*acting like she didnt forget to update the story*
Non ricordava i dettagli dell'ultima volta che lei e Rose si erano ritrovate nella stessa stanza. Sapeva che avevano avuto una discussione, sapeva di essere corsa fuori dalla stanza della sorella, con lo zaino che conteneva le ultime cose che nei mesi precedenti aveva portato via da casa sua.
Perché nonostante i loro rapporto non fosse il classico rapporto tra sorelle, se Rose non aveva mai sviluppato un istinto di protezione nei confronti della sua sorellina, a Valerie era venuto abbastanza naturale. Le aveva chiesto di seguirla, le aveva chiesto di scappare e cominciare una nuova vita insieme lontane da Central Park.
Pensava che si sarebbe fidata del fatto che Valerie aveva davvero paura di rimanere in quell'appartamento, non solo per il comportamento dei loro genitori, ma per tutta una serie di cose che Valerie sapeva come anche Rose.
La risposta negativa della sorella fu il primo pezzo del cuore di Valerie che si spezzò, fu un tradimento che non si aspettava. Più tardi si rese conto che aveva un'opinione fin troppo idealizzata della sorella. Cercò di dimenticarsi di lei il più in fretta possibile, dipinse la candida pelle di Rose con il colore degli oscuri segreti che loro genitori era bravi a nascondere. Se vuole stare con loro, vuol dire che le va bene.
New York non è così grande come si pensa: qualche volta Valerie aveva incrociato Rose per le vie di Manhattan e se ne era guardata bene dal farsi accorgere, non avrebbe avuto nulla di bello da dirle.
Nessuno avrebbe potuto davvero capire perché, soprattutto Rose, non avesse mai, nemmeno per sbaglio, nominato Valerie, dopotutto persino quando si odia una persona così tanto, non si smette di parlarne, anzi.
Rimasero l'una di fronte all'altra, per minuti interi, squadrandosi l'un l'altra come se si vedessero per la prima volta. Forse era proprio così, forse si stavano guardando veramente per la prima volta senza gli occhi del pregiudizio a filtrare l'immagine. Non vedevano più quell'altra che stava nella stanza accanto e che era sempre contraria.
Per la prima volta vedevano una persona, una persona nuova perché solo dio sa quanto di può cambiare in pochi anni quando si è così giovani, forse riuscivano anche a non vedere tutti quei pregiudizi che si erano attaccate addosso l'una all'altra negli anni, senza mai chiedere perché.
<<Come stai?>> Chiese Rose. Dopotutto a una persona che non si vede da tempo è questo che di domanda.
<<Bene... tu?>> Rispose Valerie straniata da quella domanda così innocente e ovvia ma che non si aspettava.
<<Bene credo... è strano...>> ammise la ragazza lasciando che lo sguardo scivolasse dalla figura che le stava davanti, al terreno.
<<Già... New York non sarà mai abbastanza grande per evitare di incontri imbarazzanti...>> concordò Valerie che invece spostò il suo sguardo sul lago.
<<Per noi due non basterebbe un intero continente.>> Scherzò Rose e Valerie cercò di ricordarsi l'ultima volta che aveva parlato con sua sorella in modo così leggero e divertente. Non si ricordava che Rose fosse divertente.
<<Già, nemmeno una galassia visto che non siamo capaci di stare ferme.>> Disse Valerie riportando lo sguardo dal panorama alla sorella che in quel momento stava alzando il suo dal terreno.
Entrambe risero senza veramente un motivo, ma si godettero il momento.
<<Come quella volta che ci portarono in ufficio e ci ordinarono di stare sedute in silenzio in sala d'attesa mentre erano in riunione...>> ricordò Rose sorridendo.
<<Già, quando cominciammo a correre ovunque per poco la guardia non ci sbattè fuori pensando che fossimo solo due ragazzine che si erano infilate nell'edificio per giocare.>> Rise Valerie al ricordo di quanto si era divertita a giocare a rincorrersi in quel grande edificio.
<<Quella volta si arrabbiarono molto... con tutte e due.>> Disse Rose, tornando un poco seria.
I loro genitori, le avevano in via speciale, sgridate in egual modo, e forse quella fu l'unica volta in cui nessuna delle due bambine pianse e si rattristò, quando furono mandate nelle loro camere stavano ancora sorridendo per il divertimento di quel pomeriggio.
<<Poi le cose sono cambiate...>> disse Valerie, senza alcuna intenzione di provocare, ma i fatti erano quelli.
<<Valerie.>> La richiamò Rose, sapendo cosa intendeva dire la ragazza con quella frase.
<<Okay okay, hai ragione è stato fuori luogo... solo magari non parliamo di loro.>> Propose Valerie, non sapendo nemmeno perché stesse suggerendo questo patto, come se dopo quel casuale incontro si sarebbe riviste di loro spontanea volontà.
<<Intendi che vuoi parlare come me... di cose?>> Domandò Rose spiazzata dall'idea della sorella.
<<Non lo so... cioè sì ma solo se vuoi non sei obbligata. Possiamo salutarci, farci gli auguri per le feste e conservare questo ricordo.>> Commentò Valerie, che già, come d'altro canto sempre, stava battendo la ritirata.
<<A me piacerebbe... è tanto che non parliamo, mi piacerebbe sapere che cosa combini, oddio per poco prima non ti avevo riconosciuta!>> Ammise Rose timidamente.
<<Già, sono cambiate un po' di cose da qualche anno a questa parte.>> Affermò Valerie.
<<Ho conosciuto Harry Styles.>> Disse Valerie poco dopo, sentendosi quasi in colpa per averlo nascosto. Ma effettivamente questa cosa probabilmente a Rose non interessava.
In realtà Rose fu presa alla sprovvista ma sorrise, probabilmente colse l'ironia dietro questo curioso quadro.
<<State insieme?>> Domandò la bionda.
<<No, abbiamo rotto... credo sia stata colpa mia.>> Ammise la ragazza cercando di risultare il più serena possibile mentre lo diceva.
<<Su questo lasciami dubitare... non è un tipo semplice.>> Le disse la sorella.
Per un secondo le due ragazze si sentirono proprio come si sarebbero dovute sentire negli anni, totalmente in confidenza, vicine in momenti difficili, una spalla a cui appoggiarsi. La maschera della nemica che le era stata incollata alla faccia cominciava a staccarsi, i momenti in cui avevano avuto un'infanzia standard riaffioravano.
Così mentre il sole dorava gli alberi di Central Park, due ragazze, due fiori, sedevano sulle ghiacciate panchine mentre ridevano, scherzavano e si riscoprivano essere molto più vicine di quanto avesse mai pensato. E il sangue quella volta non c'entrava nulla.
Heeeeeey !
Vorrei potervi dire che aggiorno oggi la storia perché avevo molte cose da fare e quindi semplicemente ho deciso di rimandare, ma la verità è che pensavo che oggi fosse sabato. Questo è più o meno il mio tirare avanti delle ultime settimane. Comunque spero che la storia vi stia continuando a piacere nonostante il mio non saper stare assolutamente a questo mondo che porta aggiornamenti per nulla puntuali. I'm trying to do my best :)
Fatemi sapere cosa ne pensate commentando e votando se vi va. Colgo inoltre l'occasione, prima che dimentichi anche questa cosa, di augurarvi delle liete feste, sperando che le passiate in serenità con le persone che vi vogliono veramente bene.
Al prossimo weekend (si spera),
Norah.xx
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Bullets, flowers and blood. || h.s.
FanfictionÈ una storia fredda come il ferro. È una storia di fiori che nascono e muoiono, di fiori i cui petali viaggiano trasportati dal vento. È una storia di sangue che scorre nelle vene e che sporca le mani. [I fatti descritti in questa storia sono inve...