Don't look for me

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Calum Hood

Non so bene perché Ashton abbia deciso di portarmi con sé alla riunione dei Bloods, infondo sono solo un prigioniero, se è questo il termine corretto. Sta di fatto che mi ha costretto, letteralmente, a vestirmi ed a salire in macchina con lui. Non so bene da quanto tempo stiamo viaggiando, ma so che mi sto annoiando a morte.

"Posso accendere la radio?" Chiedo, guardandolo con la coda dell'occhio.

"No" Risponde duramente, tenendo gli occhi fissi sulla strada.

"Per favore?"

"Ho detto no"

"DAAAAAAAAI"

"Ascolta ragazzino, se provi a chiederlo di nuovo giuro che ti faccio volare giù dalla macchina mentre guido a 150 chilometri all'ora" Mi sbotta contro, facendomi ammutolire all'istante. Questo è lunatico, ma in modo anche parecchio esagerato. Sbuffo, poggiando la testa contro il finestrino e guardo al di là di esso, osservando i palazzi che scorrono veloci sotto i miei occhi.

"Hai tu il mio cellulare?" Chiedo improvvisamente, non so neanche perché in realtà. Insomma, che domanda è?
Okay, forse voglio solo fare conversazione.
Wow conversazione con il tuo rapitore, grande Calum.

"Si"

"Quando potrò riaverlo?"

"Mai?" Sbuffo ancora una volta, alzando gli occhi al cielo. Stupido Ashton, stupido rapimento, stupido me. Insomma, dovevo fare visita a mia madre proprio ieri? Non potevo andarci un altro giorno?
Sono un coglione.
Una frenata brusca mi fa inclinare in avanti, costringendomi a poggiare le mani sul cruscotto per non essere sbalzato fuori dall'auto, dato che non ho neanche allacciato la cintura di sicurezza.

"Scendi" Mi ordina ed io lo guardo scioccato mentre, con tutta tranquillità, scende dalla macchina. Ripeto, è pazzo.
Non appena metto piede al di fuori del veicolo, i miei polsi vengono afferrati bruscamente dal riccio e legati nuovamente da un paio di manette.

"Oh ma andiamo, ti ho già detto che non scapperò" Piagnucolo, non sopportando quelle cose. Mi fanno sentire in trappola, anche se effettivamente servono a questo. Devo seriamente smetterla di pensare cose stupide.

"Sta zitto e cammina" Dice scocciato, spingendomi verso l'entrata mentre lui cammina dietro di me. È un palazzo, almeno all'esterno, molto vecchio, per niente uguale alla casa di Ashton. Le scale sono talmente rovinate che ho paura possano cadere da un momento all'altro, ma non c'è molta scelta, dato che ovviamente non c'è un ascensore. Saliamo fino all'ultimo piano, il quarto, dove finalmente il ragazzo dietro di me si ferma davanti ad una porta di legno e bussa. Tre pugni, ognuno a distanza di due secondi dall'altro, dati accanto allo spioncino. Hanno anche un modo di bussare tutto loro adesso?
La porta viene aperta dallo stesso ragazzo che era a casa sua ieri, quello pakistano che l'ha aiutato nel rapimento, infatti rimane sorpreso dalla mia presenza.

"Hai portato anche lui?" Chiede, spostandosi per permetterci di entrare. Lo guardo male, non gradendo la sua presenza.

"Non potevo rischiare di lasciarlo in casa da solo, non voglio che scappi. E poi, credo possa essere utile"
Utile? Io? In che modo scusa? Non so neanche allacciarmi le scarpe tra un po'.

"Vado a salutare gli altri, tienilo d'occhio" E cosi, vengo lasciato solo con il moro, che mi scruta da capo a piede, senza un'espressione particolare sul viso.

"Come vanno gli affari? Hai venduto tutto il kebab o te n'è rimasto un po'? Avrei una leggera fame" Ridacchio, beccandomi un'occhiataccia. Il ragazzo mi afferra per la maglietta, attirandomi più vicino per guardarmi negli occhi. Okay, lui mi spaventa.

"Ascolta cinesino, io non sono Ashton, non ho paura di farti saltare il cervello con un colpo di pistola solo perché credo che tu ci possa essere utile. Quindi vedi di portarmi rispetto, altrimenti ti ficco la mia pistola su per il culo e premo il grilletto senza pensarci due volte" La sua voce mi mette i brividi, a quanto pare non scherza. Mi molla subito dopo, ghignando divertito, forse a causa della mia faccia scioccata e spaventata.

