3. Sorriderai

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La mattina dopo...

Sistemai alcuni libri lasciati sparsi sui tavoli nelle rispettive corsie. Era così difficile rimetterli al loro posto?

Mi infilai le cuffiette nelle orecchie ed iniziai ad ascoltare un po' di musica, per far passare il tempo. Nel sistemare notai subito un libro, abbastanza vecchio, intitolato "La partita del cuore". Lo presi tra le mani e ne lessi curiosa la descrizione, sembrava interessante. Era uno di quei libri che le le persone non avrebbero mai preso, un po' rivestito di polvere e anche un po' di muffa. Non tutti i libri erano nuovi, alcuni ci venivano portati anche da persone che necessitavano qualche soldo in più ed erano costrette a venderli. Io non sarei mai riuscita ad abbandonare tutti i miei libri.

Mia nonna, prima di andarsene, mi regalò tutti i suoi diari di viaggio e tutti i suoi libri, dai romanzi alle enciclopedie, dalle opere alle poesie.
Ci teneva li avessi io, teneva che nessuno li toccasse. Nonna Amalia li trattava come oro, erano come dei figli per lei. Così, dopo la sua morte, decisi di farli rilegare tutti e li misi nella mia camera, in una splendida libreria di legno, comprata appositamente per loro. Avrei tanto voluto che la nonna li vedesse, soprattutto il suo libro. Ci erano voluti mesi perché una casa editrice accettasse di pubblicare il diario dei ricordi di mia nonna. Un libro dalle mille avventure, un diario di bordo che raccoglieva tutti gli episodi più belli di una splendida settimana in barca. Nonna era bravissima a scrivere, si vedeva che ci metteva tutta l'anima. Era una donna coraggiosa, una grande guerriera.

Nessuno, ma dico nessuno, la sentì mai arrabbiarsi o lamentarsi, nemmeno negli ultimi mesi di vita.
Affrontò la malattia con spirito e felicità, conscia del fatto che prima o poi tutto sarebbe finito. Una donna dai mille valori e dal cuore buono, che mi ha insegnato a saper vivere.

***

Ignazio

"Va bene, ragazzi, potete andare a mangiare."

Il manager Michele Torpedine ci lasciò finalmente liberi. Quella mattina provammo davvero tanto e, quella sera, avremmo finalmente dato inizio al nuovo e lunghissimo tour.

"Matri mia, non ce la faccio più.", disse Piero, boccheggiando e accasciandosi sul pavimento del suo camerino. Non lo biasimavo, per essere ai primi di giugno faceva davvero caldo.

"Non poteva fare così caldo ieri?", domandò Gianluca, i suoi occhi circondati da due occhiaie pazzesche. Scoppiai a ridere.

"Mi sa che Monica dovrà fare un lavoraccio con il tuo trucco, stasera." dissi ridendo mentre indicai i suoi occhi stanchi.

"Tu dici?" mi chiese l'abruzzese, cominciando a ridere anche lui.

***

Io, i ragazzi, Torpedine e il papà di Gianluca ci dirigemmo verso il ristorante in centro dove avevamo prenotato, una cosa molto semplice e veloce. Alcune persone si fermarono al nostro tavolo per chiederci una foto, accadeva spesso. Io e i ragazzi eravamo sempre disponibili, ci faceva piacere che la gente ci riconoscesse, soprattutto in Italia.

Mentre aspettammo che arrivasse il pranzo ordinato, Gianluca e il narese si scattarono qualche foto da mettere su Instagram. Io, invece, finii involontariamente sul numero di telefono di Amalia. Mi sarebbe piaciuto scriverle un messaggio. Da amico, certo.

"Ignà, cosa stai guardando?"

Alla domanda di Piero, nascosi subito il cellulare dalla sua vista e me lo ricacciai in tasca, o avrebbero cominciato entrambi a fare troppe domande.

𝐿𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 | I.BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora