Io e Aurora scendemmo lentamente dalla gradinata da cui avevamo guardato la partita e ci dirigemmo verso una delle tante uscite dello stadio. Ancora mi tremavano le gambe, quella sera il Milan aveva stravinto. Una cosa simile non era mai successa. Un goal dopo l'altro.D'un tratto, la mia migliore amica mi scosse un braccio. Mi girai per guardarla.
"Mangiamo qualcosa in centro o preferisci tornare a casa?" mi chiese la ricciolina, "Non puoi sapere quanto io abbia voglia di pizza."
"Ora che me ne hai parlato muoio dalla voglia di mangiarne una anche io.", le risposi ridacchiando, "Andiamo in centro, dobbiamo festeggiare".
Aurora mi rivolse un dolce sorriso e mi avvolse le spalle con un braccio, che dopo nemmeno due secondi fu obbligata a togliere. Strizzai gli occhi per non guardare, poi la vidi: senape.
Qualcuno mi aveva rovesciato addosso della senape.Trattenni i conati di vomito. Mi andava bene tutto, ma non la senape. Non la sopportavo. Guardai la mia maglietta, una volta bianca, con un enorme macchia gialla in centro.
"Merda.", sbuffai.
La sonora risata di Aurora mi fece alzare lo sguardo, così vidi il ragazzo che mi aveva rovesciato metà porzione di patatine addosso.
"Minchia, scusami tanto."
Un ragazzo dal pizzetto e dai leggeri baffetti neri mi porse un pacchetto di fazzoletti, come se avessero potuto servire a qualcosa.
"Davvero, perdonami.", si scusò ancora, "Non ti avevo vista."
Osservai i due ragazzi davanti a me, avevano due visi famigliari. Il moro con gli occhiali mi guardò confuso, così mi decisi a rispondere.
"Tranquillo, non è successo niente." dissi al ragazzo più alto, abbozzando un sorriso che potesse sembrare veritiero. Dio, era l'unica maglietta bianca che avevo. Quando mi accorsi di Aurora, ancora imbambolata dalla vista dei due ragazzi, le agitai una mano davanti agli occhi.
"Auri." la chiamai.
"Io vi ho già visti." disse lei riferendosi agli altri due, che ridacchiarono. Avevo pensato la stessa identica cosa, ma in quel momento non riuscì a connettere nulla.
"Potrebbe essere." rispose il ragazzo della senape, vago.
"Voi avete vinto Sanremo2015 e siete arrivati terzi quest'anno, non è vero?"
Già. Aurora aveva molta più memoria di me.
"È esatto.", parlò sempre il più alto, "Piacere. Ignazio Boschetto."
Boschetto. Non ci potevo credere, erano davvero i due tenori de Il Volo?
"Piero Barone.", si presentò poi anche l'altro.
"Il Volo, giusto?" chiesi sorpresa. Aurora sgranò subito gli occhi, non riuscendo a crederci.
Entrambi sorrisero. "Sì, siamo noi."
Guardai il ragazzo con il pizzetto, il suo accento siciliano era molto buffo. Ricordavo che Il Volo fosse un trio, ma forse mi stavo confondendo con qualche altro gruppo italiano.
"Senti...scusami tanto, davvero", riprese a parlare Ignazio, "Non volevo rovesciarti addosso le patatine. Sai, preferisco mangiarmele."
Piero si portò una mano sul viso per coprire gli occhi, imbarazzato. Era divertente, quel ragazzo.
"Va tutto bene.", lo tranquillizzai, "Davvero, non è successo niente."
Lui mi sorrise. E, cavolo, che sorriso.
"Comunque sono Aurora.", si presentò poi la mia amica.
"Io Amalia.", la seguii, stringendo la mano dei ragazzi. Ignazio mi guardò, sorpreso.
"Che bel nome.", mi disse, "Amalia. Non capita tutti i giorni di incontrare una ragazza con questo nome."
Sorrisi. Aveva ragione. Amalia era il nome di mia nonna, la madre di mio padre, che purtroppo ci aveva lasciati qualche anno prima.
"G-grazie.", sorrisi imbarazzata, "Anche il tuo non lo si sente tutti i giorni."
"Picchì io sugnu speciale."
Lo guardai confusa. Cos'aveva detto? Non lo avevo capito. Così mi ritrovai ad annuire facendo finta di aver compreso e capito la battuta.
"Ha detto che lui è speciale." mi tradusse Piero, facendomi scoppiare a ridere. Avrei dovuto assolutamente cominciare a studiare il dialetto siciliano.
La suoneria di un cellulare ci fece smettere di parlare, così Ignazio prese il suo telefono dalla tasca dei suoi jeans e rispose.
"Dobbiamo andare? " gli chiese l'amico al suo fianco. Ignazio annuì, poi terminò la chiamata.
"Sì, Gianluca è arrivato a Milano."
I due amici si guardarono, poi ci salutarono con due baci sulla guancia.
"È stato un piacere incontrarvi, ragazze."
"Anche per noi. " rispondemmo all'unisono io e Aurora.
"Amalia.", mi chiamò di nuovo, "Perdonami ancora per la maglietta, non era mia intenzione. "
Rivolsi ad Ignazio un sorriso rassicurante, poi guardai lui e Piero incamminarsi verso l'uscita più vicina.
I suoi occhi mi stregarono completamente. Ma non li avrei più rivisti.
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𝐿𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 | I.B
Fiksi PenggemarPossono due cuori e due vite completamente differenti rivoluzionare il mondo intero? Ignazio, Amalia e un'amicizia troppo forte, troppo sentita. Un legame insuperabile che, a volte, può camuffarsi. Camuffarsi come L'amore. Due corpi, una sola anima...