Parte 1 - Capitolo 14

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Le notti a New York sono forse quelle più decantate, mostrate, fotografate, scritte di qualsiasi altro luogo. Rose che le osservava da molti anni ormai, non riusciva a stancarsene. Alcuni dei suoi momenti più belli erano accaduto sotto le luci eterne e sotto le stelle immortali della città.

A volte, quando poteva, stava su tutta la notte, pensava, ascoltava, rifletteva, leggeva, dormiva ma senza permettere al cemento di dividerla dal suo cielo.

Se avesse dovuto tirare le somme non poteva dimostrarsi ingrata alla vita che le era capitata, certo alcune cose non erano andate come aveva sperato, ma il bilancio, se si considerava anche il probabile futuro, era più che positivo.

Capitava spesso a chi stava affrontando un passaggio importante della vita di fare certi pensieri. Capitava di analizzare ogni singolo successo e ogni singolo fallimento per poi arrivare al presente e chiedersi quale strada si doveva prendere. Ma soprattutto chi avresti dovuto portare con te e chi invece, al bivio, avrebbe preso un'altra direzione.

C'era la sua famiglia, a cui doveva quasi tutto, le sue amiche che compensavano il quasi che la sua famiglia non gli aveva dato, la famiglia che lei si era scelta. Portava con sé molte altre persone che nel loro piccolo, in alcuni intermezzi, aveva dato grande contributo alla crescita di Rose. Aveva una ragion d'essere per essere scelte nel viaggio che Rose stava per intraprendere. Persone che avevano una ragion d'essere, il cui ruolo nella prima parte sarebbe stato ricordato dalla donna di affari che Rose si apprestava a diventare.

La parte nera della lista, era per quelli che l'avevano abbandonata, ferita, non l'avevano aiutata a crescere l'avevano quasi trascinata nel baratro. Non che ce ne fossero molte, ma Rose era ben intenzionata a lasciarle a piedi, ricordarle solo nel caso in cui un giorno le avrebbero chiesto se fosse stato facile scalare la montagna.

C'era anche chi, ancora, non aveva trovato posto in una delle due fazioni, una persona che Rose si sforzava di dimenticare e Harry.

Harry era arrivato senza essere preannunciato, se n'era innamorata questo lo sapeva, le faceva bene e male allo stesso tempo. Forse è per questo che scegliere se portarlo con sé o lasciarlo appariva così difficile. Dopotutto l'amore prescinde molte cose, ma ogni cosa?

Per un momento, una situazione che le sembrava stabile, duratura, fissa come le stesse, sempre lì, anche se a milioni di chilometri d lei stava morendo, ma tutto a un tratto vide la sua relazione come qualcosa che poteva finire da un momento all'altro. Prese a osservare il cielo come se fosse l'ultima volta, perché forse tra un secondo le stelle si sarebbero potute spegnere e il manto blu strappare.

Si mise a sedere, e si sentì in balia di un'onda invisibile di un mare in tempesta, nulla le era chiaro, tutto era confuso.

non sapeva veramente in realtà dove stava per andare, ne aveva solo un'idea e non sapeva, tralasciando quella che era la sua volontà, se Harry sarebbe venuto con lei. Non fisicamente, ma se loro sarebbe durati mentre il cielo si apprestava a cadere.

Le mani le presero a tremare e sudare, era una sensazione che odiava, il non avere una meta, il vagare in uno spazio indefinito alla ricerca di qualcosa di cui non si conosce nulla. Per molte persone era intrigante, li spronava ma per Rose era un incubo fatto e finito.

Prese il telefono con le mani che le tremavano e compose il numero di Harry. Erano le due del mattino, ma nonostante ciò Rose era convinta che il ragazzo avrebbe risposto al primo squillo.

<<Che succede?>> Rispose una voce impastata dal sonno che cercava di recuperare allo stesso tempo lucidità. Era l'apprensione che lasciava trasparire Harry seppur a un apparecchio di distanza a dare a Rose poche ma utili rassicurazioni.

<<Se me ne andassi lontano da New York dopo il prossimo anno tu che faresti?>> Domandò Rose, con il cuore che le palpitava in gola e la mano libera che tormentava un filo del cuscino sul quale era seduta.

<<Beh, non posso dirti che ti seguirei ma... farei di tutto perché le cose restino come sono...>> cercò di spiegare il ragazzo, che mostro di essere più vigile.

Rose si tranquillizzò ancora un po' ma il dubbio è un vile nemico e sa come attaccare e dove penetrare.

<<Mi sosterresti nelle mie scelte?>> Domandò di nuovo la ragazza.

<<Certo, ma solo in quelle che ti porterebbero cose belle.>> Replicò Harry sincero.

<<Anche se mi portassero lontano da te?>> Insistette la ragazza, che ancora non riusciva a rilassarsi del tutto.

<<Amare è anche questo.>> La risposta spiazzò la ragazza. La amava' era questo che intendeva? O forse aveva frainteso?

<<Tu mi ami?>> Chiese Rose raccogliendo tutto il coraggio, di cui forse non avrebbe più avuto bisogno.

<<Si, io ti amo.>> Rispose Harry, senza che nemmeno un filo di esitazione trasparisse dalla sua voce.

<<Ti amo Harry. Scusa se ti ho svegliato a quest'ora, sogni d'oro.>> Disse Rose, mentre il cuore le scoppiava di felicità. Harry rispose all'augurio e chiuse la chiamata.

La ragazza alzò gli occhi al cielo e ora le stelle le sembrarono più luminose e ben determinate a non spegnersi mai.

Rose aveva fatto voto di fiducia in Harry, Harry a sua volta lo aveva fatto nei confronti dei suoi sentimenti che si erano resi un po' più cechi per essere più forti. Era un castello fragile, leggero che il vento avrebbe potuto spazzare via. Perché se le stelle ci avrebbero messo un'eternità a spegnersi, così non era per le persone, e con loro le loro promesse.

Ciao a tutti!

Oggi il capitolo ho deciso di servirlo per merenda anzichè in mattinata, scusate ma prima non riuscivo a pubblicare :)

Spero come sempre che vi piaccia, e vorrei ringraziarvi per il sostegno che state dando alla storia che quest settimana ha raggiunto le 400 letture!

Colgo anche l'occasione per farvi gli auguri per una serena pasqua a voi e alle persona a voi importanti ♥

Norah.

(Anche Almost Damned ha raggiunto la cifra tonda con 2k letture, grazie!!)

Bullets, flowers and blood. || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora