Parte 4 - capitolo 8

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Arrivò a Brooklyn con calma, elaborando quello che aveva appena visto durante la funzione. Valerie aveva appena aperto il vaso di pandora contenente uno dei più grandi scandali che potessero investire la sua famiglia, o meglio persona con cui condivideva i geni e il cognome, per poi andarsene come se niente fosse. Come se il suo discorso in memoria di Rose fosse stato uno di quelli che si vedono nei film, struggente fino all'osso, ma niente più di quello. Assolutamente no. Quello era un discorso che le ossa le rompeva.

Non aveva visto Valerie dal momento in cui era riuscita a sfuggire dalla sua presa, per poi scomparire nella sua stanza, e pensava che non sarebbe più uscita da lì, nonostante tutti i tentativi sia di Harry che di Adam la ragazza aveva scelto di isolarsi sperando che la lontananza dalla realtà potesse anche in qualche modo annullare il tremendo dolore che la attanagliava.

Sentiva dentro di sé una rabbia ma anche un'inconsolabile disperazione per qualcosa che aveva ritrovato da poco e che già era stata costretta a lasciare andare, senza nemmeno dirgli qualcosa di significativo. Non si ricordava nemmeno esattamente cosa fosse l'ultima cosa che aveva detto a Rose, non si ricordava nemmeno che vestiti indossava l'ultima volta che l'aveva vista, il non ricordarsi queste cose la costrinse in un angolo dove la paura di dimenticare ogni cosa della sua sorella ritrovata la sovrastava come un avversario pronto a metterla definitivamente al tappetto.

Da rifugio, la sua stanza si era trasformata in una trappola, quindi decise di evadere e rifugiarsi in un posto che forse non l'avrebbe torturata in modo così spregevole, ma che le avrebbe lasciato i suoi spazi. In pochi mesi aveva perso due delle persone della sua famiglia, di cui, seppur non mostrandolo, le importava ancora qualcosa.

Harry la trovò nel piccolo pezzo di giardino dell'appartamento, intenta a strappare le erbacce e rivoltare la terra, quella che non le era finita sui vestiti, sul viso e tra i capelli. Non si era accorta che ora c'era qualcun altro lì con lei e continuava a lavorare imperterrita, sembrava che nulla la potesse distrarre.

<<Che fiore intendi piantarci?>> Harry non sapeva come parlare in queste situazioni, questa era la prima volta che subiva il lutto di una persona a cui era stato così vicino, così optò per parlare con Valerie come se la situazione non esistesse. Sapeva che la cosa più sbagliata da fare in quel momento era compatirla e parlarle come se fosse un animale ferito. L'avrebbe sotterrato.

<<Non lo so ancora, per ora fa ancora troppo freddo per pensarci.>> Rispose la ragazza, con voce affaticata dallo sforzo.

<<Beh se vuoi posso accompagnarti a prendere i semi.>> Propose il ragazzo.

<<E poi magari un caffè?>> Rispose Valerie alla proposta, senza alzare lo sguardo da quello che stava facendo.

<<Non intendi fare altro?>> Si fece serio Harry, riferendosi inevitabilmente al discorso che aveva tenuto Valerie poco prima.

<<Ottimisticamente se ne stanno già occupando gli attivisti, le associazioni delle vittime, la polizia e l'ufficio investigativo federale...>> disse la ragazza mentre sollevava il volto per cercare di spostare senza l'uso delle mani una ciocca di capelli sfuggita alle forcine.

<<E non hai paura che vengano anche da te?>> Osò chiedere il ragazzo preoccupato per le possibili conseguenze contro le quali Valerie avrebbe potuto incorrere.

<<Sempre ottimisticamente, la polizia avrà il suo bel da fare con i miei genitori e i miei nonni, ma se si presentasse il caso sarei comunque minorenne, inoltre ho un documento non esattamente legale che attesta che i miei mi hanno obbligata al silenzio e soprattutto che per anni ho subito abusi psicologici... credimi l'ultima cosa che gli conviene fare è il mio nome.>> Spiegò Valerie che si era informata attraverso una consulenza privata delle possibili effetti che la sua pubblica dichiarazione avrebbe potuto causare.

<<E cosa farai se l'azienda di famiglia dovesse chiudere?>> Domandò ancora Harry, sconcertato dall'apparente serenità di Valerie.

<<Per me potrebbe anche chiudere oggi stesso e sarei la stessa di sempre...>> si bloccò, probabilmente si sarebbe stata la stessa di sempre, ma senza Rose.

<<Non vorresti prenderne le redini?>> chiese il ragazzo mentre si accomodava sul gradino che dall'appartamento permetteva di accedere al giardino.

<<Rose era quella scelta per farlo, io non sono mai stata nemmeno pensata per remota ipotesi.>> Affermò Valerie guardando per la prima volta Harry negli occhi da quando era arrivato.

Per la prima volta il ragazzo poté sincerarsi di quanto la perdita di Valerie le avesse creato un vuoto dentro, ogni giorno più doloroso e profondo. Capì perché Valerie con le industrie Central non voleva avere più nulla a che fare, perché volesse eliminare tutto e dimenticare tutto ciò che le aveva sempre causata dolore, ma che non scompariva e gli ricordava quanto aveva sofferto. Voleva dimenticare tutto eccetto Rose e i ricordi, alcuni dell'infanzia altri degli ultimi giorni spesi insieme.

Il ragazzo non domandò oltre e passò tutto il pomeriggio ad osservare Valerie lavorare ad un angolo di terra torturata dal freddo di New York, tornare ad essere fertile e vivo.

Ciao a tutti!

Vi lascio qui il terzultimo capitolo della storia. Realizzavo giusto oggi prima di iniziare a scriverlo che ormai sono quasi due anni che lavoro a questa storia, fa davvero impressione pensarci. Non so se ho ottenuto il risultato che speravo all'inizio quando ho scritto il primo capitolo, ma il fatto di essere arrivata alla fine di un progetto così lungo è comunque qualcosa di cui andare fieri.

Spero che questa storia sia riuscita prima di tutto a intrattenervi, qualche minuto ogni settimana ma soprattutto arendervi sensibile a un argomento che personalmente mia ha sempre misteriosamente attratta.

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo votando e commentando.

Ancora una volta vi ringrazio per il vostro supporto♥

Al prossimo weekend,

Norah.x

Bullets, flowers and blood. || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora