Quella sera pioveva e come fatto non era imputabile a nessuno se non a fattori del tutto indipendenti dalla volontà umana. E per carità a novembre uno si può aspettare questo e anche di peggio, ma non aveva veramente considerato le condizioni atmosferiche come un qualcosa che potesse giocare a suo sfavore.
Non essendo automunito, avrebbe dovuto usare la metropolitana cosa che lo scocciava molto seppur tutte le destinazioni avessero una stazione nell'immediata vicinanza. Quindi questa volta per passare a prendere Valerie evitò di farsi quelle undici miglia della volta prima.
Quando arrivò all'appartamento ci mise meno di un secondo a suonare e se ne compiacque. Ma, una volta aperta la porta, sarebbe tornato indietro volentieri di qualche secondo e avrebbe aspettato. Ma forse non sarebbe nemmeno servito a tanto.
Quando la figura di Valerie fu mostrata rimase senza fiato. Conosceva i tratti della ragazza a memoria, li avrebbe ricordati per sempre forse ma li rivide illuminati da una luce nuova. Non dalla solita luce dei raggi di sole newyorkesi ma dai lampi che crepavano il cielo.
Aveva arricciato i suoi capelli formando delle onde, il trucco era leggero ma allungava lo sguardo e le arrossava le guance. Le labbra furono lasciate libere da qualsiasi rossetto, forse vi era stato applicato un po' di burro di cacao. Indossava un abito velluto viola che le si appoggiava sulle spalle con uno scollo a barca, le maniche a tre quarti, la veste scendeva e si restringeva sulla vita per poi scendere e allargarsi di un poco fino alle ginocchia. Le gambe erano fasciate da delle semplici calze mentre ai piedi aveva un paio di scarpe chiuse con un robusto tacco e un laccetto alla caviglia, sempre viola.
Aveva in una mano la pochette e nell'altra un cappotto nero che indossò appena fuori dalla porta e l'ombrello.
Mentre Harry era ancora in stato di shock la ragazza non si mostrò per nulla nervosa o impacciata, anzi sembrava felice di uscire e passare una bella serata.
<<Certo che nemmeno il tempo aiuta, forse avrei dovuto mettere degli stivali!>> Commentò la ragazza mentre si infilava il soprabito, si sistemava i capelli e scendeva gli scalini aprendo l'ombrello.
Harry si era voltato solo perché non riusciva a staccarle lo sguardo di dosso.
<<Allora? Andiamo? Sto morendo di fame!>> Lo incalzò la ragazza che aveva già percorso qualche metro.
Il ragazzo non perse ulteriore tempo e la raggiunse. Uno accanto all'altra, per quanto gli ombrelli lo permettessero, arrivarono alla fermata della metropolitana e scesero per prendere il treno.
Finché non salirono sulla carrozza e non furono seduti nessuno dei due pronunciò una parola. Valerie pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato mentre Harry era troppo nervoso. Forse aveva invitato a uscire una ragazza che era troppo per lui. Forse però doveva agire da egoista e tenersi stretta questa possibilità. Il vagone che a quell'ora viaggiava verso la città era praticamente vuoto, l'unico rumore che si sentiva era quello delle ruote di ferro correre lungo i vagoni.
<<Stai davvero bene vestita così.>> Si complimentò Harry facendo partire il conto alla rovescia alla fine del quale si sarebbe buttato sotto il treno che proveniva dalla posizione opposta, sicuro dello squallore di quel complimento.
<<Grazie! Non lo mettevo da una vita, mi ero quasi dimenticata di averlo!>> Ringraziò Valerie volgendo il corpo verso Harry felice che il ragazzo avesse messo fine a quel doloroso silenzio. <<Comunque anche tu stai molto bene!>>
Harry si osservò nel finestrino della carrozza e non capì esattamente cosa dei jeans, della semplice camicia bianca o del cappotto nero piacque tanto alla ragazza ma ringraziò a sua volta.
Valerie le era sempre apparsa una figura misteriosa ma i suoi gusti non erano molto complicati così per la cena Harry scelse un semplice ristorante dove si poteva optare per il pesce come per la carne, oppure pasta, o sushi, insomma tutto quello che una persona poteva desiderare c'era, compresa una lista infinita di dolci.
Mentre erano seduti parlarono di tutto ma pur sempre al presente, se Harry accennò più che volentieri a quello che aveva lasciato in Nord Carolina, la vita di Valerie sembrava essere iniziata solo quando si era iscritta all'università. Ma si ammonì per aver condotto la sua mente a quei pensieri quasi subito e tornò a concentrarsi sulla ragazza che aveva davanti.
La osservò mangiare perché probabilmente non l'aveva mai fatto prima e non che fosse una cosa speciale ma Harry non vide mai nessuno mangiare con così tanta "classe", la postura perfetta, le braccia che si muovevano in armonia e nemmeno una briciola scappò alla sua bocca che non si aprì mai a meno che il cibo fosse stato deglutito. Lo ammise, gli sembrava di star cenando con una lady e non una ragazzina.
Lo sapeva, o almeno lo sospettava, che probabilmente una persona come Valerie era stata costretta a crescere prima del tempo, e che quindi per lo stesso motivo all'inizio l'aveva confusa per una sua coetanea ma se ne chiese la ragione.
Era gentile con chiunque le rivolgesse la parola, Harry in primis, ma anche il cameriere che chiedeva per il dolce oppure la signora che non riusciva a passare a causa del poco spazio.
<<Comunque complimenti per la scelta del posto, è molto informale ma ti trattano come se fossi un magnate!>> Si complimentò la ragazza, mentre indossava il cappotto all'uscita. Provò almeno a pagare una parte della cena ma Harry la pregò di lasciar perdere perché era stato lui a invitare lei e scegliere il posto. Dal canto suo la ragazza gli disse che la prossima volta sarebbe stata lei ad invitarlo e a offrirgli la cena.
<<Allora? Cosa avevi in mente per dopo la cena?>> Domandò curiosa la ragazza.
In realtà Harry non si aspettava che sarebbero arrivati fino a quel punto ma per fortuna aveva un posto dove portarla "giusto nel caso".
Il posto in questione non era molto lontano quindi lo raggiunsero a piedi approfittando del fatto che a New York aveva smesso di piovere. L'asfalto bagnato dalla pioggia che rifletteva le luci dei palazzi dava alla città un aspetto quasi magico, come i sentieri di una fiaba. Gli occhi di Harry furono rapiti da questa immagine, aveva smesso di camminare e ora stava solo osservando la lunga via poco trafficata.
Nel mentre Valerie probabilmente anch'essa persa nei suoi pensieri e considerazioni, aveva proseguito lungo il marciapiede, cosa che diede modo a Harry di osservarla meglio in tutta la sua figura.
Era incredibile come il suo modo di camminare, inteso come appoggiare un piede dopo l'altro, e la sensazione che quell'immagine gli diede era quella di una donna, non una ragazzina, che possedeva ogni particella di cemento dell'isola di Manhattan, ogni albero, tutto. La testa guardava dritta davanti a sé, non giù come se stesse avendo una brutta giornata, non su come per chi sogna, ma in avanti come per chi ha un obbiettivo, come chi ha conquistato e ancora ha da conquistare.
La ragazza era arrivata all'angolo dell'isolato e si voltò.
<<Da che parte devo andare?>> Chiese a Harry che accelerò il passo per raggiungerla.
<<Da nessuna parte, siamo arrivati.>> Le rispose indicando la struttura che si ergeva davanti a lei.
Il Museo di Storia Naturale della città, la struttura gotica costruita nella seconda metà dell'ottocento, meta di milioni di persone che vengono a visitare la grande mela e le sue meraviglie.
Quando Harry si voltò per osservare la reazione, sperò positiva della ragazza, trovò uno sguardo che non si trovava in quel posto, ma in un momento passato, un'ombra cadde su quel viso fino a qualche secondo prima illuminato.
Il ragazzo non seppe se quella reazione andasse bene oppure se fosse il preludio di una catastrofe, perché la ragazza sempre con quello sguardo e con quel ricordo misterioso nello sguardo si diresse verso l'entrata.
Ciao a tutti!
Vi lascio qui l'ottavo capitolo della terza parte, spero vi piaccia! Votate e commentate se è così :)In più, oggi Harry Styles ci ha benedetti quindi Lights Up is out now go and stream it!!!
Alla prossima settimana,
Norah.x
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Bullets, flowers and blood. || h.s.
Fiksi PenggemarÈ una storia fredda come il ferro. È una storia di fiori che nascono e muoiono, di fiori i cui petali viaggiano trasportati dal vento. È una storia di sangue che scorre nelle vene e che sporca le mani. [I fatti descritti in questa storia sono inve...