"Zayn, porta qui Calum!" Sento urlare da Ashton ed il moro mi afferra per la catena delle manette, trascinandomi nell'altra stanza. Arriccio il naso nel sentire la puzza di sigarette, e non solo, e Zayn si siede, senza però lasciarmi andare. Seduti al tavolo ci sono Ashton, un ragazzo biondo, probabilmente tinto, che mi guarda curioso con i suoi occhi azzurri, un ricciolino che smanetta con il cellulare e un moretto pieno di tatuaggi. A capo tavola, è seduto un ragazzo dai capelli mori e lisci, con tatuaggi sparsi ovunque e gli occhi di ghiaccio. Ha una sigaretta tra le mani e mi guarda con attenzione, come se volesse leggermi l'anima. Mi dispiace amore, non sono aperto in quel senso.

"Quindi questo è il figlio di David" Dice, prendendo un tiro dalla sua sigaretta. Io annuisco, deglutendo a vuoto. Questi tipi mi fanno paura, sono intimidatori. Ashton non è cosi.

"Quel poliziotto da quattro soldi ci da il tormento da anni ed è sempre circondato da uomini, quindi è impossibile ucciderlo. Ma forse con te le cose cambieranno" Ghigna, spegnendo la sigaretta nel posacenere di fronte a lui. Io lo guardo confuso, non capendo cosa voglia dire.

"Voglio che tu adesso chiami tuo padre con il tuo cellulare, che gli dica che ti sei unito a noi, di tua spontanea volontà e che deve lasciare in pace tutta la banda, archiviare tutti i casi aperti che ci coinvolgono, distruggere le informazioni ed i files su di noi. Non deve avere più nulla. E se non lo farà, devi dirgli che lo ucciderai con le tue stesse mani" Sgrano gli occhi a quelle parole, iniziando a scuotere la testa con foga. Provo anche a liberarmi dalla presa di Zayn, ma lui non accenna a mollarmi e mi ringhia contro, come per intimarmi di stare fermo.

"Se non lo fai, uccido non solo lui, ma anche te e tutti i tuoi amici" Mi minaccia, tirando fuori una pistola da dietro la schiena e puntandomela contro. Trattengo il respiro, sentendo le lacrime combattere per uscire.

"Dammi il telefono" Mormoro, cedendo al ricatto. Non posso metterli in pericolo, non posso. Ashton mi passa il suo e noto che la chiamata è già in corso. Poggia il cellulare al mio orecchio e, appena sento la voce di mio padre, mi trattengo dallo scoppiare a piangere.

"Calum, figliolo, stai bene? Dove sei?" Dice agitato, sento delle voci in lontananza, probabilmente è con Luke e Michael.

"Papà ascoltami" Inizio a parlare, sentendo il cuore battere forte nel petto. "Io.. Io mi sono unito ai Bloods, non venire a cercarmi, anzi distruggi tutte le informazioni che hai sulla banda, non provare mai più a metterti contro di noi, altrimenti ti u-uccideremo, è chiaro?" Trattengo un singhiozzo e chiudo gli occhi, piangendo silenziosamente. Il ragazzo mi guarda soddisfatto.

"Calum ma che cazzo stai dicendo? Sei uscito di testa? Non siamo in un fottuto film d'azione, non fare il coglione" Stringo gli occhi nel sentire la voce di Luke, consapevole che non potrò mai più vederlo.

"Vi voglio bene, addio" Faccio segno ad Ashton con la testa di chiudere la chiamata e continuo a piangere, sentendomi a pezzi. Mi ha tolto tutto, ogni cosa.

"Credi ci abbia creduto?" Sento dire da uno di loro, ma non accenno ad aprire gli occhi.

"Che ci abbia creduto o no, se proverà a cercarci di nuovo, suo figlio morirà insieme a lui"

Ed a quelle parole, il mio cuore si spezza.

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Hello (Kitty) everyone!
Capitolo un po' heartbreaker, Calum ha detto addio alla sua famiglia per salvarli, credendo di aver fatto la cosa giusta.
Ma secondo voi è davvero cosi?
Suo padre, Luke e Michael continueranno le ricerche o lasceranno perdere?
Cosa succederà a Calum dopo tutto questo?

Ci vediamo al prossimo capitolo!💜

                                                     ~hannah

Stockholm SyndromeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora