei potenti
sommo terror e d'umili vorace,
se ne pasce ogni giorno e la consuma.

O voi, Stelle beate, che potete,
antiche quanto è antico l'Universo,
intercedete presso la tiranna
reggia del Tempo e con gloriosa
maestà togliete ai rostri ingordi e ladri
quell'ombra a me 'si cara e disiata:
a confortare con le fanciullesche
risa di meraviglia torni questi
giorni insicuri e desolati alquanto.
E se financo le divine preci
non scioglieranno il cuor di quel tiranno,
illuminate col baglior superno
questi di tanto duol occhi fumosi,
perché non più miseria il volto offenda
con pianto e con lamenti. O Stelle amiche,
se poco di valor son questi canti,
donate al cuore mio non sensi antichi
polverosi, romantici ricordi,
ma nuovi sensi, meraviglie nuove
ch'empiano i lumi omai grandi e maturi
di ritrovata e consapevol gioia.

Triste colui ch'abbandonati i giochi
e l'avventure dell'età più dolce,
ove ogni giorno un'avventura, un sogno
spinge la vita a vasti più orizzonti,
ne sepolga i tesori e ne disperda
il bel ricordo. Sì, Stelle adorate,
questa notturna invocazione udite:
il mio fanciullo, ostia indifesa e pura,
non sia sacrificato in vano: veda
lui coi miei occhi ed io con gli occhi suoi
(quelli che sotto queste stesse volte
ogn'anno benedicevate e ogn'anno
tornavano assetati al vostro fonte)
gli aspri orror della Terra e li converta
se non in ben, in minor doglia almeno;
e poiché ciò comanda a ognuno il Tempo,
adempirò al mandatorio uffizio,
né più lamenterà la fronte e il ciglio
gravidi nembi di mestizia e pena.

Felici gli occhi luminosi ancora
del vostro fanciullesco eterno raggio.
Felice nella notte più profonda
chi senta in cuor la meraviglia prima
che decorava il mondo. Stelle care,
felice me, se il vostro bel bagliore,
quando ogni lume nella notte tace,
m'indicherà, cullandomi nel seno,
la tanto a lungo sospirata pace.

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