Amalia: un mese dopo...
Ritirai le mie due valigie dal bagagliaio del taxi e aspettai che Aurora facesse lo stesso.
Finalmente erano cominciate le vacanze."Ciao, ragazze.", si avvicinò a noi una donna sulla quarantina, "Mi presento. Sono Milena, la proprietaria dell'appartamento. Avete viaggiato bene?"
"Piacere.", dicemmo all'unisono io e la mia amica, poi ci presentammo anche noi.Milena ci mostrò un po' l'appartamento, era fantastico. Eravamo vicinissime al mare, come diceva Internet, la casa era a piano terra e la cucina dava sul mare con una grandissima vetrata.
Era assolutamente perfetta.
"Queste sono le chiavi.", ci disse lei porgendocele, "Per qualsiasi cosa, vi ho lasciato il mio numero sul tavolo della cucina. Non disturbatevi a chiamare."
Dopo aver ringraziato Milena, io e Aurora ci abbracciammo. Quelle due settimane sarebbero state solo ed esclusivamente per noi.***
Mi asciugai i capelli bagnati e, nel mentre, ignorai la suoneria del mio cellulare e, come ogni giorno, rifiutai la chiamata. Ignazio non aveva mai smesso di chiamarmi dal giorno in cui ci eravamo visti l'ultima volta e, ogni settimana che passava, il numero delle sue chiamate cresceva sempre più. Forse si voleva solo scusare. Forse aveva capito di essersi comportato da ipocrita. Il cellulare riprese a squillare così, infastidita, lo spensi. Ero stanca. Che andasse dalla sua Beatrice.
Nell'ultimo mese l'avevo tenuta sott'occhio, era sempre e continuamente in viaggio con Ignazio, avevo persino scoperto che erano partiti per Malta una settimana dopo ed erano ritornati dopo nemmeno tre giorni. Belle le cazzate che dicevi, Ignazio. Applausi. Quel giorno non voleva vedermi. Non voleva tornare a salutarmi. E questo faceva male, eccome se faceva male.
Mi preparai velocemente e aspettai che Aurora finisse di vestirsi, avevamo deciso di uscire un po' a perlustrare la città.
La mia amica uscì dal bagno. "Pronta."
"Ti sei messa un po' di bracciali, eh?", sorrisi divertita."Lo sai che mi piacciono tanto".
Prendemmo entrambe la borsa e uscimmo chiudendoci la porta alle spalle. Vieste era un gioiellino, in confronto a Milano. Al sud il caldo non lo si soffriva molto come a Milano, lì non esisteva l'afa. Una volta arrivate alla fermata del bus navetta del nostro residence, salimmo. Era la mia prima volta in quella regione, a differenza di Aurora, e già sentivo che mi sarebbe mancata. Mentre osservavo un po' il panorama da fuori il finestrino, qualcuno mi scosse un braccio."Che c'è, Auri?", le chiesi mentre riportai lo sguardo sulla strada.
"Dovrei parlarti."
Mi voltai verso di lei e annuii. "Dimmi, ti ascolto."Notai il suo sguardo divorato dalla paura. Le era successo qualcosa.
"Aurora, parla.", la incoraggia con tono serio, "Mi stai preoccupando."
"Stasera usciamo.", mi disse lei cominciando a tartassarsi le mani.
"E dove sarebbe il problema?", le chiesi sorridendo, "Va benissimo.""Andiamo a Barletta."
Barletta? Cavoli, era a due ore da Vieste. Come ci saremmo arrivate? E quando Aurora ricominciò a parlare, il mio cuore smise di battere per qualche secondo.
"Ho prenotato due biglietti per il concerto de Il Volo."
Un attimo. Che cosa? Avevo sentito bene? Oddio. Sul serio? Davvero? Ero una donna morta.
Serrai gli occhi e cercai di respirare lentamente, prendendo dei lunghissimi e profondi respiri.
Mi mancava l'aria. Mi alzai dal mio sedile tenendomi stretta a quello davanti e mi sporsi verso il finestrino più basso, cercando di aprirlo. Ma anche lui sembrava non voler collaborare.
Lasciai stare quella maledetta maniglia e presi una brochure della città dalla mia borsa, iniziando a sventolarmela davanti al viso. Le mie vie respiratorie erano completamente bloccate.
Morenti."Lia.", la voce della mia amica echeggiò nel piccolo furgoncino.
Non poteva essere. Non poteva averlo fatto.
"Lia."
Stavo per avere un esaurimento nervoso. Come caspita aveva potuto? Quella sera saremmo andate al loro concerto e me lo stava dicendo così? Dopo quasi due mesi? Cominciai ad andare in panne. Mi partì il tic all'occhio, le mani iniziarono a tremarmi, sudarono freddo e, per concludere in bellezza, mi venne persino un forte ed improvviso mal di testa."Amalia."
Vedevo Aurora sfuocata, molto sfuocata. Troppo sfuocata. Dopo qualche minuto, finalmente mi ripresi."Lia, riesci a sentirmi?"
"Mi sto trattenendo dal non urlarti in faccia, Aurora.", le risposi mentre respiravo ancora a scatti.
"Perdonami, Lia.", mi guardò mortificata, "Gianluca me l'ha chiesto ed io non sono riuscita a-"
"Auri, non ti devi giustificare, davvero.", cercai di sorriderle, "Hai voglia di vedere Gianluca, lo capisco."
Lei mi rivolse un'altra occhiata dispiaciuta. "In parte l'ho fatto anche per te."
"Non ce n'era bisogno, davvero.", farfugliai, "Io e Ignazio siamo troppo diversi, l'ho già dimenticato."
Peccato che il mio tono di voce tremante non convincesse nemmeno la sottoscritta.
"Spero proprio di no, Lia."
Abbassai di nuovo lo sguardo e repressi qualche lacrima. Il display del mio cellulare s'illuminò per l'ennesima volta quel giorno e sullo schermo comparve il nome dell'ultima persona che in quel momento mi andava di sentire. Visualizzai il messaggio e lo cancellai subito dopo."Ti sto pensando."
Un messaggio dei quel tipo non poteva che essere una sviolinata. E a me il violino non piaceva per niente. Ignazio avrebbe dovuto cambiare strumento. Ignazio si sarebbe dovuto dimenticare di me. Lui, per me, aveva smesso di esistere.
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𝐿𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 | I.B
FanfictionPossono due cuori e due vite completamente differenti rivoluzionare il mondo intero? Ignazio, Amalia e un'amicizia troppo forte, troppo sentita. Un legame insuperabile che, a volte, può camuffarsi. Camuffarsi come L'amore. Due corpi, una sola anima...