28. Due respiri

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Ignazio

Poggiai nel lavandino della cucina il bicchiere di vetro che avevo appena utilizzato per bere un goccio d'acqua e, girandomi, mi ritrovai mia madre nel campo visivo.

"Come mai ancora in piedi?"
Mia mamma Caterina si avvicinò lentamente a me e mi poggiò una mano sulla spalla, per poi superarmi e mettere un pentolino con dell'acqua a riscaldare sul fornello.

"Non riesco a dormire.", ammisi sincero, cacciandomi le mani nelle tasche dei pantaloni del pigiama.

"Strano.", disse mia madre, "Sei rimasto fuori tutto il giorno."

Già. Marsala mi rilassava. Era una di quelle poche città che mi liberava l'anima e mi invogliava a visitarla e a trascorrerci il tempo, soprattutto quando avevo le idee confuse.

Mia madre si sedette a tavola al mio fianco e mi porse una tazza fumante di camomilla, rivolgendomi un dolce sorriso. Mi era mancata tanto. La ringraziai con lo sguardo e cominciai a sorseggiare la bevanda calda, preoccupandomi ben poco di potermi scottare la lingua.
Bevvi la camomilla con una velocità impressionante lasciando che mi scaldasse il corpo, anche se ustionandomi la trachea.

"Cosa c'è, tesoro?", mi domandò mia madre, poggiando la tazza sulla superficie del tavolo.

 "Non lo so.", sospirai rumorosamente e scrollai le spalle. La mano di mia madre si poggiò delicatamente sulla mia, scaldandola appena.

"Non mi riconosco più, mamma.", ammisi sincero con un filo di voce, dando vita ai miei pensieri,
"Un giorno mi sembra di aver conquistato il mondo intero, quello dopo mi ritrovo solo tra un mucchio di gente, ad aspettare che la vita venga in mio soccorso. Io la cerco, la felicità. Sai invece cosa fa lei, mamma? Si fa rincorrere fino allo sfinimento, sembra si fermi in un punto, poi sparisce improvvisamente, lasciandomi solo come un idiota in mezzo ad una strada senza fine."

Le parole mi uscirono dalla bocca così, senza un vero filo logico ed un vero destinatario.
Ma tutto quello che dissi, lo pensavo davveroCos'era la felicità? Un dilemma. Se la gente mi avesse sentito, mi avrebbe mandato a quel paese senza pensarci due volte. D'altronde, avrebbero avuto più che ragione. Essere un cantante internazionale, poter viaggiare e visitare tutto il mondo ogni anno, un conto più che sufficiente in banca.

Ma se pensate che qualche soldo in più nel portafoglio possa rendervi davvero felici, avete proprio sbagliato tutto nella vostra vita. Ma non escludo che il denaro possa dare numerosi benefici, certo. Ritrovarselo è ed era una grande fortuna e un grande sforzo da portare avanti nel tempo. Ma tutto questo riesce solo a migliorarti la vita, non di certo a completartela. Con il denaro puoi costruire centinaia di case, ville, se non regge, ma non puoi costruire la persona che vorresti al tuo fianco in ogni momento. Non la puoi programmare, non puoi costruirla a tuo piacimento. La trovi e basta. Entra nella tua vita come un uragano, spazza via tutto, porta con sé tutte le tue paure e il tuo dolore, liberandoti da qualsiasi cosa. Ti migliora la vita, ti fa alzare la mattina presto con il sorriso, ti fa dormire bene. Riesce a farti sentire amato, cercato e desideratoE tutto questo, sinceramente, non mi era mai mancato. Beatrice si sarebbe offerta volontaria ai Giochi della Fame se fossi stato estratto, si sarebbe fatta condannare a morte al mio posto, se mi fosse successo. Avrebbe fatto tutto questo per me, per far sì che il nostro amore non finisse mai, anche se molto lontani

Ed io avevo provato a restarle accanto e provare qualche dannato sentimento che si potesse avvicinare, anche solo lontanamente, all'amore. Cazzo, se avevo ho provato. Ultimamente mi sembrava di morire per portare il mio obiettivo a buon fine, cominciavo ad abbandonarmi a lei seriamente lasciando che facesse di me il suo punto di riferimento, arrendendomi alla vita e al mio desiderio di trovare la persona giusta con cui condividere tutto, fino alla fine dei miei giorni.

Ed è proprio quello che mi stava uccidendo poco a poco. Ero rinchiuso in una stanza troppo piccola, troppo egoista da non farmi uscire. O forse, qui l'egoista ero solo ioStavo cercando in tutti i modi possibili di capire i suoi sentimenti, di capire se il suo cuore battesse all'impazzata come faceva il mio appena la vedeva e sentiva la sua voce. Volevo sapere se potesse esserci un futuro insieme, un 'noi'. Volevo solo sapere se Amalia fosse stata disposta a rendermi felice.

"Tu sei solo innamorato, Ignazio.", sussurrò mia madre con un dolce sorriso stampato in volto, "Ora sì che sei davvero nei guai."

***

Amalia

Sistemai i miei capelli in una coda morbida ed uscii dalla mia camera da letto, chiudendola delicatamente per non svegliare i miei genitori. Bussai con le nocche alla porta di mio fratello, nella speranza che non si fosse già addormentato.

"Vieni, Amy."

Socchiusi così la porta e indugiai sullo stipite chiudendo gli occhi. "Sei presentabile?", gli chiesi, guardinga.

"Sì, stupida.", ridacchiò Riki, "Entra, dai."

Feci come mi disse e mi sedetti sul suo letto, poggiandomi con la schiena contro il muro.

"Cos'è successo questa volta?", mi domandò, "Devo uccidere qualcuno?"

Mi voltai nella sua direzione e poggiai la testa sulla sua spalla, facendomi cullare dalle sue braccia. Non so cosa avrei fatto senza di lui. Probabilmente sarei affondata e mi sarei ridotta ad uno straccio, uno straccio che assorbiva tutto ma che non riusciva ad asciugarsi nemmeno stando al di sotto del sole. La sua assenza mi avrebbe rovinato, mi avrebbe indotta a fare cose a cui non avevo mai prestato attenzione e a cui non avevo mai lontanamente pensato. Avrei smesso di vivere, insomma.

"Gli piaccio.", sussurrai impaurita, "Gli piaccio davvero."

"Alleluia.", Riccardo spense l'abat-jour, risparmiando ai nostri occhi una doppia visita oculistica.

"Cerca di fare il serio, per cortesia.", gli chiesi, inclinando il capo.

"Amy.", mio fratello mi strinse tra le sue braccia, "Lo sapevano persino i muri che provava un sentimento più forte dell'amicizia."

Ascoltai lentamente le sue parole che, in poco tempo, avevano fatto nascere nella mia piccola e incasinata testa centinaia di domande.

"Ma-"

"Niente ma, Amalia.", rispose autoritario Riccardo, "Se lui ti piace davvero, devi fare qualcosa subito."

"Lui non mi piace, Riki.", sospirai abbassando di getto lo sguardo, "Lo amo e basta."


Ma ho paura, avrei voluto aggiungere. Ma non lo feci.


𝐿𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 | I.BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora