Mondiali

543 18 0
                                    

Proma di leggere questo capitolo vi rubo due righe del vostro tempo perché a fine capitolo c'è una parte che mi piacerebbe che voi leggeste. Ora buona continuazione♥️

E così il giorno dopo partiamo per l'Argentina.
Una volta arrivati notai nel giardino di Paulo le statue e i vasi che avevo scelto.
«erano quelli che volevi vero?» mi chiese guidando nel vialetto fatto di ciottoli, io annuì e guardai stupefatta la casa. Due ragazzi con una salopette bianca stavano dipingendo il cancello in nero e oro, Paulo li salutò e poi andammo verso la casa.

Entrammo era tutto in ordine, il parquet luccicava così come i vetri.
All'entrata un mobile antico, enorme serviva d'appoggio a delle cornici con dentro le foto di Paulo e della sua famiglia, sopra di esso attaccati al muro altre foto di famiglia.
Il calciatore si emozionò, stava accarezzando con l'indice una foto di suo padre quando una voce tuonò dietro di noi facendoci sobbalzare.

«signor Dybala» disse «la stavamo giusto aspettando» ci voltammo verso di lui «il piano inferiore è tutto finito, anche il piano di sopra, ci manca quella cosa che avevate chiesto, quel favore personale» in quel momento e con il tono di voce che usò quel tizio pensai che forse si era cacciato in un gravissimo guaio «se vuole seguirci» in quel momento ne ero quasi convinta.
Poi però, il mio ragazzo si voltò verso di me con un sorriso enorme e mi prese la mano.

«vieni, devo farti vedere una cosa» corse verso il piano superiore e mi guidò in una camera «chiudi gli occhi principessa» chiusi gli occhi e mi lasciai guidare da lui.
Sentii la porta chiudersi «puoi aprirli» quello che mi si presentò alla vista mi emozionava.
Una culla, il fasciatoio, la sedia a dondolo, una libreria con diversi libri delle favole. Peluche, tanti peluche.
Un pallone da calcio, una scrivania e un tavolo piccolo per bambini, il lampadario era a forma di sistema solare e una piccola macchinina telecomandata stava sotto la finestra.
«certo ancora non è finita, la sistemerai tu quando vivremo qui insieme, magari per la macchina è presto però..» rifacchiò nervoso.
Ovviamente non sapeva come l'avrei presa. Mi voltai verso di lui, gli presi il viso tra le mani e lo baciai.

«ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo..» ripetei infinitamente quelle due parole mentre costellavo di baci il suo viso.
«lo hai fatto per me?» lui annuì «più tardi chiamiamo quel dottore e prendiamo appuntamento per una visita» sgranò gli occhi e mi rivolse il sorriso più grande che mi abbia mai fatto.

«dici sul serio?»

«si, dico sul serio» mi prese in braccio e scese le scale con me, ridendo.
Andammo a casa sua, preparai da mangiare mentre lui finiva di sistemare alcune cose nella valigia, dopo mi diede il cambio e sistemai la mia.
L'indomani saremmo partiti per tornare in Italia a Torino precisamente.

Finita la cena, dopo aver sparecchiato e lavato i piatti eravamo in camera da letto.
«chiamiamo quel dottore?» proposi.

«Non sarà tardi a Washington?» lo guardai interrogativa «so che è lì perché ho guardato il suo blog, per accertarmi del suo lavoro e soprattutto delle recensioni. E ho visto che ha un convegno» spiegò.

«hai ragione, forse è tardi..» dissi ragionevole «e anche se non fosse, potrebbe essere impegnato» constatai ad alta voce.

«però potremmo mandare un Email» disse lui «appena avrà tempo risponderà» disse prendendo il suo pc.

Scrisse un email, chiedendo la massima riservatezza, lasciò il suo numero, così che lo potesse contattare e la inviò.
Chiuse le pagine Google, spense il computer, lo posò sul comodino al suo fianco e si volto verso di me, mi tolse i capelli dal viso e mi baciò.

«mi niña» sorrisi e lo baciai a mia volta salii sopra di lui e mi spogliò «ci vuoi provarea piccola?» gli tolsi velocemente i vestiti e lo baciai dappertutto «lo prenderò per un si» disse ridendo.

Eri scritta nel mio destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora