Parte 1 - Capitolo 5

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Quel pomeriggio Harry era meno concertato del solito. Per dirla tutta sembrava che il cervello non ce lo avesse nemmeno messo nel borsone. Aveva sbagliato a chiamare ben tre schemi, erroneamente passato la palla a una persona che non era nella sua squadra durante quell'allenamento. Sapeva che se avesse commesso ancora un solo misero errore il coach non avrebbe esitato a usare la sua testa come palla, ma questo non prima di aver fatto passare per le orecchie un numero disumano di insulti che gli avrebbero frantumato i timpani.

Continuava a pensare all'appuntamento che aveva avuto con Rose. Per tutta la durata della loro conversazione per quanto naturale e interessante fosse stata il ragazzo aveva provato una sensazione a cui non riusciva a dare un nome. Sapeva solo che non l'aveva mia provata prima, con nessun'altra ragazza. Non voleva parlarne con i suoi amici perché aveva paura che sarebbe stato frainteso. Sicuramente gli sarebbe stato detto che forse Rose era diversa, era quella giusta a differenza delle altre ragazze frequentate in passato. Ma non era quello, era un dettaglio minimo che però ti disturbava la vista, come quando qualcuno cambia la posizione di qualcosa di piccolo in una grande stanza: di per sé non è nulla di esagerato ma la vista è disturbata perché qualcosa non è come dovrebbe e il cervello insieme agli occhi è alla continua ricerca di quel dettaglio.

Sapeva che Rose era una ragazza carina, matura, intelligente, simpatica, gentile ed educata. Sembrava davvero una persona con cui è bello starci ma c'era sempre quel qualcosa che stava facendo impazzire il quarterback.

<<Styles ti avverto fai ancora qualche cazzata e ti faccio fare cinquanta giri di campo e poi ti faccio pulire le piastrelle delle docce con la lingua.>> Lo minacciò il coach preoccupato e allo stesso tempo irato con il giocatore che doveva essere la sua ancora di salvezza e che in quel momento assomigliava più a una zavorra. Nemmeno il peggiore delle riserve avrebbe fatto così schifo.

Harry cercò di chiudere di forza quei pensieri in una scatola che si sarebbe permesso di riaprire solo ad allenamento finito. Radunò i suoi e si accordò per lo schema che dovevano eseguire. A Harry veniva naturale, vedeva oltre il campo e le persone, vedeva linee, corridoio, traiettorie di lancio: questo ne faceva di lui un buon quarterback e un ottimo stratega.

L'allenatore chiamò a sé tutta la sua pazienza e poi fischio per dare il via all'azione. Lo schema si svolse in maniera impeccabile, da manuale, la palla fu portata alla meta e la squadra di Harry segnò.

<<Un pomeriggio di schifezze alla fine paga, levatevi dalle scatole sono stufo di voi!>> Con amore il coach congedò i suoi giocatori e scomparve nel suo ufficio. I ragazzi si precipitarono subito nelle docce. Quel pomeriggio faceva molto caldo e se ci si aggiunge la terra, il sudore del gioco e la stanchezza una doccia fresca è proprio quello che vuole.

<<Dicci un po' Styles, la biondina ti ha già sfiancato così tanto, no perché se è così possiamo fare un po' per uno, non sia mai che tu debba veramente pulire le piastrelle delle docce con la lingua!>> lo stuzzicò Adam, uno dei suoi migliori amici.

<<E come faresti Reed? Non riesci nemmeno a reggere un Playboy fino alla fine!>> Lo ribeccò il riccio mentre accendeva il getto di acqua fresca che subito diede sollievo ai suoi muscoli doloranti.

Dopo la risposta di Harry schiamazzi e urli di derisione si sollevarono in tutto lo spogliatoio. Il quarterback lo aveva atterrato con quella risposta, ma Adam ci era abituato così si limitò a sorridere insieme agli altri.

L'allenamento era stato un vero massacro e calcolando che avevano appena vinto una partita ed era l'inizio dell'estate, periodo lontano dalla stagione del football chissà cosa gli avrebbe riservato il coach per settembre.

Harry e Adam uscirono per ultimi dalla doccia e mentre gli altri già si dirigevano ai propri dormitori i due si stavano ancora asciugando il corpo umido ma risanato.

Bullets, flowers and blood. || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora