24.Portami a casa

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Le nostre labbra si separano e le nostre fronti si uniscono.
《Non avercela con te stessa.》sussurra《Prenditela con me.》
《No, non è giusto.》i nostri occhi si incontrano ed i suoi sono tristi.
《Allora parlami.》mi accarezza una guancia《Non ti allontanare da me.》lascia piccoli baci sulle mie labbra che mi fanno sorridere《Sei così bella quando sorridi...》
《Anche tu.》mormoro e le sue labbra si aprono in un sorriso timido. Che bello!
《Ora devo mantenere la promessa perciò, cosa ti va di fare?》si mette composto sul sedile e mette in moto il suv.
《Hai mangiato?》
《No.》si immette in strada.
《Forse è il caso che mangi qualcosa allora.》
《Tu hai fame?》
《No, ma voglio che tu mangi.》lo osservo guidare.
《Se è quello che desideri, sarà fatto. Ho voglia di mcdonald's.》
《È il tuo stomaco. Decidi tu.》
《Dovremmo parlare di un po' di cose.》mormora ma io me ne resto zitta. Intuisco di quello che vuole parlare, ma io non ne ho davvero voglia.
《Per farmi sentire una sfigata?》i miei occhi si perdono tra le persone che camminano sul marciapiedi, tra le vetrine colorate, tra le auto che corrono accanto alla nostra.
《Non è quello che voglio.》
《A me sembra il contrario.》incrocio le braccia al petto sentendo improvvisamente freddo.
Non dice nulla e questo mi spaventa perché potrebbe anche significare che ho ragione. Ti prego Charlie, dimmi che mi sbaglio.
《Non me la sento.》rallenta per entrare al mc drive dove ordina un big mac con cola media, una porzione di patatine ed un gelato con scaglie di cioccolato《Per te.》mi passa il gelato dopo aver pagato.
《Grazie.》mormoro mentre parcheggia《Cosa non ti senti di fare più esattamente?》devo saperlo, anche se mi spezzerà il cuore.
《Non sono degno di vivere con te le tue prime volte, di qualsiasi tipo esse siano.》osserva il suo pranzo senza toccarlo《Te l'ho detto, meriti di meglio.》
《Non ti piaccio.》il gelato che ho davanti diventa sfocato a causa delle lacrime che mi velano lo sguardo《Dovevo immaginarlo.》
《Io non ti piaccio. O se ti piaccio è solo per questa faccia di cui ti stuferai in fretta.》
《C'è altro dietro a quel viso.》
《Sì, ma non ti piacerebbe.》
《Ciò che ho visto fino ad ora mi è piaciuto.》alzo lo sguardo incontrando i suoi occhi turbolenti.
《Tutti restano delusi da me.》mi ricorda ancora una volta, per l'ennesima volta.
《Nessuno è perfetto.》
《Tu lo sei.》il suo pollice cattura una lacrima sfuggita al mio controllo《Perché non lo capisci?》
《Perché non ci credo. Perché non lo sono.》dico a voce bassa.
《Vorrei poterti dimostrare che ti sbagli sia sul mio che sul tuo conto.》i nostri sguardi collidono.
《Non lo farai.》gli leggo negli occhi scuriti da pensieri burrascosi.
《No. Non posso.》
《Non puoi o non vuoi?》le mie mani sono ormai fredde mentre il gelato si sta lentamente sciogliendo nella vaschetta.
《Non voglio.》distoglie lo sguardo.
Annuisco più a me stessa che a lui e comincio a mangiare il gelato che tengo tra le mani, restando in silenzio, isolandomi nei miei pensieri.
E come sempre io so già come andrà a finire, nonostante cerchi in tutti i modi di cambiare il finale. Non sono mai abbastanza e mai potrò esserlo. Né per Peter né per Charlie né per chiunque altro. Ho sempre camminato da sola e continuerò a farlo per molto altro tempo. Ma allora perché mi ha chiesto ripetutamente di non allontanarlo?
《Odio i tuoi silenzi.》la sua voce mi risveglia, io smetto di fissare il palo della luce che ho davanti e mi accorgo che ho praticamente finito il gelato.
《Non posso parlare se non ho niente da dire.》slaccio la cintura di sicurezza e scendo dall'auto per buttare la vaschetta vuota.
《Non ci credo.》mi dice quando salgo nuovamente a bordo.
《Pensavo che volessi conoscermi.》do voce ai miei pensieri《E per conoscermi non credevo che volessi sapere e ti interessassero a tal punto i miei trascorsi relazionali.》
Parla dopo un'eternità, dopo aver finito di mangiare il suo hamburger《Voglio conoscerti.》il suo sguardo è perso nel vuoto《Ma non posso...》
《Offrirmi ciò che merito.》completo la frase al suo posto《Sì, me lo hai detto un centinaio di volte.》
《E tu ti ostini a non capire.》mi accusa e a questo punto le mie difese naturali si alzano, raccogliendosi attorno al mio cuore come ogni volta che abbasso la guardia e vengo ferita.
《Invece ho capito benissimo.》raddrizzo spalle e schiena《Riportami a casa Charlie.》
《Se ti riporto a casa adesso, tra noi finisce(?)》la sua frase suona come una domanda o forse più come un'affermazione. Non lo capisco.
Resto in silenzio senza sapere cosa rispondere e Charlie sospira.
《Ti porto a casa.》in pochi minuti siamo già in strada, diretti verso casa mia. Solo il leggero mormorio del motore spezza l'assordante silenzio che ci soffoca fino all'arrivo a destinazione《Col cazzo che finisce.》quando sa per parcheggiare fa bruscamente retromarcia ed esce dal parcheggio, tornando in strada.
《Che fai?! Ti ho detto che voglio andare a casa!》alzo la voce.
《E con il tuo fottuto silenzio mi hai anche detto che se ti lascio a casa tra noi è chiusa.》è arrabbiato, potrei dire quasi furioso.
《Sì. E non ti va bene?》
《No.》
《Cosa vuoi da me?》domando in un gemito di frustrazione《Se non lo sai portami a casa.》lo supplico mentre l'auto avanza indisturbata. Poi lo vedo mettere la freccia per svoltare a desta e caposco: non ha la più pallida idea di ciò che vuole.
Poco dopo siamo di nuovo nel parcheggio, io con gli occhi in lacrime e un nodo alla gola e lui serio e rigido come una statua.
《Charlie.》dico prima di aprire la portiera ed il mio suona come un addio.
《Jessica.》lo sento dire prima di sbattere delicatamente la portiera e la sua sembra quasi una preghiera che io ignoro andando verso l'ascensore che apre le sue porte per accogliermi e proteggermi da quei due occhi celesti.

••••

Il silenzio di casa mia viene spezzato dal rumore della chiave che gira nella toppa, segno che i miei sono arrivati.
Da quando ho messo piede in casa, fino ad ora, me ne sono stata in silenzio rannicchiata sul mio letto. Ho lasciato correre liberi i pensieri ma non le lacrime che a volte minacciavano di irrompere. Non aveva senso piangere.
《Siamo a casa!》la voce di mio padre mi fa sollevare lentamente dal materasso morbido.
《Bentornati.》li saluto entrando in cucina《Com'è andata oggi?》domando per l'amor della conversazione.
E mi raccontano cos'è successo al lavoro, cosa si dice in giro, quali sono le ultime notizie...ed io ascolto annuendo e sorridendo di tanto in tanto senza davvero immagazzinare informazioni. La mia testa è troppo piena di pensieri ed io non riesco ad ordinarli. Sento di impazzire. La testa mi scoppia.
《Voglio riprendere le sedute con la dottoressa Hilson.》li interrompo di colpo. Mio padre che stava andando in bagno si blocca e mia madre, che stava decidendo cosa preparare per cena, chiude il frigo ed insieme mi guardano《Solo un paio di sedute, non di più.》
《Certo. Chiamiamo domani mattina, che dici?》propone mia madre.
《Sì, chiamate domani. Ora è decisamente tardi.》concorda anche mio padre prima di sparire dalla cucina.
《Grazie.》dico abbastanza forte affinché entrambi mi sentano《Ti aiuto con la cena?》mi rivolgo solo a mia madre.
《Non c'è bisogno. Vai pure in camera se vuoi.》apre nuovamente il frigo, pronta a preparare la cena.
Mi siedo in cucina ed osservo tutti i movimenti di mia madre esattamente come facevo quando ero bambina: taglia le verdure, accende il fuoco, butta un goccio d'olio in padella, lo fa scaldare un po', ci butta le verdure fresche.
《Cosa significa quando una persona ti dice che meriti di meglio?》ed esattamente come quando ero bambina mi metto a fare domande sulla vita per capirla meglio o semplicemente per capirla.
《Significa tante cose.》e mia madre mi risponde con il tono dolce e pacato che usava già anni fa per spiegarmi le cose《Significa che quella persona vuole il tuo bene, che ci tiene a te, che vuole solo la tua felicità.》
《E se si sbagliasse?》
《Tutti sbagliano, ma la vita dà sempre un modo per rimediare.》si gira a guardarmi mentre gioco con un tovagliolo《È stato quel Peter di cui mi hai parlato un po' di tempo fa a dirti questo?》domanda curiosa.
《No, nulla di simile.》dico sbrigativa《Meglio se apparecchio la tavola.》
《E se un ragazzo dice qualcosa del genere ad una ragazza che gli interessa significa che non crede in se stesso e soprattutto che quella ragazza è speciale.》aggiunge mia madre ed io incasso silenziosamente il colpo.
Non nel caso di Charlie, mamma. Lui crede in se stesso ed io non sono per niente speciale.
Ero solo un gioco che si è rivelato presto difettoso nelle mani di un bellissimo bambino. L'ennesimo bambino che ha guastato il cuore della bambola.

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