Ashton Irwin
Sono passate due settimane da quanto ho portato qui Calum e sembra che abbiamo finalmente raggiunto un accordo che ci permetta di vivere in armonia tra di noi, per quanto possibile. Lui può stare slegato quando è con me o con Niall, a condizione che non provi a scappare, mentre con gli altri ho bisogno che stia legato. Non voglio che pensino che io provi pena per quel ragazzino. Sono Ashton Irwin, ho una reputazione da mantenere.
"Okay, okay. Tocca a me. Se sai anche questa ti sposo definitivamente. Quando una porta non è una porta?" Distolgo per un attimo lo sguardo dal libro che sto leggendo per guardare Niall, confuso. Lui e Calum sono seduti entrambi sul letto, dove io invece sono sdraiato, ed è più di mezz'ora che si fanno questo tipo di indovinelli a vicenda o che uno di loro chiede all'altro di continuare una frase. Non ne capisco davvero il senso.
"Quando è accostata" Risponde fieramente il moro, guadagnandosi un abbraccio da parte dell'amico. Esasperato, alzo gli occhi al cielo e mi metto seduto, guardandoli.
"Okay, mi spiegate perché giocate a continuare le frasi?" Chiedo, richiamando la loro attenzione.
"Sono frasi di serie tv o film, è per vedere se li abbiamo mai visti o meno" Spiega brevemente il biondo, facendomi dubitare del fatto che hanno uno diciassette anni ed l'altro ventidue. E quest'ultimo fa anche parte di una banda criminale!
"Voi avete dei seri problemi" Scuoto la testa, riprendendo a leggere il mio libro.
"Oh avanti! Trovalo tu qualcuno che segua Percy Jackson, Harry Potter, Shadowhunters, Teen Wolf, la Marv-"
"Okay, si, ho capito! Tornate al vostro giochino" Sbuffo, interrompendolo bruscamente, tant'è che lui mi guarda offeso prima di riportare l'attenzione su Calum. Ha un anno in più di me e quello più maturo dei due sono io. Roba da pazzi. Improvvisamente, il cellulare del mio amico squilla, facendomi sbuffare sottovoce.
"Pronto?" Risponde, tenendo l'apparecchio elettronico attaccato all'orecchio. "Si, okay Liam, arrivo, sta tranquillo" Dice, riattaccando. Al nome del moro però alzo la testa, leggermente preoccupato.
"A Liam si è rotta la macchina, devo andare a recuperarlo" Dice, guardando tristemente Calum, che fa il labbruccio. I due si abbracciano, in segno di saluto, mentre io faccio un piccolo cenno con la mano, non amando chissà quanto il contatto fisico. Quando il biondo se ne va, l'altro ragazzo presente nella stanza poggia lo sguardo su di me, avvicinandosi fino a sistemarsi al mio fianco.
"Cosa leggi?" Mi domanda, allungando il collo per sbirciare il titolo del libro. Sorrido divertito, mostrandogli la copertina. Il Codice da Vinci. Sarà la decima volta che lo leggo. È talmente bello che non puoi fermarti ad una sola lettura.
"È il libro preferito di mia madre" Mormora, abbassando appena lo sguardo. Poggio con cura l'oggetto sul comodino, in modo da dedicargli la mia completa attenzione. Nonostante io abbia fatto ricerche sulla sua famiglia, non conosco l'intera storia di sua madre, o di sua sorella, anche se mi piacerebbe saperle.
"Da quanto è in riabilitazione?" Sussurro con cautela, non volendo sembrare invadente. Lui sospira, poggiando la testa sul cuscino e guardandomi negli occhi, prima di rispondermi, sempre usando un tono di voce basso.
"Da inizio anno, credo. Ma aveva già da un po' problemi con la droga" Lo guardo, ancora più incuriosito e, probabilmente, nel vedere la mia faccia, si decide a raccontarmi tutta la storia.
