CAPITOLO 16

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Alex

Mi sveglio nel cuore della notte. Mi rendo conto di avere il battito accelerato e gli occhi bagnati.

"Stavo piangendo nel sonno".

Sbuffo e mi metto dritta sedere. Cerco di tranquillizarmi. Bevo un sorso d'acqua dalla bottiglia che ho sul mio comodino e poi mi passo le mani sul viso.

Continuo a fare lo stesso sogno. Lo stesso identico sogno da quattro giorni. Sogno Christian.

Christian con la gola tagliata. Io che lo chiamo, lo prendo tra le mie braccia e urlo il suo nome, senza ottenere risposta. Ho le mani sporche di sangue, ma non ci faccio caso. Continuo a scuoterlo nella speranza di un segno di vita, ma niente. Peggioro solo la situazione sporcandogli la faccia del suo stesso sangue.

Stesso sogno, diversi scenari, stesso finale.

Christian è morto.

Per quanto mi renda conto che sia soltanto un sogno, o meglio un incubo, non posso far finta di nulla. D'altronde sono semplicemente le mie paure che si manifestano quando io non ho il controllo dei miei pensieri.

Prendo il cellulare e gli invio un messaggio per sapere se va tutto bene. Nel frattempo vado in bagno e mi lavo la faccia con dell'acqua fredda. Mi guardo allo specchio e il mio riflesso un po' mi spaventa. Ho delle profonde occhiaie, senza contare le condizioni dei miei capelli.

Quando ritorno in stanza vedo il mio cellulare illuminato. Lo prendo, nonostante la luce mi dia fastidio agli occhi sono sollevata dalla risposta che trovo.

Da Christian:
Qui tutto ok. Cosa ci fai sveglia alle tre del mattino? Stai bene?

Gli dico semplicemente che mi sono svegliata per bere un po' d'acqua e tralascio tutto il resto. Spengo il telefono e provo a riaddormentarmi.

Dopo due ore ci riesco.

***

<<Tesoro sono le undici...>> mi sveglio sentendomi scuotere un braccio.

Apro un occhio e vedo mia madre seduta sul mio letto con un sorriso divertito.

<<L'America ti ha fatto diventare ancora più pigra di quello che già eri>>.

Quando realizzo ciò che ha detto mi alzo di scatto a sedere.

<<Anna!>> dico ricordandomi del mio impegno con lei.

Sono atterrata esattamente quattro giorni fa. Sono stata rimproverata da ogni componente della mia famiglia per non aver avvisato che avevo intenzione di passare in Italia le vacanze. Ho rifilato qualche scusa inventata al momento e perfortuna nessuno ha fatto troppe domande. Dopotutto erano felici di rivedermi.

Ho rivisto quasi tutti i miei parenti in soli tre giorni e la cosa è stata abbastanza stressante, ma anche molto molto divertente. Mi ha dato la possibilità di non soffermarmi a ragionare su ciò che stava accadendo dall'altra parte del mondo. Mi ha permesso, almeno per un po', di distrarmi.

<<Tranquilla l'ho già avvisata io. Sta venendo qui, così avrai più tempo per prepararti>>.

Tutti avevano sorvolato sulla mia decisione presa all'ultimo minuto, tutti tranne Anna. Sapevo che ci teneva ad organizzarsi in maniera da essere disponibile quei pochi giorni che decidevo di venire in Italia e capivo il suo disappunto, ma di certo non potevo spiegarle il vero motivo per cui non avevo avvisato nessuno.

AD ARMI SCOPERTE [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora