Parte 3 - Capitolo 5

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Non ci volle molto perché Valerie tornasse, forse ci mise addirittura troppo poco, ma appena raggiunse i ragazzi a entrambi fu chiaro che qualcosa non andava. Se la possibilità, seppur effimera, di ricongiungersi con degli oggetti appartenuti al parente scomparso un po' aveva alleviato il dolore della ragazza, sembrava che qualcosa l'avesse ributtata giù di nuovo.

<<Quindi?>> Chiese Adam in attesa di una spiegazione.

<<Quindi non hanno ancora pronta la documentazione necessaria per rilasciarmi le chiavi.>> Parlò la ragazza che in silenzio uscì dalla stessa porta da cui tutti e tre erano entrati. C'era qualcosa di forzato nel suo tono che i due ragazzi non riuscirono subito a identificare, sembrava come se stesse ingoiando l'ennesimo groppo in gola della giornata ma molto faticosamente.

Adam e Harry non persero tempo e la seguirono, via dopo via, su e giù per i gradini della metropolitana fino a casa, in una New York che scappava sotto tettoie, ombrelli e tetti.

Quando entrarono nell'appartamento Adam scomparve dietro la porta di camera sua per cambiarsi i vestiti leggermente bagnati, mentre Valerie semplicemente si sedette sul divano senza dire nemmeno una parola. Era evidente che con la testa non era in quella stanza, tantomeno probabilmente in quella stessa città, vedeva cosa differenti, odorava profumi diversi e sentiva parola lontane.

Era ormai notte, ma Harry non voleva tornare al dormitorio e lasciare Valerie, nonostante sapeva che ci sarebbe stato Adam con lei. Sentiva, per la seconda volta quella giornata, il dovere di rimanere accanto a lei per accertarsi in tempo reale che la ragazza stesse bene con i suoi occhi.

Così si limitò semplicemente a sedersi sul divano del loro salotto, quasi sperando che nessuno lo notasse come se fosse un granello di polvere.

Lasciò passare alcuni minuti nel silenzio più totale poi si offrì di preparare un the caldo dato il freddo di quella giornata. Valerie, sempre con lo sguardo assente annuì e lasciò che Harry trovasse sollievo nel tenere la mente occupata nella semplice preparazione della bevanda calda. Strano che proprio lui aveva bisogno di sollievo nonostante fosse la ragazza ad aver perso un caro parente.

Adam in quel momento arrivò nel soggiorno e dal tavolo della cucina osservò la sua coinquilina, che in realtà in quel momento sembrava più una statua. Si avvicinò a Harry che stava aprendo ante a destra e a manca alla ricerca dello zucchero.

<<Le hai parlato?>> Domandò Adam mentre continuava ad osservare la ragazza che sembrava veramente non accorgersi di quello che stava succedendo intorno a lei.

<<Ma sei impazzito? Faccio schifo in queste cose, fallo tu!>> Lo incoraggiò Harry che mai si era trovato in una situazione più delicata e grave. Per assurdo avrebbe preferito trovarsi sul campo da football sotto di trenta punti e con un solo quarto di tempo da giocare.

Non aveva idea di cosa si potesse dire in questi casi senza scivolare in un deludente farfuglio di frasi fatte, trite e ritrite.

<<Non me la sento, è la prima volta che la vedo così, avrei addirittura paura di abbracciarla!>> Confessò Adam che spinte, letteralmente, Harry fuori dalla cucina per incoraggiarlo, se questo si può definire infondere coraggio, a parlare con l'amica.

Harry avrebbe veramente voluto lanciargli addosso l'acqua bollente del the, ma lo aggiunse alle cose che avrebbe eventualmente fatto dopo aver cercato di far capire a Valerie che lui per lei c'era.

Il ragazzo si avvicinò con cautela alla ragazza, ancora seduta nella stessa posizione, e si sedette a pochi centimetri di distanza al limite dello spazio vitale di cui una persona necessita e la voglia di stringerla a sé.

<< Valerie volevo solo farti sapere che... sono qui, Adam è qui... non so quante persone nella tua vita ti abbiano voltato le spalle ma stai certa che noi non lo faremo.>> Iniziò cercando di non cadere nel melenso o nei cliché dei discorsi da funerale.

<< E... se hai voglia di piangere, urlare, ribaltare il giardino, la tua stanza, fallo perché posso solo provare a capire cosa in questo momento tu stia attraversando ma sappi che poi noi rimetteremo tutto apposto e non ti vedremmo mai diversa da quello che sei solo perché hai deciso di esternare quello che senti.>> Finì Harry che in quel momento sudava a freddo.

Valerie sbattè le palpebre e si voltò verso il ragazzo che le stava parlando. Una singola lacrima lasciò i suoi occhi e le rigò la guancia, lì Harry, forse per la prima volta, desiderò essere più forte per non lasciare che il buco che gli si era formato all'altezza dei polmoni lo inghiottisse.

<<Grazie.>> pronunciò sollevata e sorpresa Valerie, guardandolo per la prima volta da quando avevano lasciato il magazzino.

Ciao a tutti!

Vi lascio qui il quinto capitolo della terza parte, spero vi piaccia!

Vi auguro un felice weekend e un buon rientro a scuola/università :)

Al prossima weekend,

Norah.x

Bullets, flowers and blood. || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora