13. Non è tempo per noi

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Tutto quello non era assolutamente nei miei piani. La giornata non poteva andarmi peggio di così. Io, Aurora, Gianluca ed Ignazio. In spiaggia. Tutti insieme appassionatamente.

Chiusi gli occhi, ricoperti da un paio di occhiali da sole e mi godetti lo splendido e caldo clima che quel giorno regnava nell'aria. Sembrava di essere in paradiso. Ma anche all'inferno.
Quando tutto sembrava andare nel verso giusto e dopo aver trovato la posizione adatta per prendere un po' di sole, qualcuno decise di rovinarmi il fantastico momento di relax.

"Ti va di parlare?", mi sussurrò Ignazio, prendendomi di sprovvista. No. Non mi andava. Cercai di pensare ad altro e continuai ad ignorarlo, se lo meritava. Eccome.

"Insomma, Lia.", sbuffò disperato, "Che devo fare perché tu mi perdona?"

Schiusi un occhio e mi guardai intorno, Aurora e Gianluca ancora non c'erano. Okay.
Era ora di parlare e di dirsi tutto in faccia. Era meglio chiarire e chiuderla subito lì.

"Scusarti, Ignazio.", risposi alla sua domanda mantenendo la calma, "Dovresti solo scusarti."

"È tutta mattina che cerco di farlo, ma non vuoi parlarmi." 

Rivolsi lo sguardo verso i suoi occhi. "E sai perché?"

Ignazio scosse il capo. "Perché ormai ho capito che dalla tua bocca escono solo un mucchio di cavolate.", sibilai irritata.

"Non pensare che l'abbia fatto apposta, Lia."

Ma che faccia tosta. "Infatti non lo penso, affatto."

"Quindi-"

"Quindi niente, Ignà.", lo bloccai, "L'ho capito, sai? Io non ho problemi, sul serio. Vai dalla tua Beatrice e dille che la prossima volta che verrai a salutarmi non cercherò di portarti a letto."

Cavolo. L'avevo detto sul serio? Mi pentii subito delle mie parole ma, soprattutto, di aver coinvolto Beatrice. Ignazio non era a conoscenza del fatto che io sapessi di loro.  Il moro infatti  spalancò gli occhi e la bocca, iniziando a boccheggiare. Già, avevo fatto un casino.

"Tu come-"

"Non importa, Ignazio, davvero.", cercai di sviare il discorso, "È gelosa, lo capisco. Mi sarei comportata allo stesso modo, se fossi stata al suo posto."
Avevo mentito. Non ero una ragazza gelosa, non lo ero mai stata. Se una persona era realmente innamorata di me, me ne accorgevo. Troppe volte ero rimasta chiusa nella mia camera a piangere per un ragazzo, troppe. Ed io continuavo ad innamorarmi, ad affezionarmi troppo velocemente alle persone. Un po' come avevo fatto con Ignazio, insomma.

Ignazio mi riformulò la domanda. "Come sai di me e Beatrice?"

'Forse perché guardo le vostre foto da più di due mesi e mezzo?', avrei voluto rispondergli.

"Lo so e basta, Ignazio.", sbottai, infastidita.

Nessuno dei due sembrava interessato a continuare la conversazione. Entrambi la pensavamo diversamente, era inutile girarci attorno. Eravamo completamente diversi e non saremmo mai potuti andare d'accordo. Mai.

***

"Panino o insalata?", Aurora estrasse alcuni panini e alcune ciotoline di insalata dal mini frigo portatile.

"Panino, grazie.", le risposi con un sorriso. Mi sporsi poi sotto l'ombrellone per prendere il mio pranzo ma Ignazio lo afferrò prima di me.

"Tieni.", mi sorrise a trentadue denti.

𝐿𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 | I.BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora