Ormai era passato un mese e dicembre era alle porte. Camini fumanti accesi giorno e notte, aria natalizia già a metà novembre, migliaia di panettoni e pandori nei supermercati, giocattoli di ogni genere in ogni angolo della città.
Versai un po' di cioccolata calda nella mia adorata tazza a forma di renna e mi coricai sul divano, facendo un po' di zapping in televisione. Chicago Fire venne però interrotto dalla suoneria del mio cellulare. Aurora aveva sempre un tempismo perfetto.
"Mi dica, signorina.", le risposi ridendo.
"Buongiorno, cara."
Scoppiammo entrambe in una fragorosa risata che però, poco dopo, iniziò a dar sfogo alla mia grassa, prepotente, presuntuosa e rompiscatole tosse.
"Hai preso lo sciroppo di mia nonna, Lia?"
Mi strinsi maggiormente nella coperta di lana. "C-certo.", balbettai a causa del freddo, "Ma non sembra migliorare molto la situazione."
"Forse ti ho dato quello scaduto?"
Spalancai gli occhi e la cioccolata mi andò di traverso. "Stai dicendo che mi hai obbligata a bere mezza bottiglietta di quel coso, per di più scaduto?", le domandai allibita, "Le prendi, Aurora."
"È una minaccia, per caso?", mi sfidò.
"Una promessa, tesoro."
***
"Stai dicendo sul serio?", urlai, in panico.
"Potresti evitare di urlarmi nelle orecchie, Lia?", mi domandò Piero retorico, "Sai, hanno già sofferto abbastanza."
Mi scusai o e scoppiai in una risata nervosa iniziando a mangiarmi le unghie, dipinte solo due prima. Pazienza, erano durate anche fin troppo.
"Andare a cena da Ignazio e Beatrice.", riflettei a voce alta, "Sai, non mi sembra una buona idea."
"Fallo per me, Lia.", m'implorò lui.
Ero felice che Piero si fosse preso l'impegno di chiamarmi ma, sinceramente, avrei preferito che il gesto venisse da Ignazio. Lui non poteva chiamare, vero? Ma, come saprete, non si può avere tutto dalla vita.
Dopo aver pensato a lungo al mio tragico destino, accettai l'invito. Ero troppo curiosa di vederli insieme, troppo curiosa di sapere cosa lei avesse in più di me, bellezza esclusa, ovviamente.
Sarei andata a quella cena, avrei rivolto qualche sorriso finto qua e là e avrei portato un bellissimo vaso di fiori per inaugurare la loro nuova casa.
Sí, era perfetto. Un sabato sera da invidiare, decisamente.***
Era meglio andarcene fuori. Prima sarei arrivata da loro, prima quella buffonata sarebbe finita.
Dopo aver suonato al citofono, aprii il cancellino e mi incamminai verso la loro villetta, facendo attenzione a non incastrare il tacco dei miei stivali nel sentierino rigorosamente fatto da sassi.
Cominciavamo bene, insomma. Spostai il peso da una gamba all'altra, poi mi decisi a suonare il campanello. Sarebbe andato tutto bene, l'importante era solo mantenere la calma. Cosa che io, ovviamente, non sapevo fare.Dopo qualche secondo, la porta di casa Boschetto si aprì e una chioma folta e ricciolina si presentò davanti a me. Beatrice mi fece segno di entrare e batté le mani, contenta.
Quanto avrei voluto essere felice quanto lei. Peccato che, però, non lo ero affatto."Amore!", esclamò la biondina, "È arrivata la ragazza di Piero!"
Cosa? Beatrice mi porse una mano, visibilmente molto curata, che strinsi solo dopo qualche secondo.
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𝐿𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 | I.B
FanfictionPossono due cuori e due vite completamente differenti rivoluzionare il mondo intero? Ignazio, Amalia e un'amicizia troppo forte, troppo sentita. Un legame insuperabile che, a volte, può camuffarsi. Camuffarsi come L'amore. Due corpi, una sola anima...