"Quando avevo dieci anni, sentii mia madre e mio padre discutere sul fatto che lei gli avesse rubato dei soldi per fare chissà cosa. Lei negava continuamente, ma mio padre non voleva sentire ragioni. A dodici anni l'ho beccata in bagno, mentre si iniettava quello schifo direttamente nelle vene con una siringa, e lei mi disse che in realtà era un sonnifero perché, a detta sua, non dormiva molto. A quindici anni, ho visto per la prima volta mio padre mentre la portava in ospedale. Stava rischiando l'overdose. Da lì ha smesso per un po', sembrava andare tutto bene, fin quando non ha ricominciato all'inizio di quest'anno. L'abbiamo trovata, ancora una volta, svenuta sul pavimento, con un barattolo strapieno di pillole in una mano. Solo allora mio padre si è deciso a mandarla in riabilitazione. Vado a trovarla tutte le settimane, o meglio, andavo. Sono due settimane che non la vedo ormai" Conclude il suo racconto con un'alzata di spalle ed io mi soffermo sull'ultima frase, pensando a come si senta nel non vedere sua madre da tutto questo tempo. E per colpa mia, per giunta. Il problema è che non posso fargli mettere piede fuori di casa, se Louis venisse a scoprirlo mi fucilerebbe.
"Come stava l'ultima volta che ci sei andato?" Chiedo, non volendo ancora chiudere il discorso. Il moro mi guarda, forse chiedendosi il perché di tutto questo interesse.
"Bene, credo. È completamente pulita da quando è entrata lì, anzi mi ha detto addirittura che potrebbero farla uscire entro fine anno" Mi risponde, accennando un sorrisino al pensiero di vedere sua madre finalmente libera. Mi rendo conto solo ora di quanto la sua vita non sia facile, eppure non perde mai il sorriso. Da quando è qui, togliendo ovviamente il suo sfogo dopo aver chiamato il padre per dirgli di non cercarlo, non l'ho mai visto triste. Prende tutto con una leggerezza incredibile, persino il suo rapimento, contando che il primo giorno in cui è arrivato, invece di essere spaventato e chiedere dove si trovasse, ha chiamato me Shaggy e Zayn kebbabaro. Insomma, è un ragazzino estremamente forte. Avrei voluto avere la sua stessa forza a diciannove anni, quando Louis mi ha preso sotto la sua ala, facendomi entrare nei Bloods. Non che me ne penta, ma probabilmente se fossi stato un po' più forte avrei gestito meglio la cosa.
"Hey, ti si sono scaricate le batterie?" Ridacchia il ragazzo, sventolandomi una mano davanti alla faccia. Sbatto più volte le palpebre, dedicandogli poi un sorrisino divertito.
"Scusa, stavo pensando" Mi giustifico.
"A cosa?" Chiede, facendomi alzare gli occhi al cielo. Ficcanaso.
"Al fatto che nonostante la tua vita non sia tutta rose e fiori, sei sempre allegro" Alzo appena le spalle e lui mi rivolge un'occhiata sorpresa, non aspettandoselo. Resta per qualche secondo zitto, prima di sorridermi.
"Non si combatte la tristezza con altra tristezza, Ash"
Non avrei mai pensato che un ragazzino di diciassette anni potesse darmi, con una semplice frase, una lezione cosi preziosa.
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Come promesso, doppio aggiornamento questa settimana!
Calum si apre per la prima volta con Ashton, raccontandogli la storia di sua madre🥰 la frase finale di Calum mi piace un sacco, spero che tutti possiate sempre ricordarla e non smettere mai di sorridere, nonostante tutto.
Secondo voi cosa succederà nel prossimo capitolo?
Vi dico solo che è TRASH.
Alla prossima✨hannah
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Stockholm Syndrome
Fanfiction[CASHTON] "Mangia" Gli ordino, ma lui scuote la testa. "Cosa mi dice che il cibo non è avvelenato?" Osservazione intelligente, per un ragazzino come lui. Scuoto la testa, ridacchiando leggermente e mi alzo, tagliando un pezzo dalla fetta di carne e...