Parte 1 - Capitolo 16

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L'arbitro fischiò e il battito di mani del pubblico accompagnò le squadre negli spogliatoi il cui corridoio era situato proprio sotto le tribune. I Lions si ritirarono subito mentre il risultato che annunciava la schiacciante sconfitta della squadra issato sul tabellone luminoso si spegneva. La squadra ospite, vincitrice, rimase in campo a festeggiare la vittoria.

Anche se era un'amichevole, vincere contro una delle squadre più forti della lega di football era sempre una bella soddisfazione. Mentre il pubblico che aveva seguito in trasferta i suoi giocatori festeggiava, quello dei Lions osservava il campo silenzioso, come se lo scempio a cui avevano dovuto assistere fosse ancora in atto.

I ragazzi si ritirarono come prede scappate al cacciatore nel loro spogliatoio. Nessuno parlava, non perché non avesse nulla da dire, semplicemente perché la tensione era già abbastanza tangibile senza che qualcuno si azzardasse per disgrazia a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato. Nessuna si aspettava che qualcuno prendesse parola. Nemmeno Harry, il capitano, anzi lui era l'ultima persona che avrebbe potuto fare un discorso su cosa la squadra aveva sbagliato o su cosa avrebbe dovuto sistemare nei prossimi allenamenti.

Era Harry che aveva sbagliato, non un solo schema era stato chiamato e si era rivelato efficace per penetrare le linee nemiche. Aveva fallito nella strategia la cosa per cui era stato eletto capitano. Non era mia stato un giocatore eccezionale ma sapeva leggere le situazioni e sapeva sempre cosa fare, questo vale molto di più della forza, della velocità, della gittata di un braccio o della resistenza, se avevi queste potevi fare qualsiasi altra cosa ma non il capitano, lui doveva essere l'occhio, la mente e le orecchie del corpo che componeva la formazione.

Harry, preso dalla frustrazione gettò il suo caso scontro l'armadietto, il rumore del metallo che veniva colpito si propagò per tutto lo spogliatoio e forse anche per i corridoi. Tutti i presenti si arrestarono, sentendo il trambusto che proveniva da un angolo oscuro della stanza. Harry senza fare caso all'attenzione che gli altri stavano concentrando su di lui, si spogliò, prese il necessario e si diresse verso le docce. Prima di entrare nella parte dei bagni separate da un muro piastrellato si fermò proprio sulla soglia.

<<Scusatemi, non so che altro dire.>> Disse con un tono appena udibile, poi scomparve dietro il muro.

I suoi compagni di guardarono tra di loro non sapendo cosa dire o fare. Era vero, oggi era stato un massacro per colpa del loro quarterback, è quasi come se una nave si fosse incagliata per colpa del capitano che non aveva prestato attenzione durante la navigazione.

Sapendo che Harry era consapevole dei propri errori, nessuno aggiunse altro e tutti ripresero a togliersi la divisa sporca di terra, controllare il cellulare o fare stretching. Se tutti in quella stanza sapevano di chi era la colpa allo stesso tempo tutti ignoravano il perché.

Tranne ovviamente Michael, James, Peter, Nate e Adam, che avevano forse capito tutto ma speravano veramente di sbagliarsi. Michael e Adam coscienti dell'ultima conversazione che avevano avuto con l'amico non persero tempo e lo raggiunsero alle docce.

Harry era già sotto il flusso incessante di acqua da un po', ma sembrava in raccoglimento. Stava pensando questo era chiaro, ma così parlargli non sarebbe stato più semplice.

<<Non farne un dramma, era solo una partita.>> Lo incoraggiò Michael. Certo forse avrebbero corso un po' di più al prossimo allenamento, consapevoli che io coach avrebbe scambiato questa performance scadente per mancanza di una perfetta forma fisica della squadra ma al momento quel problema non lo preoccupava.

<<Già, le amichevoli sono spesso ingannevoli, quando non si ha nulla da perdere si gioca meglio.>> Aggiunse Adam mentre prendeva dello shampoo dalla boccetta e lo applicava sui capelli corvini.

<<Credo che questo non faccia una grande differenza.>> Pronunciò stoico Harry.

<<Ma certo che lo fa! Sei il nostro capitano perché tu sai prendere le situazioni difficili e farne il tuo punto di forza, un po' come nell'onigiri.>> Lo incoraggiò Michael, mentre recuperava da terra il sapone.

<<Vorrai dire l'aikido, l'onigiri è il piatto che ordini quando andiamo a mangiare giapponese.>> Lo corresse Adam. Michael dal canto suo rispose con una prima occhiata che stava a significare non fare il precisino sia qui per Harry e poi alzò gli occhi al cielo, risposta alla correzione ad Adam.

<<Lo so ragazzi, lo so grazie ma non è questo il mio problema...>> Rispose Harry mentre si sciacquava.

<<Allora quale è?>> Chiese Adam sapendo già la risposta. Harry prese un respiro profondo e poi si preparò a parlare.

<<Non credo di fidarmi di Rose come dovrei.>> Affermò mentre spegneva il getto d'acqua.

<<Perché ci sono dei livelli di fiducia che devono essere attestati mensilmente?>> Domandò retorico Adam.

<<Ci sono dei moduli precompilati?>> Aggiunse Michael riuscendo a strappare al riccio un piccolo sorriso.

<<No ma suppongo che conoscendoci da un mese dovrei averlo un minimo di fiducia in lei.>> Spiegò Harry mentre si metteva l'accappatoio e ciabattava verso il suo borsone.

La doccia cominciava a riempirsi così i due amici si sciacquarono velocemente cosi da poterlo raggiungere e finire il discorso.

<<È per la cosa della porta?>> Domandò Michael mentre con una salvietta si asciugava i capelli.

<<Non è solo quello... è per tutte quelle cose che non mi dice e mai mi dirà.>> Rispose Harry mentre iniziava a indossare i vestiti asciutti e puliti.

<<Come fai a saperlo?>> Domandò Adam.

<<L'ho messa troppe volte nella posizione di svelarmi le cose peggiore che avrebbe potuto avere in serbo per me, mettendo a rischio anche il nostro rapporto... ma lei non mi ha mai detto nulla.>> Dichiarò Harry mentre si infilava i calzini.

<<Quindi cosa farai?>> Domandò Michael impegnato ad asciugarsi. Harry in risposta scosse la testa. La verità era che non sapeva cosa era meglio fare, era a un bivio e la realtà è che non voleva scegliere.

<<Chiudila qui.>> Asserì Adam.

I due amici lo fissarono quasi scioccati che una soluzione così estrema arrivasse proprio da lui.

<<Da quando la conosci sono più le cose di lei che non si che quelle che sai, che senso ha fottersi la testa per una così se non ti porterà da nessuna parte?>> Spiegò Adam, guardando prima Harry e poi Michael per ottenere conferma che quello che aveva pesato fosse, dopotutto, corretto.

Harry si convinse troppo velocemente che quella proposta da Adam era la cosa giusta da fare, così che iniziò a pensare che non avrebbe mai dovuto avvicinarsi troppo a Rose Central.

Ciao a tutti!

Vi lascio qui il sedicesimo capitolo, come ho già detto ci avviamo verso la chiusura di questa prima parte della storia. Come pensate finirà?

Spero ve lo siate goduto e soprattutto vi sia piaciuto :)

Vi auguro un buon weekend,

Norah. ♥

Bullets, flowers and blood. || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora