29. Stupida allegria

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Febbraio.

Corsi verso la porta di casa e la spalancai velocemente, rifugiandomi tra le braccia del ragazzo che non vedevo da parecchi mesi, con cui avevo legato tantissimo e che non avevo intenzione di farmi scappare.

"Ciao, bella."

Le braccia salde di Piero m'avvolsero dolcemente la vita e mi strinsero contro il suo petto, aumentando sempre di più la forte presa. Lasciai che il suo abbraccio mi trasportasse e parlasse per conto suo, senza dare voce e spazio a parole che avrebbero potuto solo rovinare il bellissimo momento.

"Mi sei mancato."

Piero mi lasciò un bacio sulla tempia e mi seguì all'interno di casa mia, poggiando la sua piccola valigia rossa lungo il piccolo corridoio. Preparai subito due tazza di caffè per entrambi e  le poggiai sul tavolo della cucina, prendendo poi due cucchiaini e qualche dolcetto da inzupparci.

"Sei cambiata.", mormorò Piero facendo scorrere i suoi occhioni scuri lungo tutto il mio corpo, rivestito da una comoda ma pesante tuta.

"Ho solo tagliato un po' i capelli.", risi, mentre versavo dello zucchero nella tazzina, "Non sono poi così diversa."

"Forse è la frangia.", mi disse lui mentre inzuppava un pezzettino di torta sbrisolona nel caffè caldo.

Alzai gli occhi al soffitto e ritornai con lo sguardo sulle mie unghie, leggermente rovinate a forza di mangiarmele. Quanta femminilità.

"Come stai?"

Alzai lo sguardo e inclinai il capo, scrollando leggermente le spalle. "Sto benone, tu?", mentii, facendo il possibile per risultare abbastanza credibile. Ma Piero era troppo intelligente per cascarci.

"Non mentire.", mi pregò lui poggiando la tazzina sul piattino bianco di ceramica, "Non a me, almeno."

"Piero, davvero.", risposi impassibile, "Sto bene."

"Perfetto."

***

Caricai la mia valigia nel bagagliaio della macchina di Aurora e salutai con un abbraccio Gianluca, per poi sistemarmi nel sedile posteriore accanto a Piero.

"Ignazio è già partito?", chiese la mia amica mentre faceva manovra con la macchina, nel vialetto di casa sua. A rispondere fu Gianluca, così poggiai la testa contro il finestrino e cercai di rilassarmi il più possibile. Ma fu una cosa troppo difficile per far sì che riuscisse davvero. Torino era sempre più vicina.

***

"Lia."

Mi rannicchiai ancor di più contro il sedile e respirai rumorosamente, avvolgendo le braccia attorno a qualcosa.

"Lia, svegliati."

Una mano calda accarezzò dolcemente I miei capelli scompigliati e leggermente appiccicati alla mia guancia, svegliandomi e riportandomi sulla terra. Socchiusi gli occhi e incontrai quelli di Piero, che mi stavano scrutando con dolcezza. Sciolsi imbarazzata le braccia attorno alla sua vita e mi sistemai il giubbino, che durante il tragitto in macchina si era stropicciato lungo i fianchi.

"Siamo già arrivati?", chiesi con voce impastata dal sonno, rivolgendo una piccola occhiata al di fuori del finestrino.

"Sì.", sussurrò Piero, "Andiamo."

𝐿𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 | I.BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora