Capitolo 8 - parte 4

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Qualche ora prima...

Correva. Correva a perdifiato. I rami degli alberi gli graffiavano il viso, le rocce lo facevano inciampare. L'adrenalina lo aiutava a ignorare le fitte alla milza e i dolori muscolari, derivanti da una scarsa propensione all'allenamento fisico.

Si passò il dorso della mano sulla fronte, per asciugare le gocce di sudore che si insinuavano tra gli occhiali, appannandoli. Guardò rapidamente indietro, per controllare la distanza che lo separava dal suo inseguitore. Un attimo di esitazione di troppo e cadde rovinosamente.

Ignorò il bruciore delle escoriazioni e si rialzò. Una lente era rotta. Maledizione! Miope com'era, avrebbe dovuto accontentarsi della vista di un solo occhio.

In lontananza, il profilo sfocato del Complesso rappresentava la sua ultima speranza. Appena fuori dalla radura, quando il terreno si fece regolare, accelerò l'andatura. Dell'inseguitore, nessuna traccia. A dirla tutta, l'area sembrava deserta, evento insolito per quell'orario.

Si fermò sulla soglia della Hall, le mani sulle ginocchia e il busto inclinato. Riprese fiato, il cuore che batteva all'impazzata e la testa che pulsava. Come aveva fatto a cacciarsi in quella situazione? E dove erano finiti tutti?

Le informazioni di cui era entrato in possesso avrebbero decretato la fine di Kÿrîon, lo sapeva bene. Aveva tra le mani il potere di cambiare le sorti dell'umanità e sistemare le cose una volta per tutte; doveva fare il necessario in virtù del bene comune, anche a costo di scontrarsi con le alte istituzioni della società. Sentiva il peso del mondo sulle spalle.

Si tastò la tasca del camice. Era vuota. Panico. Si voltò in cerca del lìtis, il campo visivo per metà inficiato da quella maledetta lente rotta. Poteva trovarsi ovunque e lui doveva ritrovarlo, per evitare di farlo finire in mani sbagliate. Probabilmente l'aveva perso quando era caduto; nella fretta non aveva controllato – stolto!

Un movimento colto con la coda dell'occhio. L'inseguitore, una piccola macchia confusa nel verde della radura, aveva guadagnato terreno.
Doveva mettersi in salvo, non aveva altra scelta. Al dispositivo avrebbe pensato in seguito, mettersi a cercarlo ora avrebbe significato rivelare che non ne era più in possesso.

Si precipitò nella sala, diretto al pannello di accesso alla sala dell'Intellecto. Nessuno, eccetto i Dirigenti, doveva essere a conoscenza di quel codice, ma le sue particolari doti mnemoniche gli avevano permesso di memorizzare alla perfezione il movimento compiuto dalle dita della Dirigente Jenk.

«È inutile che scappi, codardo. Non hai via di fuga, arrenditi». L'inseguitore era fermo sulla soglia della Hall, una scura tunica a coprirlo dalla testa ai piedi.

Il ragazzo si fermò. «Libero di crederci», rispose con voce ancora affannata. Si voltò per fronteggiare il nemico. «Questa storia finisce oggi, che tu lo voglia o no». Indicò un punto indefinito a terra e cominciò a indietreggiare, fino a urtare con i talloni la base del pavimento rialzato. Si trovava al centro della sala, il simbolo di Kÿrîon alle spalle.

«Ma certo che finisce oggi. Così ho previsto e così sarà. Ora, se volessi essere così gentile da restituirmi ciò che hai rubato...» La voce profonda, ferma nonostante la lunga corsa, il tono di chi non ammette repliche. L'inseguitore tese una mano guantata.

Il ragazzo scoppiò a ridere. «Altrimenti cosa fai, ti togli il cappuccio?»
Dentro di sé aveva una paura fottuta, ma non voleva darla a vedere. E quale modo migliore di nasconderla, se non l'ironia?

L'inseguitore ritrasse la mano e fece un cenno col capo. Slegò i lacci che tenevano legata la tunica, poi fece scivolare indietro il cappuccio.

Il giovane mutò espressione. Sgranò gli occhi, l'ultima traccia di risata che lasciava posto allo sgomento.

«Cosa... come... tu...» Farfugliò. Stavolta gli fu impossibile mascherare il terrore che provava.

«Noi, vorrai dire», rispose con tono compiaciuto.
Il ragazzo cercò di indietreggiare, dimentico del gradino. Cadde.

«Per l'ultima volta. Dammi il dispositivo», scandì lentamente l'inseguitore, avvicinandosi.

«No, mai! Non lo rivedrai più!»

Fu l'ultimo slancio di coraggio del giovane. Un bagliore intenso lo avvolse, coprendo le sue urla.

Caldo, freddo, dolore, panico, torpore, calma. Un amalgama di sensazioni ed emozioni. Un attimo che racchiudeva un'eternità.
Il ragazzo fu spettatore e protagonista di un evento fuori da ogni logica e scienza. Il flusso di informazioni che lo investì era troppo grande per essere sopportato da una semplice mente umana; il suo cervello andò in corto circuito, trascinandolo in un limbo dal quale non sarebbe più uscito.

«Noi ti avevamo avvisato», commentò freddamente l'inseguitore, osservando la figura senza vita riversa a terra.

Con un leggero calcio al cadavere, espresse il suo disprezzo per quell'essere insignificante. Davvero credeva di poter rovinare i suoi piani, messi in pratica con estrema cura e attenzione dopo anni di studi?

Inspirò. Quella seccatura gli aveva fatto perdere fin troppo tempo, mettendo a rischio tutto quanto. Per fortuna le misure di sicurezza si erano attivate immediatamente, mandando il Complesso in overload e blackout e consentendogli di uscire allo scoperto senza essere visto. Doveva ammetterlo, quel ragazzo l'aveva sorpreso; sarebbe stata un'ottima risorsa, se non avesse cercato di fare l'eroe. Per cosa, poi? Era convinto di poter "salvare l'umanità". Patetico.

Si inginocchiò accanto al cadavere. Frugò ogni tasca, ogni centimetro di quel corpo inerte, ma del dispositivo non c'era traccia. Dov'era finito?
Scattò in piedi, preso dall'urgenza del momento. Scandagliò tutta la Hall senza successo, stessa cosa per il perimetro esterno. In un fremito di rabbia, lanciò un urlo agghiacciante. Doveva trovarlo. Senza quel piccolo chip non avrebbe potuto portare a termine il piano; progettarlo gli aveva richiesto anni di lavoro, tempo che ora gli mancava.

Forse era nella foresta, pensò, ripercorrendo con la mente il tragitto del ragazzo. Ma certo! Era caduto, l'aveva visto inciampare su un grosso tronco. Avrebbe cercato lì, nel punto in cui era più probabile che il dispositivo fosse scivolato.

Tirò su il cappuccio e tornò a passi svelti in mezzo alla fitta boscaglia.

Kÿrîon [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora