Parte 1 - Capitolo 11

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Rose aveva dato appuntamento alle sue amiche per le cinque a Central Park. Faceva ancora caldo ma il sole cominciava a tramontare e l'aria fresca scuoteva le foglie dei verdi alberi. Megan, Jackie e Sarah stavano aspettando un'amica distese su una coperta ognuna impegnata nelle proprie attività. Megan stava ascoltando un po' di musica, Jackie sfogliava una rivista che aveva comprato mentre raggiungeva le amiche al punto di ritrovo concordato mentre Sarah rispondeva a qualche messaggio sul cellulare.

Avrebbero aspettato l'arrivo di Rose per versare del the freddo che avevano portato e goderselo mentre anche quella tipica giornata estiva newyorkese volgeva al termine.

Rose aveva avvisato le amiche che avrebbe fatto tardi ma non aveva specificato il motivo promettendo di farlo più tardi.

Proprio in quel momento Rose, raggiunse la zona del parco dove ci si poteva sdraiare sull'erba e cercò di individuare le sue amiche.

Jackie che nel frattempo aveva terminato la sua lettura, alzo lo sguardo e vide la ragazza voltare la testa prima da una parte e poi dall'altra, facendo vagare lo sguardo nella marea di persone che affollavano la zona. Così alzò la mano per farsi scorgere e una volta notata dall'amica la abbasso avvertendo le altre che ora il gruppo era al completo.

<<Scusate l'attesa, ma come se non fossi già abbastanza in ritardo la metro era piena.>> Disse la ragazza mentre si toglieva le scarpe e si accomodava sulla coperta dove le era stato fatto spazio dalle altre.

<<Non preoccuparti Rose, prendi un po' di the freddo.>> La rassicurò Megan mentre le passava un bicchiere della bevanda.

<<Allora, che impegno avevi?>> Le chiese Sarah che non riusciva più a contenere la sua curiosità.

Jackie, che le sedeva accanto, alzò gli occhi al cielo meravigliata dalla spietatezza con cui aveva posto la domanda. Comunque Rose non ci fece caso e prese un sorso di the freddo prima di rispondere.

<<Mi sento un po' braccata ultimamente.>> Disse Rose, che con quelle parole aveva l'attenzione di tutte e tre le altre ragazze.

<<Cosa intendi? Qualcuno di pedina o robe simili?>> Chiese preoccupata Sarah, la cui apprensione era condivisa anche da Megan e Jackie.

<<No nulla del genere. Intendevo che ultimamente tra Harry e i miei mi sento come se non potessi stare un minuto tranquilla.>> Spiegò la ragazza mentre ripensava agli eventi dell'ultima settimana.

<<Cosa succede con i tuoi?>> Domandò Megan che aveva già finito il suo bicchiere di the e ora stava mordicchiando la cannuccia.

<<Beh, ho vuotato la camera accanto alla mia, ho trasferito tutte le cose in un magazzino in un altro quartiere della città... la cosa sembra averli fatti ammattire. È da giorni che non li vedo tranquilli ma sempre guardinghi nei miei confronti.>> Espose Rose, mentre ripercorreva la chiamata che aveva avuto in mattinata con il responsabile del magazzino, che l'aveva chiamata per avvertirla che, come aveva previsto, qualcuno spacciandosi per lei aveva chiesto di tenere d'occhio chiunque si fosse dimostrato interessato agli oggetti depositati.

<<Perché i tuoi sono disturbati da questa cosa?>> Chiese Jackie aggrottando le sopracciglia.

<<No aspetta, un passo indietro, perché hai svuotato la camera?>> Esclamò Sarah prima che Rose potesse rispondere all'altra domanda.

<<Perché era un tormento, sembrava come se stessi cercando di nuotare ma avessi una zavorra legata ai piedi e alle braccia... non credo sarei riuscita a vivere un giorno di più con quella stanza piena accanto alla mia.>> Spiegò la ragazza che tentò di ricacciare indietro le lacrime.

Le ragazze si accorsero del malessere che stava attraversando, di nuovo, la loro amica e così le si strinsero attorno, per consolarla.

Quella di Rose era una ferita ancora aperta, forse una ferita che non si sarebbe mai rimarginata. Un dolore perpetuo, che ogni tanto si insinuava nel suo presente, mai sepolto completamente.

La ragazza ormai, al sicuro da sguardi indiscreti, grazie alla barriera umana che le sue amiche le avevano costruito intorno, si lascio andare alla frustrazione e al dolore che nei giorni precedenti aveva messo a tacere. Un fiume che a lungo era stato sbarrato e che ora rompeva gli argini e scorreva libero.

<<E adesso anche Harry continua a fare domande su quella dannata stanza e non so se posso fidarmi del fatto che lui non tirerà fuori mai più l'argomento.>> Singhiozzò la ragazza stringendosi ancora più forte nell'abbraccio delle amiche.

<<Perché Harry ha fatto domande sulla stanza?>> Domandò Megan a bassa voce.

<<L'ha notata quando è stato a casa mia e da allora sembra aver sviluppato una sorta di ossessione.>> Spiegò rose con la voce un po' più calma.

<<E se... se Harry sapesse qualcosa riguardo alla camera?>> Chiese timidamente Sarah, volgendo poi il suo sguardo verso le altre ragazze per cercare appoggio.

<<E da chi avrebbe potuto saperlo?>> Domandò Rose ora nervose per quella possibilità.

Poche persone sapevano la storia dietro quella stanza ed erano tutte persona di cui i Central si fidavano.

<<Beh da...>> iniziò Jackie per poi ammutolirsi e lasciano che fosse la sua espressione a finire la frase.

<<Non può essere Jackie, non avrebbe senso...>> Cercò di rispondere Rose anche se l'ipotesi di Jackie non era del tutto da escludere.

<<Qualunque cosa sappia Harry non ha il diritto di essere così insistente!>> Sentenziò Megan, mentre si versava un altro bicchiere di the.

<<Non però, stiamo insieme, capisco che voglia sapere cose su di me...>> Provò a giustificarlo Rose, anche se sapeva che solo la curiosità di Harry era legittima, non la sua insistenza.

Appena pronunciò quella frase le amiche di Rose, inveirono sulla ragazza per farle capire che un comportamento così, seppur in una relazione, seppur a fin di bene non era assolutamente accettabile e forse Rose carpì qualcosa sul fatto che avrebbe dovuto parlarne ma ormai la sua mente era partita per un viaggio nel passato.

Ricordò una bellissima estate passata con i suoi nonni, il bellissimo paesaggio che si stendeva davanti ai suoi occhi di bambini che per la prima volta vedeva qualcosa di diverso da New York.

Ricordò quella breve vacanza, come un periodo felice, senza preoccupazioni, tensioni, misteri o mancanze. Quel ricordo, i gesti della persona che la circondavano, le parole, le risate le scaldarono il cuore tanto velocemente tanto quanto glielo gelarono.

Quei ricordi non sarebbero più tornati. Avevano perso la loro aura. Erano come grandi cattedrali cadute in rovina, diventate luoghi di maledizioni, storie tristi e rifugio per gli emarginati.


Ciao a tutti!

Come promesso ecco il capitolo 11, sono davvero contenta di essere riuscito a scriverlo in totale serenità, non succedeva da tempo! Poco serena è invece la nostra protagonista Rose, i cui ricordi passati e le preoccupazioni presenti hanno calato sulla sua estate newyorkese delle nubi che segnano l'arrivo di una tempesta.

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e se vi è piaciuto lasciate un voto!

Norah.

Bullets, flowers and blood. || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora