Calum Hood
Fin da piccolo, ero noto per la mia iperattività. Non riuscivo a stare in casa per più di dieci minuti, volevo sempre uscire, stare all'aria aperta anche con la pioggia, scoprire nuovi posti, incontrare persone nuove. Ricordo che, a quattro anni, chiesi a mia madre di portarmi allo Sheep Meadow, uno dei prati più famosi di tutto Central Park, di sera, in modo da osservare le luci in lontananza dei palazzi, nonostante fosse Dicembre e faceva un freddo cane. Lei mi ci portò, restammo fino all'una di notte seduti sul prato ed io, incantato, non riuscivo a smettere di guardare New York ed i suoi grattacieli. Ricordo che, a dodici anni, feci amicizia con un ragazzo italiano di sedici anni, in vacanza qui nella Grande Mela e, l'anno dopo, io ed i miei genitori decidemmo di fare una vacanza lì, nelle sue zone. Si chiamava Martino e veniva dal Sud della Penisola. Io lo chiamavo Martin e lui, ogni volta, mi rimproverava, perché diceva che non era il suo vero nome. L'ultimo viaggio che ho fatto è stato a quattordici anni, quando io e la mia famiglia raggiungemmo i miei parenti in Australia, a Sydney, per le vacanze estive, come ogni anno. In quello stesso periodo però, scoprimmo i problemi che la mamma aveva con la droga ed abbiamo smesso di andarci, per risparmiare in modo da permetterci le cure. Non ho molti ricordi della mia città natale, ci siamo trasferiti qui quando io avevo appena tre anni, ma ricordo che mio nonno, tutti i venerdì, giocava a bingo e trascinava me e mia sorella con sé, dicendo che eravamo i suoi preziosi portafortuna. Dopo la partita, ci comprava sempre il gelato. Mali-Koa aveva sette anni, quindi sicuramente ricorderà più cose di me. Tuttavia, lei non è qui a potermele raccontare adesso.
"DIO NON CE LA FACCIO PIÙ A RESTARE CHIUSO QUI DENTRO!" Sbotto, tirando con forza il paio di manette che tiene legato uno dei miei polsi sempre allo stesso, stupido termosifone. È passata una settimana dal mio rapimento, se cosi si può chiamare, e non sono uscito di casa nemmeno una volta, se non per andare a quella merda di riunione dei Bloods. Sto impazzendo.
"Sta zitto cinesino, nessuno ti farà uscire" Mi dice capelli a cespuglio di fronte a me, facendomi sbuffare ad alta voce. Niall è decisamente il più simpatico tra tutti, peccato che il suo turno di guardia capiti solo una volta a settimana. Ho conosciuto, oltre lui ed Ashton, Liam, un tipo abbastanza noioso, talmente tanto che mi sono addormentato mentre lui mi raccontava la storia del suo criceto, di come era morto per eccesso di cibo. Non credevo esistesse un tipo di morte del genere, prima. Dopo di lui c'è stato Zayn, il ragazzo che era con lui il giorno in cui sono stato rapito, che mi mette ansia solo a guardarlo. È l'unico capace di farmi stare zitto solo con uno sguardo, mi spaventa anche solo dire di dover andare in bagno quando sono con lui. Ed ora Harry. Lui non mi fa né caldo né freddo, non mi dà più di tanta confidenza e non ride alle mie battute, quindi non saremo mai amici. Mi chiedo se conoscerò anche il capo dei Bloods, Louis credo si chiami, ma non credo che si sprechi a fare la guardia a me. Anche se, a dirla tutta, guardandolo sembra più un nano da giardino che il capo di una gang criminale.
"Quando torna Ashton?" Chiedo impaziente, sapendo che con lui almeno non mi sarei annoiato a morte come adesso. Neanche il tempo di ricevere una risposta che la porta della camera si apre, rivelando la figura possente del riccio, che sembra davvero stanco. Il ricciolino sospira sollevato, alzandosi dal materasso e salutandolo con un semplice gesto della testa, prima di andarsene. I miei occhi si spostano sul viso del ragazzo, che si affretta a sfilarsi la maglia ed a gettarsi sul letto. Arriccio il naso, facendo rumore con le manette per attirare la sua attenzione, riuscendoci.
"Ah, giusto" Lo osservo mentre si rialza e recupera le chiavi delle manette dal cassetto del comodino, per liberarmi il polso. Sospiro di sollievo, alzandomi in piedi e stiracchiandomi. È da qualche giorno che mi permette di stare slegato, a condizione che non provi a scappare e che, quando c'è qualcuno a controllarmi che non siano lui o Niall, io stia buono e legato, per non dare sospetti.
"Hai una faccia di merda" Gli dico con tranquillità, mentre lui si stende nuovamente sul letto. Alza gli occhi al cielo, esasperato, mentre si passa le mani sul viso.
"Louis sta organizzando una rapina e ci sta stressando perché vuole curare il tutto nei minimi dettagli" Ah, cose di tutti i giorni, insomma.
"Una rapina? E dove?"
"Alla J.P Morgan Chase, qui a New York" Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva nel sentire quel nome. La Morgan Chase è una delle banche più grandi al mondo, ha molte sedi ma quella principale è qui, nella nostra città. È impenetrabile, letteralmente. Ci sono un sacco di guardie ogni giorno, ad ogni ora, allarmi sparsi ovunque insieme alle telecamere.
"Voi siete pazzi, quella banca è inespugnabile peggio della prigione di Azkaban!" Esclamo, mordicchiandomi il labbro inferiore. Ma perché sto cercando di dissuaderlo dall'idea di irrompere li dentro? Se venissero arrestati io sarei libero e potrei tornare da mio padre e Luke.
"Non so cosa sia la prigione di Alakabam, ma sta tranquillo, ce la faremo. Non ho intenzione di farmi arrestare e rischiare che il tuo rapimento si aggiunga alla lista dei numerosi reati che ho commesso"
"È AZKABAN STUPIDO BABBANO" Lo rimprovero con voce isterica, costringendolo a tapparsi le orecchie.
"E poi, che intendi dire? Non avevi mai rapito nessuno prima?" Mi sembra abbastanza strano, infondo sono famosi per le loro rapine, omicidi, spaccio e chi ne ha più ne metta.
"No, mai" Scuote la testa, alzando subito dopo le spalle. Rimango sorpreso da quella rivelazione, ma cerco di non darlo a vedere e mi avvio verso la porta del bagno.
"Felice di essere il tuo primo ostaggio!" Esclamo, prima di chiudermi all'interno dell'altra stanza. Tiro un sospiro, avvicinandomi allo specchio. I miei capelli fanno davvero schifo, il non usare uno shampoo apposito li sta rendendo secchi e spenti. Sbuffo, passandomi le mani sulla faccia. Sono il suo primo ostaggio. Il primo che tiene chiuso in casa sua.
Ma la cosa strana è..
Perché questo mi rende felice?
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È UN CAPITOLO CORTISSIMO NE SONO CONSAPEVOLE MA È DI PASSAGGIO QUINDI SCUSATEMI VI AMO TANTISSIMO DNDJSJNSENDNSSNAGGIORNODNSJEJWJDISJSJWNWNUOVONWKWPQKSJDDOMANIDNKEKWKWWKW
Niente spazio autrice, il perché sta tutto nelle tre righe di lettere a caso che nessuno di voi avrà letto. ❤️hannah
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Stockholm Syndrome
Fanfiction[CASHTON] "Mangia" Gli ordino, ma lui scuote la testa. "Cosa mi dice che il cibo non è avvelenato?" Osservazione intelligente, per un ragazzino come lui. Scuoto la testa, ridacchiando leggermente e mi alzo, tagliando un pezzo dalla fetta di carne e...