18. Strani amori

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Inutile dire che tutto andava bene.
Perché no, niente stava andando come avrei voluto.

Forse avevo sbagliato. Avevo sbagliato a baciarlo in un momento di tristezza e di malinconia, in un momento in cui si sentiva in colpa e responsabile del futuro di Beatrice, del futuro che avrebbero potuto condividere insieme. Anzi, avevamo sbagliato un po' entrambi.
Ma cosa credeva? Che presentarsi a casa mia avrebbe risolto e dimenticato tutto? Che avrebbe cancellato dalla terra tutto il rammarico e il sentimento non corrisposto che avevano rovinato la nostra amicizia? No di certoMa, mio caro Ignazio, le rose blu non funzionavano, con me.

Sarò sincera: la sua improvvisa comparsa fece scattare in me qualcosa, forse un lampo di felicità e di speranza. Però, mi fece altrettanto andare in bestia. Andai diritta in cucina, ancora indossando il mio pigiama, e gliene dissi di tutti i colori. Vi sembra giusto che non si fosse fatto sentire per quasi due settimane? E se si fosse fatto male? E se gli fosse successo qualcosa di grave?

Non mi aveva mai più dato sue notizie, non mi aveva nemmeno raccontato della sua riappacificazione con Beatrice. Sì, erano tornati insieme. Per l'ennesima volta.
Erano tornati la coppia felice che erano qualche tempo fa. Ma, stando alle parole di Piero, niente sembrava essere tutto rosa e fiori. Ignazio mi confessò, tra un "stai calma" ed un "non ti agitare", che tra meno di un mese, probabilmente, lui e Beatrice si sarebbero trasferiti a Milano da Bologna. Insieme.

Capito il ragazzo?

Prima diceva di non provare niente, di non amarla sul serio. Poi, dopo alcune ore, aveva deciso di fare il grande passo e di iniziare una nuova vita con lei, l'idolo di tutte le ragazzine, un esempio da seguire. Chissà. Magari, un giorno, anch'io avrei trovato l'amore della mia vitaMa il mio cuore diceva di averla già trovata, la sua metà perfetta. Non potevo rovinare un'amicizia, non quando il mio migliore amico era pronto a convivere con una ragazza, una ragazza che, però, non ero io. Non potevo rovinare la loro bellissima relazione. Perché sì, dannazione.
Insieme erano davvero splendidi.
Non potevo perché, finalmente, credevo di aver capito cos'avesse fatto nascere quel bacio che mi aveva spinto a sfiorare le sue labbra calde con le mie. Credevo di amare quel ragazzo.
Sì, forse mi ero innamorata di lui.
Ma l'amicizia veniva prima di qualsiasi cosa, prima dell'amore. E fu  per questo che ho decisi di farmi da parte e di lasciarlo vivere, una buona volta, senza di me.

***

Ero in biblioteca. Raccolsi il libro di poesie che mi era appena caduto e l'occhio mi cadde sulla pagina semi aperta, così ne lessi velocemente il contenuto:

"L'amore non dà nulla fuorché sé stesso
e non coglie nulla se non da sé stesso.
L'amore non possiede,
né vorrebbe essere posseduto
poiché l'amore basta a all'amore."
- Khalil Gibran

Era esatto. L'amore non possiede. Io non possedevo niente. Ignazio non era e non sarebbe mai stato mio. Ma, da un lato, era giusto così.
Era giusto che lui avesse trovato la persona giusta da poter amare per l'eternità, la persona con cui vivere serenamente e che lo facesse stare bene.
Ma ero felice, stavo bene. Ignazio era felice e io non potevo che esserlo di più. In fin dei conti, a chi dovevo nascondere i miei sentimenti? Com'è che si diceva? 'Se lui è felice lo sono anch'io?'

Che gran cazzata.

Io cercavo di esserlo, cercavo uno stramaledetto modo per consolarmi. Ma non potevo essere felice. Perché? Perché se amavo davvero una persona con tutto il mio cuore non potevo sopportare di vederla insieme a qualcun altro e, in più, ad una ragazza mille volte migliore di me. E sì, sentirsi imperfetti faceva male. Anzi, più che male, era strano.
Era strano perché, ogni giorno che passava, trovavo un difetto nel mio essere. Perdevo continuamente l'equilibrio, mi struggevo  la mente con mille e mille pensieri, centinaia di paure ed un mucchio di stupide ansie. Ma, Ignazio, non saresti stato tu a farmi cadere.
Non saresti stato tu a farmi abbattere e far diventare le mie giornate più buie del solito. Non te lo avrei permessoSarei riuscita a farti uscire dalla mia benedetta testa. Non sarei arresa.

Quel giorno non gli feci nemmeno gli auguri di un felice compleanno.
L'avrei dimenticato e non me ne sarei accorta nemmeno. Ne ero più che certa.



𝐿𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 | I.BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora